Il saluto alla cena di classe: mai accontentarsi della mediocrità

Lettera ai ragazzi: «Non guardate mai in basso, scegliete il bene, il bello, il vero e vedrete che la vita diventerà uno spettacolo». E un consiglio, la lettura di “Lezioni americane” di Italo Calvino

Ieri sera sono stato all’ultima cena di classe della mia quinta, quella prima dell’Esame di Stato. Ci siamo salutati così.

Cari ragazzi, vi scrivo queste poche righe che vi consegnerò questa sera, al termine della nostra cena di classe. Eh già, un anno è passato, per me e per voi, di tempo insieme ne abbiamo speso. Senza retorica (mi conoscete abbastanza per sapere che non mi è propria) vi dico che essere stato il vostro insegnante è stato un privilegio. Dopo quindici anni in cui non è mai venuta meno la certezza di fare il più bel mestiere del mondo, incontrare voi è significato per me confermare questa mia convinzione. Per ringraziarvi anche di ciò, vorrei salutarvi consegnandovi tre pensieri.

Il primo è di ringraziamento. Per il tempo passato insieme, per come siete stati disponibili a lavorare con il sottoscritto, per l’educazione che avete sempre mostrato, per la vita che è passata nella nostra classe attraverso le parole dense degli scrittori o le pieghe misteriose della Storia. Ma vi domando anche scusa per ogni possibile negligenza o superficialità di cui non mi fossi accorto, per ogni volta che non ho saputo capire le vostre difficoltà e soprattutto per tutte le volte che non sono stato all’altezza del compito che mi è stato assegnato.

Il secondo è un auspicio. Quello di uscire da questa scuola con la convinzione che valga la pena penare per le cose grandi, che valga la pena non accontentarsi mai e poi mai della mediocrità che la società vuole appiccicarci addosso e scegliere le cose belle, alte, faticose ma pienamente umanizzanti. All’età di sedici anni incontrai a scuola una professoressa di Italiano terribile ma meravigliosa. Ci fece faticare e sudare tantissimo, ma ci trasmise la foga per la ricerca di una vita che valesse la pena di essere vissuta, ci fece capire che valeva la pena diventare veri uomini e vere donne. Porto ancora oggi il suo esempio con me e se sono stato insieme a voi è senz’altro anche merito suo. Non guardate mai in basso, scegliete il bene, il bello, il vero e vedrete che la vita diventerà uno spettacolo, ma sul serio.

Il terzo è un piccolo regalo in parole. Vi consiglio un testo che lessi alla vostra età e che mi fece sentire (in modo che ancora non dimentico) quali vette di nobiltà e di intelligenza ma anche di bellezza possa toccare l’essere umano: Italo Calvino, Lezioni americane. Si tratta di un ciclo di sei lezioni che Italo Calvino avrebbe dovuto esporre in America ad Harvard, ma che poi non tenne perché morì. Sono tutte e sei bellissime, ma la prima, Leggerezza, è un capolavoro. Di tanti regali che avrei potuto scegliere mi è sembrato questo il più coerente e adatto ai nostri giorni insieme.

Chiudo con una confidenza. Per tre anni vi ho chiamato per cognome anche se, ora ve lo posso dire, avevo imparato i vostri nomi già dai primi giorni di scuola del primo anno e li ho sempre portati con me. Vi assicuro che porterò sempre con me anche questo anno appena terminato, come il nome e il volto di ognuno di voi. Questo mi pare davvero bello. Coraggio, sempre e comunque. Con affetto e amicizia, prof. Roberto Contu.

20 giugno 2018