“Il terrorismo raccontato ai ragazzi” da Violante e Galli

L’ex presidente della commissione antimafia e il figlio del magistrato ucciso da Prima Linea:«Abbiamo vinto grazie alla buona politica»

L’ex presidente della commissione antimafia e il figlio del magistrato ucciso da Prima Linea:«Abbiamo vinto grazie alla buona politica» 

Sono stati accusati di aver fatto bene il proprio mestiere, di aver «contribuito a rendere efficienti» le Procure presso le quali lavoravano, di «aver restituito un po’ di credibilità alle istituzioni». E per questo sono stati uccisi. I magistrati Emilio Alessandrini e Guido Galli sono stati assassinati, tra il 1979 e il 1980, dal terrorismo rosso. La mano armata era quella di Sergio Segio, il “Comandante Sirio” dell’organizzazione Prima Linea. Ad aspettarli, a casa, in quei giorni degli anni di piombo, sono rimasti parenti e amici, mogli e figli. Tra questi, il 47enne Giuseppe Galli che oggi, martedì 12 maggio, ha raccontato a un nutrito gruppo di ragazzi delle scuole di Roma e del Lazio i suoi ricordi, le angosce, la paura che hanno invaso, in quel giorno di marzo del 1980, la sua mente di bambino.

“Il terrorismo raccontato ai ragazzi”, iniziativa promossa dalla Regione Lazio in collaborazione con Roma Capitale, curata dal Progetto Abc Arte Bellezza Cultura, ha voluto indagare e valorizzare proprio il punto di vista dei famigliari delle vittime, dei più piccoli, quei bambini la cui storia personale si è tragicamente intrecciata a quella di una nazione che, tra il 1968 e la fine degli anni 80, ha visto il piombo e il sangue scorrere nelle strade delle sue città. Un ciclo d’incontri, conclusosi oggi all’Ara Pacis alla presenza di Giuseppe Galli e di Luciano Violante, già presidente della Camera, presidente della Commissione antimafia tra il ’92 e il’94 e magistrato a Torino tra il ’77 e il ’79. A parlare agli studenti era stato invitato anche Marco Alessandrini, figlio di Emilio, che per motivi istituzionali (è sindaco di Pescara n.d.r.) non è potuto intervenire.

«Ogni volta che vedo un filmato relativo a quegli anni, o leggo un articolo di giornale che parla di quei morti, dei nostri morti – ha detto Guido Galli ai ragazzi -, penso al grande valore di quegli uomini di Stato che non ci sono più e che avrebbero potuto dare tanto al nostro Paese. Al di là di tutto, a me è stato tolto un papà straordinario. A chi mi chiede come ci si sente, oggi, a distanza di tanti anni, rispondo che sì, ogni tanto affiorano la rabbia e la frustrazione. Ma quello che voglio trasmettere ai miei figli, e alle nuove generazioni, è un messaggio di speranza: siamo riusciti a sconfiggere il terrorismo con la buona politica, con l’unione delle Istituzioni. Valori che bisogna sempre ricercare, soprattutto oggi che sembrano offuscati».

A stendere il fil rouge del ciclo d’incontri, organizzato dal Progetto Abc, è stato “Figli della notte”, il libro del giornalista Giovanni Bianconi che racconta le storie di chi in quegli anni ha perso, appunto, un padre, un figlio, un fratello o un amico; dall’imprenditore agrario deceduto nella “strage delle stragi” – piazza Fontana – al magistrato garantista attivo sul fronte della lotta all’eversione; dall’operaio comunista assassinato dalle Br, alla strage alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980 fino a quella della scorta di Aldo Moro in via Fani.

«Hanno provato ad uccidermi tre volte – ha ricordato, prendendo la parola, Luciano Volante -. Lo scoprii negli anni successivi dalla deposizione di alcuni “pentiti”. La prima volta ero con mio figlio e il gruppo di fuoco decise di non agire. La seconda volta, s’inceppò l’arma di uno dei terroristi, mentre la terza, la scorta evitò di farmi andare a una lezione universitaria durante la quale avevano intenzione di uccidermi».

«Abbiamo vinto il terrorismo – ha continuato Violante – perché oggi quel tipo di Stato non esiste più. Non ci sono più persone infedeli a quei livelli, come lo erano alcuni alti ufficiali di polizia, anche grazie all’azione legislativa portata avanti negli anni e alla coesione politica». Poi, rivolto agli studenti presenti in sala: «È importante che studiate queste pagine della storia d’Italia, patria dell’omicidio politico, per capirne i motivi profondi che portarono la violenza a essere considerata strumento di riscatto. Studiare, conoscere, per evitare che quello che è stato non possa riprodursi in questo contesto di crisi politica».

Al termine della giornata, la premiazione dei migliori lavori sul tema realizzati dagli studenti. A vincere sono stati gli alunni dell’Istituto Fermi, sezione Geometri “Tallini” di Formia, con il video “Gioventù strappata” realizzato da Luca Carlino e Samuel Jodice. Al secondo posto il video Cinque punte rosse” della 4°E del Liceo Scientifico Ettore Majorana di Latina; terza classificato lo scientifico Cavour di Roma con un’intervista a Benedetta Tobagi realizzata da Giorgio Ghiotto e Ione Ianniruberto con Alberto Caputo e Giuseppe Notari. Al progetto di quest’anno hanno partecipato 32 scuole, 44 classi e 940 studenti di Roma e del Lazio.

26 maggio 2015