Il ricordo di Modesta Valenti e la “scoperta” della strada
Ricordata alla Stazione Termini la donna senza dimora morta 42 anni fa perché l’ambulanza si rifiutò di portarla in ospedale. Impagliazzo (Sant’Egidio): «Dalla sua memoria un movimento di speranza». Ambarus: «Ha “urlato”: non fate finta che non esistiamo»
Volontari e senza dimora: i due volti di quel largo movimento di solidarietà nato attorno alle persone che vivono in strada. Ieri sera, 6 febbraio, si sono radunati tutti attorno alla targa al binario 1 della Stazione Termini che ricorda Modesta Valenti, la donna senza fissa dimora morta 42 anni fa proprio davanti alla stazione, dopo ore di agonia, perché, essendo sporca, l’ambulanza si rifiutò di portarla in ospedale.
«Modesta ci ha fatto scoprire la strada in modo diverso: non come un luogo che collega un posto ad un altro, ma come una singolare casa per chi non ha casa», ha detto Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant’Egidio che in tutti questi anni ha tenuto viva la sua memoria. «Ci ha invitato a fermarci – ha aggiunto – e a vedere chi vi abitava: persone messe ai margini ma con tanta voglia di vivere, fragili ma che non vogliono essere ignorate. Abbiamo scoperto una doppia Roma, quella dei sommersi e quella dei salvati, noi, più fortunati che spesso non ci accorgiamo di esserlo». Modesta, ha osservato il presidente di Sant’Egidio, «morì perché era sporca, ma soprattutto perché era sola: nessuno si fece suo avvocato, neanche d’ufficio. Da allora abbiamo capito che la solitudine è una malattia in più che può portare anche alla morte. Ma dalla memoria di Modesta è nata la speranza rappresentata, solo a Roma, da 110 convivenze, dove persone che vivevano nella strada hanno riacquistato la loro dignità e ritrovato il loro futuro».
Anche per Gian Luca Orefice, Chief Human resources di Ferrovie dello Stato Italiane, «Modesta non va dimenticata», perché non si ripetano più storie di abbandono così drammatiche. Le Ferrovie dello Stato, ha assicurato, «continueranno a impegnarsi per incentivare la solidarietà, perché la stazione sia un luogo di tutti e perché ci sia quel calore di cui tutti abbiamo bisogno: quell’attenzione agli altri che deve essere il pane quotidiano non solo delle associazioni ma di tutti».
Nelle parole del vescovo ausiliare Benoni Ambarus, delegato per l’ambito della Diaconia della carità, «Modesta è stata per tutti noi una profetessa perché ha portato con sé un fascio di luce e una sensibilità che mancavano attorno alla condizione di chi vive nella strada. Ha urlato a tutti: non potete fare finta che io non esista. Diceva Giovanni Paolo II che ogni persona ha una dignità infinita ma troppo spesso non viene rispettata», ha ricordato il presule. Quindi ha sottolineato «il grande valore» di chi negli anni passati ha pensato, proprio a partire da quella tragedia della solitudine e del rifiuto, di creare la residenza fittizia che porta il suo nome, offerta a tanti senza fissa dimora.
Il congedo: l’omaggio di una corona di fiori ai piedi della targa. E di tanti fiori che ognuno ha potuto aggiungere. Ricordi personali. Spesso, omaggi commossi.
7 dicembre 2025