Il patriarca di Gerusalemme Pizzaballa in quarantena per il Covid

Isolato nel Patriarcato insieme ad altri 6 sacerdoti. Tutti positivi asintomatici. Complessivamente in tutto il clero patriarcale contagiati 20 preti

Il coronavirus ha colpito anche il patriarca latino di Gerusalemme Pierbattista Pizzaballa, al momento in quarantena nella sede del Patriarcato insieme ad altri 6 sacerdoti. Lo ha rivelato ieri, 15 dicembre, lo stesso patriarca durante un incontr di lavoro online organizzato dall’associazione Iscom per parlare della situazione della Chiesa Cattolica e dei cristiani in Terra Santa, nell’approssimarsi del Natale. «Sono asintomatico e in buone condizioni», ha assicurato il patriarca. Anche gli altri 6 presbiteri in isolamento con lui sono «positivi asintomatici. Nessun caso grave». Complessivamente in tutto il clero patriarcale (Israele, Palestina, Giordania e Cipro) «i preti contagiati sono una ventina. Una situazione non preoccupante sotto il profilo sanitario», ha affermato Pizzaballa, anche se «ogni giorno per uno che guarisce ce n’è un altro che si scopre positivo ed entra in quarantena. Difficile far passare il messaggio dell’uso della mascherina e del distanziamento». Anche tra i fedeli è stata registrata nelle ultime tre settimane «un’impennata di contagi» ma anche in questo caso «sono tutti asintomatici. Tuttavia – prosegue il patriarca – abbiamo avuto delle vittime tra i fedeli delle nostre comunità».

Pizzaballa non ha dubbi: «Quando sarà possibile mi vaccinerò sicuramente. Credo che faranno la stessa cosa anche i nostri sacerdoti che sono liberi di scegliere». Quindi, in collegamento con Iscom, ha parlato anche del prossimo Natale che sarà «molto ridotto anche perché non avremo i pellegrini che portano un clima di festa oltre che lavoro. Le condizioni economiche – ha informato –  sono estremamente gravi e non permettono particolari feste, soprattutto a Betlemme. E si parla di un nuovo lockdown. A mia memoria – ha aggiunto ancora il patriarca – non ricordo un tempo duro come questo attuale. Abbiamo vissuto momenti difficili come la Seconda Intifada ma all’epoca abbiamo sempre avuto una presenza di pellegrini, anche se con qualche pausa, e soprattutto le chiese erano aperte, la vita spirituale scorreva ordinaria. In questo 2020 invece, per la pandemia, non abbiamo celebrato in presenza la Pasqua e adesso anche il Natale. Questa mancanza è una ferita per la comunità cristiana locale».

A Natale, ha reso noto il patriarca, «le liturgie avranno un numero di fedeli contingentato. Alla messa di mezzanotte a Betlemme non ci saranno le autorità palestinesi e rappresentanti diplomatici. Motivi pratici spingono in questa direzione: dovrebbero fare tutti il tampone. Da parte nostra stiamo discutendo per avere un numero di fedeli presenti alle funzioni proporzionato ai luoghi di celebrazione. Questo che viene sarà un Natale ridotto e più intimo ma lo festeggeremo come si conviene». Quindi, gettando lo sguardo al nuovo anno, Pizzaballa ha espresso la speranza che «potranno riprendere i pellegrinaggi. Non basteranno i piani di vaccinazione preparati dai vari Paesi. Ciò che serve – ha concluso – sarà ricreare anche la fiducia nelle persone che adesso sono molto spaventate. Per vedere i pellegrini tornare in Terra Santa ci vorrà forse ancora un anno ma spero di sbagliarmi».

16 dicembre 2020