Viaggio nella discografia legata alla festa della Natività. Obiettivo su “The First Nowell”, che affonda le origini nel XVI secolo
Il Natale non è solo la festa della nascita del Bimbo Salvatore: nel mondo della musica è da anni un importante mercato nel quale gettarsi a capofitto. Ci sono infatti, soprattutto fuori dal nostro Paese, decine e decine di produzioni discografiche dedicate al tema natalizio, al punto da aver fatto diventare “la christian song” un autentico mercato, roba ricercata, prodotta, venduta, comprata.
La cosa non è per nulla nuova, visto che dischi natalizi li facevano già Frank Sinatra ed Elvis Presley, ma oggi – con la discografia che è ormai un mercato primario – le cose si fanno in grande: c’è l’hip-hop natalizio, c’è la canzone country, ci sono le divine interpreti femminili, ci sono le formazioni vocali e i grandi gruppi gospel….
Così sui grandi media americani, inglesi ed anche italiani (da poco, ma in maniera sempre più rilevante) ci sono addirittura classifiche dedicate alle migliori canzoni natalizie, siano esse di tradizione religiosa (dal gospel al liturgico), siano esse di versante pop o rock (da All I want for Christmas is you a Jingle bell rock).
Gli americani, che quando fanno queste cose le fanno per bene, hanno addirittura a disposizione un librone, Stories Behind the Great Traditions of Christmas, nel quale un autore di famosi thrilleroni, Ace Collins, racconta la nascita oppure l’arrivo al successo di canzoni come Silent Night o Santa Claus is coming to town. A volte in tutto tripudio di canzoni questo si perdono le radici, oppure si perdono semplicemente i significati.
Nei decenni, così, certe canzoni associate al Natale si credono melodie legate in un qualche modo alla natività, quando invece non lo sono per niente. Valga per tutti Jingle Bells, bellissima canzone scritta nel 1857 dall’americano James Lord Pierpont, che era nata come canto per la festa del ringraziamento e che non è altro che un gioioso inno alle “bellezze” dei giochi sulla neve, soprattutto alla possibilità di correre con le slitte sul manto innevato dei prati del Massachussets (”Suonate campane/ suonate tutto il tempo/ com’è divertente/ andare in slitta/ Ora la terra è tutta bianca/ devi andarci quando sei ancora giovane/ portati le ragazze/ e canta questa canzone sulle slitte/ Prenditi un cavallo veloce/ con la coda mozza/ attaccalo ad una slitta e via/ sei al comando/ Suonate campane/ suonate tutto il tempo/ com’è divertente/ andare in slitta”).
In Italia siamo ancora poco invasi dal mercato di queste produzioni e per fortuna rimaniamo attaccati alla bellezza di Astro del Ciel o di Tu scendi dalle stelle, anche se pure noi a volte diventiamo smemorati e perdiamo storie e antiche tradizioni di queste armonie natalizie.
Prendiamo un canto come The First Nowell (a volte presentato come Noel, Noel): origini perse nel XVI secolo per questa melodia nata in Cornovaglia che nei decenni si è affinata, modificata e precisata, fino alla versione che anche oggi conosciamo, attribuita a Davies Gilbert, un ingegnere e deputato britannico di metà Ottocento, figlio di un pastore anglicano e devoto alla storia delle sacre scritture. Qui non ci si trova di fronte a una storia-canzone epocale come Amazing Grace (il canto scritto da John Newton che è memoria di redenzione di un pastore inglese che aveva vissuto anni facendo il negriero sulle navi che trasortavano gli schiavi verso il nord-america). The first Nowell, il Primo Natale, è proprio la semplicissima buona novella tramandata nei secoli, la storia della piccola-grande nascita così come l’hanno vissuta e scoperta i Re Magi:
Gli angeli ci hanno detto che il primo Natale avvenne certamente in campi
abitati da poveri pastori mentre giacevano in quei campi dove facevano pascolare le loro pecore in una gelida notte d’inverno, così oscura. Natale, Natale / E’ nato il re d’Israele!
Guardarono in alto E videro una stella Splendeva molto lontana ad Est E illuminava la Terra con la sua forte luce E splendeva notte e giorno. E grazie alla luce della stessa stella Tre sapienti vennero da un paese lontano Loro cercavano un re E per questo seguivano la stella Ovunque li portasse. Questa stella disegnò la notte verso il nord-ovest
Riposò sopra Betlemme Lì si fermò e così restò Proprio sopra il luogo dove riposava Gesù Allora loro erano sicuri che In quella casa c’era il loro re E uno di loro entrò entro per vedere E trovò un bambino in povertà Tutti e tre quei saggi uomini entrarono Con riverenza, inginocchiati E offrirono lì, in Sua presenza
L’oro, l’incenso, e la mirra
https://www.youtube.com/watch?v=O0Hl_sxH5Es
Difficile trovare un’altra canzone natalizia così umile, così letterale, così semplicemente narrativa della narrazione del Vangelo. Forse per questo, oltre che per l’intrinseca bellezza di una melodia semplice e potente, The first nowell è una delle canzoni più radicate e interpretate anche ai nostri giorni, visto che l’hanno incisa anche big della canzone come Whitney Houston e Nat King Cole, Bob Dylan e Annie Lennox.
La storia, come si vede, è raccontata dal punto di vista dei Magi, così da portare “noi”, chi ascolta, nel punto privilegiato di chi può ascoltare immedesimandosi. E allora è emozionante il messaggio finale, contenuto nell’ultima strofa, nella quale si svela l’ulteriore grandezza della scoperta fatta dai tre Magi in quella capanna di Betlemme :
(quei tre saggi) … Poi permisero a noi tutti Di elevare con una voce sola
Le nostre preghiere al Dio nell’alto Colui che ha creato il cielo e la terra
E che con il Suo sangue ha creato l’uomo.
Nella capanna, guidati dalla stella, i tre sapienti venuti da Oriente scoprirono il bambino dal cui sangue l’uomo è stato creato. Cantando di quel primo Natale, questo canto della Cornovaglia ci conduce con semplicità dentro ad una duplice nascita. Nascita miracolosa per loro tre e per noi tutti insieme a loro.
23 dicembre 2014