Il ritorno di padre Cappello nella “sua” Sant’Ignazio

Aprile 1985, la cronaca della traslazione della salma del gesuita, docente alla Gregoriana, autore di libri, noto come il “confessore di Roma”

Chi fosse trovato ad entrare nella Chiesa di Sant’Ignazio intorno alle 18 di giovedì 11 aprile, sarebbe rimasto quantomeno stupito: il tempio era gremito, difficile trovare un posto anche negli ultimi banchi, qualcuno era in piedi. Era la folla di fedeli che, a ventitré anni dalla morte del Padre Filippo Maria Cappello, era riunita lì, per il ritorno delle venerate spoglie nella Chiesa che lo vide compiere la sua missione per anni e anni.

Era dunque qualcosa di più di una celebrazione di suffragio, quella che è stata presieduta da P. Giuseppe Pittau, assistente generale della Compagnia di Gesù, con l’omelia di P. Paolo Dezza, che, come rettore del Padre Cappello presso la Pontificia Università Gregoriana, ne ha tracciato la figura, in un excursus che ha restituito in pieno alla memoria l’immagine del “confessore di Roma”.

Chi era questo straordinario religioso, questo dottissimo professore di diritto canonico noto in tutto il mondo, questo teologo che ha partecipato alla preparazione del Concilio Vaticano II, questo confessore che, a quasi cinque lustri dalla sua scomparsa, richiama folle di fedeli intorno a sé? Era, ci dice Padre Paolo Dezza con una frase che spiega tutto, “un Uomo di Dio”, un uomo che aveva un profondissimo rapporto con la Fede, e che attraverso questa, riusciva a comprendere in profondità l’animo umano, come dimostrano le sue confessioni, famose a tal punto che Padre Pio, a pellegrini romani che volevano farsi confessare, disse che era superfluo arrivare fino a lui, a Roma c’era Padre Cappello!

Se si guarda poi alla mole di lavoro svolta durante la sua esistenza, padre Cappello sembra essere stato un uomo dotato di poteri eccezionali: sono centinaia i volumi di diritto da lui pubblicati, le lettere per consigli e pareri da parte di altri studiosi non si contano nemmeno, senza dimenticare la continua attività didattica presso l’Università Gregoriana, a cui si dedicava con l’impegno totale che metteva in tutte le cose che richiedessero il suo ministero; a questo si aggiungano le lunghissime ore che quattro volte a settimana egli passava nel suo confessionale in Sant’Ignazio, e si ha un quadro più o meno completo della molteplicità delle fatiche, ma anche degli interessi di quest’uomo che aveva dedicato la sua vita al servizio della Fede e della cultura.

Tutto ciò era il frutto del sacrificio integrale di se stesso operato dal Padre Cappello: la sua persona esigeva solo in quanto veicolo verso la Fede e verso gli altri. La frugalità nei pasti e nel riposo (dormiva su una sedia a sdraio, vicino alla sua scrivania, e per poche ore a notte) era la sua caratteristica; l’estrema generosità verso gli altri, specialmente verso i deboli e i malati, che visitava personalmente per offrire loro il conforto della confessione, era la sua forza, una forza che, grazie alla presenza in lui della perenne Grazia Divina, non si è ancora affievolita, ma continua a produrre i suoi frutti.

Sul sepolcro di Padre Cappello non sono mai mancati, né mancheranno, fiori e devozione, devozione testimoniata anche dalla iscrizione posta sulla tomba: in questa Chiesa, presso il suo confessionale, riposa in Cristo. P. Felice Cappello S.J., religioso piissimo ed esemplare, esimio professore di diritto canonico, illuminato direttore di spirito, instancabile servitore della Chiesa. (di Paolo Castiglia)

21 aprile 1985