Il “Tempo del Creato”, preghiera e azione a difesa della natura

Urgente rilanciare l’attuazione della Laudato si’ di Papa Francesco, a partire dal mese di impegno per l’ambiente condiviso a livello ecumenico, fino al 4 ottobre

La creazione attorno a noi è in rovina, sotto il nostro sguardo, anzi colpita a morte proprio da noi che dovremmo esserne premurosi custodi. Ripetutamente violentata, come un animale ferito, si ribella. Il nostro antropocentrismo schizofrenico ci ha fatto credere di essere padroni, e così i mari, i monti, l’aria, l’acqua, la terra, sono diventati i nostri schiavi. È urgente una «nuova alleanza» fra l’uomo e l’universo. È urgente che l’uomo ritorni custode e servitore, affinché il gemito della Creazione non sia più di disperazione ma di speranza. È urgente inserire nella nostra catechesi ordinaria la Laudato si’ di Papa Francesco.

 La Chiesa, la diocesi, le parrocchie, le varie realtà ecclesiali possono essere un segno, la sentinella che dice che è possibile, anzi è nella nostra natura, immagine di Dio, la riconciliazione con il Creato, perché in Cristo la riconciliazione è già cominciata. Occasioni preziose per questo impegno possono essere la Giornata mondiale di preghiera per la cura del Creato, celebrata domenica 1° settembre (che precede di poche settimane il Sinodo speciale dei vescovi sull’Amazzonia), con un cammino di sensibilizzazione che non si esaurisce con la Giornata, e il “Tempo del creato” – iniziativa condivisa dalla Comunione anglicana, dalla Federazione mondiale luterana, dal Consiglio mondiale delle Chiese e dall’Alleanza evangelica mondiale e dalla Chiesa cattolica -, un mese di «preghiera e di azione» che si concluderà il 4 ottobre, festa di san Francesco d’Assisi.

A noi è affidata questa Parola: «Dio ha riconciliato a sé il mondo in Cristo e ha affidato a noi il ministero della riconciliazione» (2 Cor 5,18-20). La fede non è difesa di nessuna struttura, non è alternativa storica ma animazione interna al cammino della storia della creazione dell’uomo, fino alla piena comunione con Dio che sarà tutto in tutti. Penso spesso anche ad altre parole di san Paolo, contenute nella seconda Lettera ai Corinzi: «Quando sono debole, è allora che sono forte». Non dobbiamo aver paura della nostra debolezza, e a volte anche impotenza, nell’affrontare il dramma ecologico che stiamo vivendo; non dobbiamo aver paura neanche del nostro peccato contro la Creazione, perché nel momento in cui facciamo esperienza di tutto questo, si manifesta la potenza di Dio che non ci lascia soli, ma che ci guida e ci sostiene.

Per questo il “Tempo del Creato” è prima di tutto un tempo di preghiera per gustare sempre di nuovo che Dio opera meraviglie proprio attraverso la nostra debolezza. Come scrive Papa Francesco nel messaggio per la Giornata mondiale, «invito fortemente i fedeli a dedicarsi alla preghiera in questo tempo, che da un’opportuna iniziativa nata in ambito ecumenico si è configurato come Tempo del Creato: un periodo di più intensa orazione e azione a beneficio della casa comune».

Le parole di San Paolo sono anche parole profetiche. Ascoltare il grido del Creato e a nostra volta gridare anche noi che non c’è più molto tempo per risollevare il creato dal suo degrado ambientale, gridare per aprire al futuro. Gridare anche se sappiamo bene che le parole di speranza dei profeti  «in casa» non si possono ascoltare. Il Tempo del Creato è anche il tempo dello “squilibrio” dove un amore responsabile ci riconcilia con chi è vittima dei nostri equilibri; e le vittime sono milioni. Nel nostro pianeta una buona metà degli abitanti ci chiede conto del perché non sono nutriti abbastanza, perché sono ai limiti della sopravvivenza, perché l’acqua, l’aria, il mare sono devastati. Dobbiamo rispondere con i fatti e nella verità, ricorda la Scrittura. «Siamo le primizie delle sue creature» (Gc 1,18). Primizia non vuol dire che siamo i migliori, ma siamo i frutti che nascono per primi e che anticipano il raccolto. A noi è dato il compito straordinario, bellissimo della anticipazione di ciò che il mondo dove essere. (Francesco Pesce, incaricato Ufficio per la pastorale sociale della diocesi di Roma)

4 settembre 2019