Il parroco di Gaza: «Nessuno sa dire cosa accadrà ora»
Padre Romanelli parla al Sir dopo la ripresa dei bombardamenti israeliani sulla Striscia. «In parrocchia situazione sostanzialmente tranquilla. Stiamo in asia». Sospese le attività esterne
«Stanotte è stata dura». Il parroco della Sacra Famiglia, l’unica parrocchia latina della Striscia di Gaza, padre Gabriel Romanelli, commenta all’agenzia Sir i raid notturni di Israele su Gaza, che decretano di fatto la fine della tregua che durava da gennaio. «Poco dopo le due di questa mattina siamo stati svegliati dal frastuono delle bombe e subito abbiamo udito le grida delle persone in strada. Sembra di stare in un girone dantesco. Le notizie che arrivano da diverse zone di Gaza sono drammatiche e parlano di oltre 300 morti e più di 1000 feriti».
Già più alto il bilancio provvisorio: 356 morti, molti dei quali bambini. Numero riferito da fonti mediche dell’enclave palestinese e citate dalla tv satellitare al-Jazeera. «Qui nella parrocchia la situazione è sostanzialmente tranquilla – aggiunge il francescano – anche se si sentono ancora il rumore dei droni e dei colpi. Stiamo in ansia. Abbiamo sospeso tutte le attività esterne per motivi di sicurezza e attivato delle squadre di emergenza per cercare di aiutare le persone che si trovano adesso nel bisogno. Continuiamo a pregare Dio che risparmi altre sofferenze alla gente di Gaza. Che il Signore ci aiuti tutti ad uscire da questo incubo che è la guerra. Nessuno sa dire cosa accadrà adesso», confida al Sir.
Sulla ripresa dei raid si è espresso anche Muhannad Hadi, coordinatore dell’Ufficio per gli affari umanitari delle Nazioni Unite (Ocha). «Ondate di attacchi aerei si sono verificate nella Striscia di Gaza fin dalle prime ore del mattino – riferisce -. Rapporti iniziali e non confermati indicano che centinaia di persone sono state uccise. Ciò è inaccettabile. Un cessate il fuoco deve essere ripristinato immediatamente. La popolazione di Gaza ha sopportato sofferenze inimmaginabili. La fine delle ostilità, assistenza umanitaria continua, rilascio degli ostaggi e ripristino dei servizi di base e dei mezzi di sostentamento delle persone sono le uniche vie d’uscita».
18 marzo 2025