Il premier Draghi alla Camera: «Prima di tutto grazie»

L’intervento e l’annuncio delle dimissioni. Quindi il passaggio al Quirinale per un colloquio col presidente Mattarella. Seduta sospesa a Montecitorio fino alle 12. «Certe volte anche i banchieri centrali usano il cuore». Verso lo scioglimento del Parlamento e il voto

Una lunga ovazione del centrosinistra e dei membri del governo ha salutato questa mattina, 21 luglio, l’ingresso del premier Mario Draghi nell’aula della Camera dei deputati. «Prima di tutto grazie», l’esordio del presidente del Consiglio, seguito da un lungo applauso. «Alla luce del voto espresso ieri sera dal Senato – ha continuato – chiedo di sospendere la seduta per recarmi dal presidente della Repubblica per comunicare le mie determinazioni». E ancora, sorridendo: «Certe volte anche il cuore dei banchieri centrali viene usato. Grazie per questo e per tutto il lavoro fatto in questo periodo».

Seduta sospesa, quindi, fino alle 12, in attesa degli esiti del colloquio con il capo dello Stato, nelle cui mani sono tempi e modi dell’ormai presumibile scioglimento del Parlamento e della relativa chiamata alle urne. Il governo Draghi infatti non ha più la maggioranza: il voto di ieri in Senato ha certificato la fine della larghissime intese, nonostante la fiducia incassata, tecnicamente, grazie a Pd, Leu, Ipf e al centro di Toti, con 96 sì. Determinante la scelta del non voto da parte del Movimento 5 stelle ma anche di Lega e Forza Italia: il «centrodestra di governo», come hanno continuato a definirsi fino alla fine. Al termine dei 5 giorni di “decantazione” imposti dal presidente della Repubblica al premier prima di rendere definitive le dimissioni, sostanzialmente, da parte loro è arrivato un no alla proposta del premier di ricostruire quel «patto di fiducia» ormai venuto meno, che aveva caratterizzato invece l’esperienza del governo. Da parte di Lega e Fi, la richiesta di una nuova maggioranza e un nuovo governo, senza i 5 stelle. Una condizione «irricevibile» per Draghi, foriera di non pochi smottamenti. Tra questi, l’addio di Mariastella Gelmini al suo partito.

Ai senatori il premier aveva affermato con chiarezza: basta ambiguità. Quindi, nella replica, con toni anche duri ed espliciti, aveva respinto l’accusa di avere di fatto chiesto «i pieni poteri. La democrazia – le sue parole – è parlamentare ed è la democrazia che rispetto e riconosco». Quindi, un altro intervallo di tempo in cui cercare schemi e strategie per tentare di tenere in piedi la legislatura. «Abbiamo fatto il possibile per evitare l’epilogo peggiore di una giornata drammatica», affermeranno al termine dal Pd, in prima linea per scongiurare il voto anticipato. E di «pagina nera» per l’Italia parlerà anche il ministro Di Maio: la politica «ha fallito», è il commento. Ora «si andrà a elezioni rapidamente», la previsione del leader del Pd Enrico Letta. Ma a dettare i tempi sarà il Quirinale, coinvolto ieri in un ultimo tentativo di chiarimento con le forze politiche, dopo aver tentato fino all’ultimo di scongiurare la fine anticipata della legislatura. Tentativo che è stato sufficiente, comunque, per consegnare al premier il mondo “reale” dei cittadini, degli studenti universitari, delle associazioni e delle realtà del terzo settore, che negli ultimi 5 giorni lo hanno invitato a restare a Palazzo Chigi.

A raccogliere i frutti della giornata di ieri al Senato è soprattutto Giorgia Meloni, alla guida di Fratelli d’Italia, impegnata nella battaglia contro la sopravvivenza del governo soprattutto fuori dall’aula di Palazzo Madama, via social media, picconando dal mattino il partito della continuità e l’unica persona in grado di condurlo avanti: il premier Draghi, appunto. «Se tutto va bene, si vota tra due mesi», afferma, al termine di quella che anche lei definisce «una giornata complessa», con la quale si apre una nuova fase, che potrebbe riportarla al governo. E non nasconde la soddisfazione, prima di prendere congedo dalla festa organizzata dalla federazione romana del partito, a piazza Vittorio Emanuele II: «La storia ci ha dato ragione».

21 luglio 2022