Il premier Draghi al telefono col presidente ucraino Zelensky

«Condiviso l’impegno per una soluzione sostenibile e durevole della crisi». Il ministro Di Maio (Esteri) a Kiev e Mosca. I Salesiani: «Il popolo desidera pace»

Nella giornata di ieri, 15 febbraio, il presidente del Consiglio dei ministri italiano Mario Draghi ha avuto una conversazione telefonica con il presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelensky. A darne notizia, Palazzo Chigi: «Al centro dei colloqui – si legge nel comunicato diffuso ieri –  vi sono stati gli ultimi sviluppi della crisi ucraina. Il presidente Draghi ha ribadito il fermo sostegno del governo italiano all’integrità territoriale e alla sovranità dell’Ucraina». Ancora, prosegue la nota, «è stata condivisa l’importanza di rafforzare l’impegno comune per una soluzione sostenibile e durevole della crisi, mantenendo aperto un canale di dialogo con Mosca».

Da Palazzo Chigi ricordano anche l’«intensa azione diplomatica condotta dall’Italia, assieme ai Paesi partner e alleati», nell’ambito della quale il ministro degli Esteri Luigi Di Maio si è recato, sempre ieri, in visita a Kiev per dei colloqui con il su omologo Kuleba mentre oggi, 16 febbraio, sarà a Mosca. E da Mosca – dove si è recato per un colloquio con il presidente russo Vladimir Putin anche il cancelliere tedesco Olaf Scholze – il ministro degli Affari esteri della Federazione Russa Sergej Lavrov ha detto che «le possibilità di un accordo non sono finite». La diplomazia, insomma, non si ferma, mentre l’Ucraina vive oggi la sua “Giornata dell’unità”, con le bandiere nazionali in tutti i luoghi pubblici, annunciata dal presidente Zelensky con l’obiettivo di allontanare «l’oscurità», scongiurando i rischi di guerra. Intanto il popolo «mantiene la calma». Lo spiega all’agenzia Dire padre Michailo Tchaban, ispettore salesiano nella città di L’viv, nell’estremità occidentale dell’Ucraina, a soli 50 chilometri dal confine con la Polonia e l’Unione Europea. La città che è stata scelta da Stati Uniti, Gran Bretagna e Canada come sede per le loro ambasciate trasferite in questi giorni dalla Capitale Kiev.

«I politici sono come presi da una frenesia, mentre parlano e decidono su una possibile guerra – riferisce il salesiano -. Il popolo dell’Ucraina non si fa invece prendere dal panico e resta abbastanza tranquillo, nella convinzione che la pace si possa mantenere e anzi far durare». E racconta di un periodo di incertezza iniziato nel 2014, con l’annessione russa della Crimea e l’inizio del conflitto nelle regioni orientali del Donbass, dove scontri tra esercito ucraino e ribelli separatisti hanno causato almeno 14mila morti e costretto circa un milione e mezzo di persone a lasciare le loro case. «Perfino qui a L’viv sono arrivati tanti sfollati, anche da Donetsk e Lugansk – ricorda a Dire -.  Molti ragazzi sono stati accolti nella nostra casa famiglia, si sono costruiti una vita nuova, partecipano alle competizioni sportive e desiderano di poter godere della pace».

16 febbraio 2022