Il premier Conte in visita alla Comunità ebraica di Roma

Il ricordo dell’«immane tragedia della Shoah, la notte più buia della storia». Le pietre d’inciampo rimosse nel rione Monti e l’antisemitismo, «una sorta di suicidio dell’uomo europeo»

«Ancora oggi, mentre assistiamo spesso impotenti e talvolta colpevolmente indifferenti al riaffiorare di forme latenti o esplicite di antisemitismo, dobbiamo trarre insegnamento dal passato nella consapevolezza che i più grandi orrori sono sempre l’esito di una rassegnazione, talvolta inconsapevole, alla inevitabilità degli eventi e una resa dei presidi morali che sorreggono e devono proteggere i nostri ordinamenti giuridici». Con queste parole il premier Giuseppe Conte ha voluto ricordare, durante la sua visita di questa mattina, 18 gennaio, alla Comunità ebraica di Roma, «l’immane tragedia della Shoah, la notte più buia della storia, nella quale una folle e mostruosa ideologia concepì un programma di annientamento dell’uomo senza precedenti».

Conte ha ricordato l’appuntamento con la Giornata della memoria, il 27 gennaio, sottolineando che «il male che quella generazione ha vissuto nelle sue forme più acute si è fatto memoria interrogando le coscienze di quanti sono vissuti dopo. Al cospetto dell’immane tragedia dell’Olocausto, di fronte al mysterium iniquitatis, al mistero del male che nel progetto del popolo ebraico raggiunse la sua più inaudita manifestazione è forse il silenzio la scelta più autentica?», si è chiesto. La risposta: «No. Ma è certo il silenzio lo spazio nel quale possiamo trovare rifugio e consolazione». Ancora, Conte ha evidenziato come «la memoria dei sopravvissuti, la loro preziosa, personale e dolorosa testimonianza nel raccontare l’indicibile, le umiliazioni, la violazione dei propri diritti, le sofferenze alle quali furono sottoposti, i soprusi che subirono, l’orrore che si manifestarono davanti ai loro occhi ha avuto bisogno di parole per poter essere trasmesso alle generazioni successive e giungere come monito fino a noi. E continua ad aver bisogno delle parole».

Nel suo intervento, il premier si è domandato: «Come fu possibile che nell’Europa dei diritti, culla di una raffinata civiltà nella quale il valore della persona umana era inscritto nel patrimonio indelebile di una cultura condivisa si sperimentasse un ottundimento delle coscienze di tale portata?». Quindi, citando lo scrittore austriaco Stefan Zweig, ha individuato nello «smarrimento degli antichi valori della nostra civiltà» la possibile causa. Di più. «Ogni forma di antisemitismo, quello di ieri e quello di oggi – ha aggiunto -, è una sorta di suicidio dell’uomo europeo che disprezzando e rifiutando l’ebreo, disprezza e rifiuta se stesso, nega una componente fondamentale della sua identità». 

Da parte del presidente del Consiglio, uno sguardo anche all’attualità. «In molti Paesi d’Europa, purtroppo anche in Italia e nella stessa città di Roma – l’analisi di Conte -, assistiamo con preoccupante frequenza ad episodi di riprovevole violenza certamente ancora isolati ma che costituiscono la spia di un progressivo affievolimento della sensibilità collettiva di fronte all’emersione di antiche e nuove forme di razzismo, talvolta proprio di stampo antisemita». A testimonianza, ha ricordato i fatti del 10 dicembre scorso nel rione Monti, quando «sono state trafugate molte delle cosiddette pietre d’inciampo, pietre simbolo della memoria realizzate in ricordo delle vittime del nazismo». Anche se sono state ricollocate, ha aggiunto, «resta il senso di amarezza per un episodio che, seppur isolato, è il segnale del progressivo degrado della nostra convivenza civile al quale occorre opporre un argine».

Insieme alla «ferma condanna nei confronti di episodi così riprovevoli», Il premier ha voluto ribadire anche «l’impegno dell’Italia nella tutela e nella promozione della libertà religiosa e nella lotta a ogni discriminazione e intolleranza». Il modo migliore «per onorare la memoria ed evitare di ricadere negli errori del passato», ha affermato, è «ricordare il contributo straordinario offerto dal pensiero ebraico alla cultura universale e in particolare alla cultura europea. Forse è proprio l’ignoranza che può spingere ad atteggiamenti di intolleranza che altrimenti non si spiegherebbero». Infine, sottolineando come «l’umanesimo europeo negli ultimi due secoli è stato sostenuto e alimentato in particolare proprio dalla cultura ebraica», Conte ha voluto ringraziare le comunità ebraiche in Italia per «il prezioso e inestimabile contributo che avete offerto all’umanesimo e che hanno reso ancor più ricco l’intero patrimonio dell’umanità».

18 gennaio 2019