“Il sol dell’avvenire”, film a più livelli

La pellicola di Moretti suscita controverse reazioni: emozione e poesia, rabbia e delusione. Il ritratto di un carosello tra sorrisi e lacrime, che lascia la voglia di conoscere le prossime mosse

Dopo 13 film, Giovanni è pronto ad iniziare il 14°. La sua abituale produttrice (sua moglie Paola) lavora nello stesso momento a un storia del tutto diversa, un poliziesco che a lui non piace per niente e bisogna riuscire a farle cambiare idea… È Il sol dell’avvenire, nuovo titolo di Nanni Moretti, già da alcuni giorni nelle sale italiane, scritto e sceneggiato in collaborazione con Francesca Marciano, Federica Pontremoli e Valia Santella, nomi in sintonia con il suo modo di pensare.

Quasi da subito il film si sdoppia. Così mentre il regista dà le indicazioni per la storia portante, in contemporanea ne parte una seconda, che vede in scena uno squarcio della Roma del 1956 al tempo dell’invasione sovietica dell’Ungheria. Nessun parallelismo con la situazione attuale: il copione è stato chiuso prima dell’invasione della Russia ai danni dell’Ucraina. E tuttavia Moretti rimane il punto fermo, pronto a tenere in mano le fila del racconto, a gestire cambi e spostamenti di ritmo. Così se il film che nel frattempo produce la moglie Paola, lo vede nettamente contrario, eccolo ergersi a giudice del giusto modo sul quale costruire un copione: certo non quello fatto di crudeltà e violenza degli action ma il ritorno a un cinema classico, tipo Lola di Jacques Demy (1961) o San Michele aveva un gallo dei fratelli Taviani (1972).

Nel frattempo il rapporto con Paola entra in forte crisi, e lei è decisa ad andarsene, proprio mentre la loro figlia Emma rivela ai genitori di essersi innamorata di un diplomatico polacco settantenne e il coproduttore francese Pierre, dopo un entusiasmo iniziale, cade in una sorta di apatia economico-finanziaria che lo porta alla bancarotta e a fare ricorso ai capitali di Netflix. Intanto la storia ambientata in un quartiere della Roma popolare del 1956 va avanti, sboccia l’amore tra il giornalista dell’Unità e la sua fedele collaboratrice, che si fa promotrice di una presa di posizione ufficiale di dissenso del partito dall’invasione dell’Ungheria.

Il sol dell’avvenire è un film stratificato e complesso. Nanni Moretti lo porta in gara al Festival di Cannes , dove vinse la Palma d’oro nel 2001 con La stanza del figlio. Il film suscita controverse reazioni: emozione e poesia, rabbia e delusione. Il regista ruota intorno a temi già trattati che sorprendono per la vivacità delle soluzioni narrative: politica del riflusso, coraggio di ripercorrere sentieri già battuti (il circo di felliniana memoria), sconcerto di fronte a inaspettate scelte dei giovani (la figlia). È il ritratto di un carosello morettiano tra sorrisi e lacrime. Comunque, col supporto di alcuni attori di sicura fiducia (Margherita Buy, Silvio Orlando, Barbara Bobulova) la nuova prova di Moretti lascia la voglia di capire quali saranno le prossime mosse del regista. E questo vuol dire una bella apertura di credito.

23 maggio 2023