Il sostegno di Acs all’Ucraina

Le testimonianze da Leopoli raccolte dalla fondazione pontificia. Il direttore Monteduro: «Straordinaria generosità dei nostri benefattori»

Parla da Lviv (Leopoli) – «ancora una città meno pericolosa delle altre» – don Grzegorz Draus, della parrocchia di San Giovanni Paolo II, raggiunto dalla fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che soffre. «Stanno suonando gli allarmi antiaerei, ma grazie a Dio non ci sono stati bombardamenti. Stiamo accogliendo i profughi diretti al confine», riferisce. I primi sono arrivati il secondo giorno di guerra, venerdì 25 febbraio: «Sessanta persone, tra cui 35 bambini, sono seguite dal venerdì alla domenica». Provengono da Kiev, Zhytomyr, Zaporizhzhia, Mykolaiv, Kamianske e da molti altri luoghi. «Quando arrivano, sono esausti e terrorizzati – prosegue il sacerdote -. Il viaggio attraverso l’Ucraina richiede molto tempo ora. Le strade sono congestionate e ci sono molti posti di blocco. Una famiglia di 8 persone arrivata dalla regione di Mykolaiv, a circa 800 km di distanza, era in viaggio da tre giorni».

La maggior parte delle persone in fuga prosegue verso il confine, alcuni di loro verso la Transcarpazia. «Sanno che aspetteranno alla frontiera per altri due giorni – commenta il sacerdote -. Il viaggio è arduo perché lungo le strade sono stati allestiti check point per controllare conducenti e passeggeri. Stanno cercando di proteggere la città dai sabotatori». Intanto la parrocchia sta aiutando a organizzare altri alloggi per le persone che scappano. «Abbiamo donato coperte e materassi a una comunità parrocchiale che sta organizzando aiuti nella sua città al valico di frontiera Shehyni/Medyka per coloro che viaggiano a piedi e aspettano nella coda di 37 km al confine». E si sperimentano segni di «unità nella fede – osserva -. Battisti e pentecostali di Kiev, Zhytomyr e Zaporizhzhia hanno pernottato nella casa parrocchiale da sabato sera a domenica sera. Tutti hanno partecipato alla Messa e hanno condiviso con noi le loro esperienze. Da quello che ho visto, la guerra non indebolisce la fede, anzi».

In questa situazione Aiuto alla Chiesa che soffre – il cui impegno in Ucraina risale al 1963 – ribadisce il suo impegno per il Paese. «Negli ultimi 10 anni – riferisce il direttore Alessandro Monteduro –  il contributo per la formazione dei seminaristi è stato di oltre 6,5 milioni di euro. Dal 1994 Acs ha investito più di 9 milioni di euro nella costruzione e manutenzione dei seminari greco-cattolici e latini. Per la costruzione e il restauro di molte chiese, monasteri e presbitèri: sono stati spesi, in 10 anni, quasi 15,6 milioni di euro». Ancora, «per la celebrazione di Messe secondo le intenzioni dei benefattori, le donazioni sono state pari a 10,6 milioni di euro contribuendo a garantire la sopravvivenza dei sacerdoti e anche di molti loro fedeli – aggiunge il direttore di Acs Italia -. Abbiamo garantito soccorsi d’urgenza anche alla regione dell’Ucraina orientale e alla Crimea, dal 2014, donando più di 350mila euro». Ora, prosegue, «in queste ore così drammatiche e decisive i nostri benefattori stanno rispondendo con straordinaria generosità al nostro appello alla carità verso i fratelli ucraini. Tutti ci auguriamo che questa guerra termini presto, ma anche se terminasse oggi le ferite inflitte a ogni singola famiglia ucraina saranno durature. Altrettanto duraturo sarà il nostro sostegno», assicura.

3 marzo 2022