Ucciso in un raid Usa il generale iraniano Soleimani

L’ordine partito dal presidente americano Donald Trump. Responsabile delle operazioni coperte di Teheran, secondo il Pentagono stava progettando dei piani per attaccare diplomatici e soldati americani nella regione

È rimasto ucciso in un raid aereo delle forze statunitensi Qassem Soleimani, uno tra i principali generali dell’Iran impegnati nei vari conflitti in Medio oriente. L’attacco è avvenuto in Iraq nella notte tra il 2 e il 3 gennaio, nei pressi dell’aeroporto di Baghdad, e a ordinarlo è stato il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, come ha riferito il Pentagono. «L’esercito americano – hanno spiegato dal dipartimento della Difesa in una nota – uccidendo Qassem Soleimani ha assunto delle misure difensive decisive per proteggere il personale americano all’estero».  Secondo il Pentagono infatti Soleimani «stava progettando dei piani per attaccare dei diplomatici e dei soldati americani nella regione».

Il raid americano è stato ordinato tre giorni dopo una grande manifestazione che si è svolta davanti all’ambasciata degli Stati Uniti a Baghdad, a cui hanno partecipato centinaia di iracheni filo-iraniani. In molti hanno bruciato le bandiere americane e intonato slogan come “morte all’America”; in seguito vari facinorosi hanno anche vandalizzato la sede diplomatica. All’origine delle proteste, gli attacchi condotti dagli Stati Uniti contro una milizia paramilitare irachena, Hashd al-Shaabi (le Forze di mobilitazione popolare, Pmf), in cui hanno perso la vita circa 25 combattenti. Alla fine a convincere i dimostranti a interrompere la protesta sono stati proprio i vertici delle Forze di Hashd al-Shaabi.

Nell’attacco di ieri non solo è stato colpito il convoglio in cui è rimasto ucciso il generale iraniano ma anche miliziani di Hashd al-Shaabi. Ha così perso la vita anche Abou Mahdi Al-Mouhandis, il numero due di questa milizia che risulta integrata nell’esercito iracheno. Dopo l’annuncio della morte di Al-Mouhandis e Soleimani, centinaia di iracheni contrari alle ingerenze dell’Iran nel Paese hanno festeggiato tra le strade del centro, come testimoniano vari video che stanno circolando in internet.

Qassem Soleimani era il generale a capo di un reparto speciale dei Guardiani della rivoluzione iraniana, le forze Al-Quds. Prossimo alla Guida suprema iraniana, l’ayatollah Ali Khamenei, questo stratega di 62 anni era incaricato di rafforzare l’influenza dell’Iran in vari teatri di conflitto, in particolare sostenendo gruppi paramilitari che si definiscono espressione degli interessi delle comunità sciite: non solo Iraq quindi, ma anche Siria e Libano. Ali Khamenei ha commentato la notizia dichiarando che «una severa vendetta attenderà ora i criminali». Il primo ministro uscente iracheno ha contestato l’aggressione, definendola un attacco «contro l’Iraq, lo Stato, il suo governo e il suo popolo»; quindi ha paventato il rischio che l’iniziativa «scateni una guerra devastante». Appello alla calma e ad evitare l’escalation giunge anche da Russia, Cina e Francia.

«Fermare la spirale di conflitti e violenze che attanaglia Mediterraneo e Medio Oriente. In queste ore è la assoluta priorità a cui devono dedicare tutte le loro energie le Nazioni Unite, l’Unione Europea e ogni governo che voglia bloccare la drammatica corsa a nuove sofferenze e tragedie». Lo dichiara in una nota Piero Fassino, vicepresidente della Commissione Esteri della Camera. «Gli eventi drammatici delle ultime settimane in Iraq, fino al raid aereo americano di questa notte – sottolinea – rischiano infatti di aprire un nuovo fronte di conflitti e violenze in una regione, dal Golfo Persico a Gibilterra, già pesantemente colpita dalle guerre in Yemen, Siria, Libia e dalla instabilità che affligge molti altri Paesi. L’Italia assuma insieme all’Unione Europea tutte le iniziative necessarie a evitare altri drammatici conflitti». Anche per l’ex segretario Pd Maurizio Martina «le notizie che arrivano dall’Iraq e dalla Libia impongono a tutta la politica italiana un salto di qualità, oltre le beghe da cortile. Italia ed Europa agiscano per evitare ogni drammatica escalation». Sulla stessa linea il commento del segretario del Pd Nicola Zingaretti, governatore della Regione Lazio, che parla di «grande preoccupazione per l’altissimo livello di tensione in Iraq dopo le violenze dei giorni scorsi contro l’ambasciata Usa e l’eliminazione di Soleimani. L’Italia e l’Europa – esorta – assumano tutte le iniziative utili per scongiurare un’escalation incontrollabile nell’area».

3 gennaio 2020