Il tempo favorevole
Il tempo dato a ciascuno è esso stesso misericordia: tempo per godere e imparare la misericordia divina. Tempo in cui la storia diventa storia di Salvezza
Il tempo dato a ciascuno è esso stesso misericordia: tempo per godere, leggere, imparare e praticare la misericordia divina. Tempo in cui la storia diventa storia di Salvezza
Perché Dio chiede ad Abramo il sacrificio di Isacco? Perché Dio lascia che i fratelli di Giuseppe lo vendano come schiavo? Perché Gesù non corre dal suo amico Lazzaro prima che egli muoia? Perché Mosè deve togliersi i sandali per calpestare un luogo santo? Sopra tutto, perché deve fare un percorso lungo e travagliato, apparentemente senza l’aiuto di Dio e del suo popolo, anzi, osteggiato e costretto alla fuga per avere, sempre in apparenza, solo difeso e fatta la volontà di Dio? Perché Dio permette che il popolo da Lui salvato si perverta proprio nel momento più cruciale della storia dell’alleanza con Lui?
Potremmo andare avanti coi perché per un bel pezzo, la Bibbia è piena di questi momenti cruciali, luoghi speciali, azioni straordinarie e peccati senza numero, la risposta più sensata a tutto è sempre: perché era il tempo giusto, il tempo che questa cosa accadesse, non per far morire ma per donare la vita, non per distruggere ma per costruire. Sapessimo leggere ogni tempo e ciò che avviene in esso nell’immensa Provvidenza Divina ci accorgeremmo che esso stesso è misericordia. Sicuramente il tempo che è dato ad ognuno di noi non è un tempo “tanto per”, ma un tempo in cui godere, leggere, imparare e praticare la misericordia divina che ci copre, ci sostiene, corregge, previene e soccorre.
Il tempo-misericordia è un tempo dove niente è inutile, dove la storia, quella generale e la nostra personale, diventa storia di Salvezza, storia dell’incontro fra il Padre e i figli, progetto di vita e risposta al non senso. Per la misericordia non esiste un tempo “vuoto”, inutile, ogni tempo ha la sua utilità, persino il tempo del sonno diventa luogo di salvifica comunicazione attraverso i sogni (vedi i sogni di Giuseppe Gn 37,5-12 , Gn 40,1-5 , Gn 41,1-32 . La Scala di Giacobbe Gn 28,12 . Oppure i sogni di Giuseppe sposo di Maria, Mt 1,20 , Mt 2,13 , Mt 2,19-22). Al contrario, un tempo sprecato, un tempo inutile, è un tempo che non vive la speranza, un tempo che non dice nulla sulla misericordia per me e per gli altri, in cui non si vive un’apertura alla fiducia e si diventa incapaci di dare fiducia. Emblematiche sono le figure di Pietro e di Giuda che nel tempo del tradimento di Gesù faranno la loro esperienza, uno di pentimento e riconoscimento dell’Amore che salva, l’altro di ripiegamento e disperazione, fino all’annientamento di se come scelta disperata di fronte ad un tempo ormai diventato senza senso.
Così Mosè deve imparare che il tempo dell’azione e della gloria, il tempo di Dio, non è il tempo che si sceglie da soli, ma quello che parte da un roveto ardente al quale ci si deve avvicinare nella maniera giusta, e con la giusta umiltà (senza sandali, senza protezioni contro l’Amore!). Anche Abramo si gioca il tutto per tutto nel tempo della prova, la più terribile per un padre, ma necessaria fino in fondo per confermare la fede in un Dio finalmente diverso, finalmente vero, rispetto tutte le rappresentazioni umane, un Dio che non è un tiranno sanguinario, come tutti gli altri falsi dei, ma il Dio della vita, dell’amore, della speranza. Così il momento dell’offerta di Isacco diventa, di colpo, il momento della rivelazione della misericordia, un tempo di grazia dove capire che la fede in Dio è tutto, ed il tempo riposto ad avere fede in Lui è tempo giocato bene.
Quante volte abbiamo poi ascoltato di “tempi” e “momenti” nei Vangeli, addirittura l’evangelista Giovanni costruisce una suspence topica e luogo salvifico, nel suo Vangelo, intorno all’Ora di Gesù, la rivelazione somma dell’Amore di Dio nella Croce. L’inizio del Vangelo di Luca, dopo 4 versetti di introduzione, comincia con un “Al tempo di Erode” (Lc 1,5) che non è messo a caso per indicare solo un momento storico, ma vuole sottolineare un tempo speciale, difficile, come furono quelli di un sanguinario come Erode, un tempo che nonostante tutto è destinato ad essere ricordato come l’inizio di un tempo di grazia e misericordia e non un tempo di atroci delitti.
L’Anno Santo che abbiamo da poco cominciato non può essere vissuto come un tempo di angoscia e minaccia da far passare in fretta, esso deve riferirsi necessariamente ad un tempo di speranza, di giubilo, giustizia e misericordia, come era nella stessa radice dell’anno giubilare ebraico: negli anni giubilari del popolo Ebraico avveniva una sorta di “azzeramento” dei debiti e la libertà dalla schiavitù, una ridistribuzione delle terre, il perdono dei peccati, persino il riposo dei terreni dallo sfruttamento agricolo e tanto altro. Ogni settenario di sette anni ( 49 anni per precisione, coincidenti circa con una generazione umana, cioè il tempo della vita!) al suono dello Yobbel (il corno sacro!), nel primo giorno dello Yom Kippur, il popolo Ebraico, volente o nolente, doveva iniziare questo tempo rivoluzionario (Lv 25,8 e seg.) per “vivificare” la sua stessa radice ed esistenza umana. Durante quel tempo, era impossibile non pensare alla Misericordia divina e alla promessa di salvezza, poiché tutti erano coinvolti in questa sorte di rivoluzione misericordiosa. Gli anni Giubilari e sabbatici, davano senso anche al tempo ordinario, ponendo fine ad ogni sfruttamento, errore e peccato che gli uomini potevano compiere nel “tempo ordinario”, ricordando sempre che la giustizia e la misericordia divine hanno sempre la meglio.
Un tempo vissuto misericordiosamente è un tempo giusto, di giustificazione, un tempo umano ed umanizzante, perché solo ciò che nel tempo diventa umano ha la speranza di diventare divino, e diventare “divini”, con la stessa vita di Dio è l’essenza stessa della misericordia che fa dono di se senza risparmiarci nulla!
29 dicembre 2015