Il premio “Sulle ali della libertà” a un detenuto di Rebibbia

Il riconoscimento consegnato ad A.L., 46 anni, per aver ottenuto, primo in Italia, il dottorato di ricerca in Sociologia alla Sapienza. In carcere dal 1995, nello stesso ateneo ha conseguito la laurea in Sociologia

È andata ad A.L., 46 anni, detenuto della Casa Circondariale di Rebibbia, la prima edizione del premio nazionale “Sulle ali della libertà”, promosso e ideato dall’associazione Isola Solidale. La motivazione: è il primo detenuto in Italia ad avere ottenuto il dottorato di ricerca in Sociologia e scienze applicate alla Sapienza, con la tesi su “Rieducazione, formazione e reinserimento sociale dei detenuti. Uno studio comparativo ed etnografico dei detenuti rientranti nella categoria «Alta sicurezza» in Italia: percorsi di vita, aspettative, e reti sociali di riferimento”. Sempre alla Sapienza A.L., in carcere dal 1995, ha conseguito anche la laurea in Sociologia nel 2013.

Il premio consiste in un buono per l’acquisto di libri pari a mille euro. Alla cerimonia di consegna che si è tenuta oggi, 15 maggio, nella sede della BPM a Roma sono intervenuti, tra gli altri, il ministro dell’Istruzione Valeria Fedeli, il sottosegretario alla Giustizia Cosimo Ferri, Alessandro Pinna, presidente dell’associazione Isola Solidale, monsignor Paolo Cesar Barajas, del dicastero vaticano per il Servizio dello sviluppo umano integrale. Ancora, erano  presenti anche il consigliere regionale del Lazio Paolo Ciani, il generale Pierantonio Costantini, responsabile nazionale della Polizia penitenziaria, il Garante dei detenuti del Lazio Stefano Anastasia e Fabio Perugia, portavoce italiano del congresso ebraico mondiale.

«Siamo convinti – ha spiegato Pinna – che la conoscenza ci rende liberi, ci rende consapevoli, capaci di discernere il bene dal male. La cultura può salvare, può redimere, certamente migliora l’uomo, apre la mente e la rende capace di un’evoluzione necessaria per affrontare le grandi sfide della vita. Questo è quanto mai vero nel carcere, dove il tempo assume una dimensione quasi dilatata, dove tutto rischia di diventare fermo e immutabile. È per questo che l’esperienza di A.L. ci ha molto colpito al punto che abbiamo deciso di istituire proprio a partire da oggi un premio, che ogni anno verrà assegnato a coloro che, seppur in stato di detenzione, si dedicheranno ad attività culturalmente rilevanti realizzando opere di particolare interesse frutto del loro ingegno e di un processo formativo o creativo».

Presente attraverso un video messaggio il destinatario del premio. «È una bella iniziativa, la vostra – ha detto -. Il 95% dei detenuti italiani proviene da uno strato socio-culturale basso, entra in carcere con la licenza di scuola media inferiore. Questo dà una limitata visione sul vivere civile e responsabile. Il detenuto che in carcere studia e impara un mestiere si troverà messo davanti ad una realtà socio culturale di cui ignorava l’esistenza e quando sarà libero non riuscirà più a parlare con i vecchi amici, capendo che il modo in cui si è comportato era sbagliato». Quindi, A.L. ha annunciato anche una prossima laurea nei Servizi sociali. «La detenzione – ha concluso – serve all’individuo che ha commesso un crimine; dico ai detenuti: studiate, apprendete, migliorate la vostra esistenza per un futuro migliore».

15 maggio 2018