Il Teatro dell’Opera riparte dalla nuova stagione

L’idea del “nuovo corso” è quella del recupero della memoria attraverso la ripresa di allestimenti storici. Uno sguardo filologico, affettuoso e culturale a ciò che è stato, dal Settecento al Novecento

Fa i conti con il disavanzo delle precedenti gestioni, la crisi economica in atto nel Paese e la conseguente diminuzione dei finanziamenti pubblici eppure, nonostante ciò, il Teatro dell’Opera di Roma inaugura la nuova stagione puntando sull’aumento della produttività, come spiega il sovrintendente Carlo Fuortes: «Si può reagire in due modi alla crisi. Tagliare spettacoli e recite permette certamente una riduzione dei costi, ma è una strada che porta all’agonia e all’asfissia di un teatro. È giusto, invece, scommettere sulla qualità e sul pubblico, aumentando e non riducendo l’attività. La storia ci insegna che le crisi possono diventare opportunità di sviluppo». Dunque, proiettati verso il futuro ma non per questo dimentichi del passato: l’idea è quella del recupero della memoria attraverso la ripresa di allestimenti storici. Uno sguardo filologico, affettuoso e culturale a ciò che è stato. Dal Settecento al Novecento. Obiettivo dichiarato: allettare un pubblico eterogeneo, dai melomani più esigenti a tutti quei giovani animati dalla voglia di scoprire i diversi confini della musica.

E se lo spessore internazionale raggiunto dall’Opera si deve soprattutto al maestro Riccardo Muti, a tenere a battesimo questa nuova stagione non sarà però il grande direttore d’orchestra. L’Aida, a cui molto ha lavorato, verrà sostituita da “Rusalka” di Antonín Dvorák, così come è stato annullato anche il concerto “Le Nozze di Figaro”. Le ragioni vanno cercate nella difficile situazione venutasi a creare al Costanzi, con il Cda che nello scorso ottobre ha comunicato il possibile licenziamento di 182 orchestrali e coristi e conseguente esternalizzazione, soluzione  ritenuta inaccettabile da Muti che ha lasciato le attività del Teatro pur conservando la carica di direttore onorario a vita.

L’ultimo incontro con i sette sindacati, nella notte tra il 17 e 18 novembre, ha restituito però un clima più sereno con la stesura di un accordo con il Teatro, che verrà esaminato ed eventualmente firmato dall’assemblea dei dipendenti del Costanzi solo lunedì 24. Accordo che porterà  a ritirare i licenziamenti, ma costringe i lavoratori a sacrifici economici. Tra il 5 e il 10 per cento in meno dello stipendio, calcolano a caldo. Il sovrintendente Fuortes incassa un risparmio di 3 milioni di euro per il deficit dell’Opera. L’intesa prevede il congelamento di una parte dello stipendio accessorio, recuperato tra due anni in caso di pareggio di bilancio. E dal 2016 un premio produzione legato all’equilibrio dei conti. L’indennità “Caracalla” per gli spettacoli estivi – simbolo dei presunti privilegi – è ridotta del 25%. Cancellata quella sinfonica, per i concerti senza messa in scena. L’aumento di produttività  si ottiene riducendo i giorni di prove. Dal loro canto i sindacati si impegnano a non scioperare sui temi dell’accordo.

Dunque è in questo mare agitato che si avvia a navigare la stagione 2014/2015. Il debutto, il 27 novembre, avrà regia, scene e costumi della “Rusalka” firmati da Denis Krief. Il Coro del Teatro dell’Opera sarà diretto dal Maestro Roberto Gabbiani. Opera in tre atti, quella di Dvorák è una favola su libretto di Jaroslav Kvapil, rappresentata per la prima volta a Praga il nel 1901. La protagonista è uno spirito dell’acqua e la sua storia è tratta dalla mitologia slava, dalla leggenda di Melusine e dalla famosa Sirenetta di Hans C. Andersen. In gennaio lo spagnolo Jesús López-Cobos sarà sul podio del “Werther” di Massenet.

Protagonista Francesco Meli, oggi uno dei più importanti tenori internazionali. In febbraio Gaetano d’Espinosa dirigerà il “Rigoletto” di Verdi. Per la “Tosca” di Giacomo Puccini, che debuttò il 14 gennaio 1900 proprio al Teatro Costanzi, la messa in scena avverrà sui bozzetti originali di Adolf Hohenstein. Sul podio Donato Renzetti e cast delle grandi occasioni con Roberto Frontali, Yonghoon Lee e Oksana Dyka.

Un nuovo allestimento anche per “Lucia di Lammermoor” di Gaetano Donizetti, a marzo, mentre a dirigere in giugno “La dama di picche” di Čajkovskij sarà James Conlon. L’allestimento porta la firma di uno dei più famosi registi di opere liriche e di prosa: Peter Stein. Con l’opera “I Was Looking at the Ceiling then I Saw the Sky” di John Adams – che afferma di ispirarsi al genio di Kurt Weill – si fa un salto nell’attualità: la storia si svolge all’indomani del terremoto del 1994 a Los Angeles, e racconta in musica le reazioni al sisma di sette giovani. Sarà infine proprio un’opera di Kurt Weill, su testo di Bertolt Brecht, a chiudere nell’ottobre del 2015 la stagione lirica: “Aufstieg und Fall der Stadt Mahagonny” diretto da John Axelrod, un’opera del 1930, simbolo dell’opposizione al nazismo.

 

21 novembre 2014