Il Papa: «Un cambio di rotta, per risposte efficaci alla crisi ecologica»

Il messaggio all’incontro “Fede e scienza: verso Cop26”. L’Appello: «Intraprendere un’azione rapida, responsabile e condivisa per guarire la nostra casa comune»

Interdipendenza, connessione, condivisione. Sono le parole che risuonano nel discorso di Francesco consegnato durante l’incontro “Fede e scienza: verso Cop26”, in corso in Vaticano alla presenza di religiosi e scienziati provenienti da tutto il mondo, organizzato dalle Ambasciate di Gran Bretagna e di Italia presso la Santa Sede insieme alla Santa Sede. «Riconoscere che il mondo è interconnesso – si legge nel testo – significa non solo comprendere le conseguenze dannose delle nostre azioni ma anche individuare comportamenti e soluzioni che devono essere adottati con sguardo aperto all’interdipendenza e alla condivisione». Il Papa ne è convinto: «Non si può agire da soli, è fondamentale l’impegno di ciascuno per la cura degli altri e dell’ambiente, impegno che porti al cambio di rotta così urgente e che va alimentato anche dalla propria fede e spiritualità».

Nell’analisi di Francesco, lo stesso incontro di oggi, 4 ottobre, che «unisce tante culture e spiritualità in uno spirito di fraternità», rafforza la consapevolezza che «siamo membri di un’unica famiglia umana: abbiamo ciascuno la propria fede e tradizione spirituale, ma non ci sono frontiere e barriere culturali, politiche o sociali che permettano di isolarci. Per dare luce a questo sguardo  – prosegue – vogliamo impegnarci per un futuro modellato dall’interdipendenza e dalla corresponsabilità. Tutto è collegato, nel mondo tutto è intimamente connesso – ribadisce, sulla scorta della Laudato si’ -. Non solo la scienza, ma anche le nostre fedi e le nostre tradizioni spirituali mettono in luce questa connessione esistente tra tutti noi e con il resto del creato. Riconosciamo i segni dell’armonia divina presente nel mondo naturale: nessuna creatura basta a sé stessa; ognuna esiste solo in dipendenza dalle altre, per completarsi vicendevolmente, al servizio l’una dell’altra».

Durante l’incontro è stato firmato un Appello rivolto ai partecipanti alla 26ª Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici – la Cop26, appunto -, che si svolgerà a Glasgow, in Scozia, dal 31 ottobre al 12 novembre, e che Papa Francesco consegna nelle mani di Alok Kumar Sharma, presidente designato della Cop26, e del ministro italiano degli Affari esteri e della cooperazione internazionale Luigi Di Maio. Proprio in riferimento a quel testo, il pontefice rinnova l’esortazione a «contrastare quella cultura dello scarto, che sembra prevalere nella nostra società e che si sedimenta su quelli che il nostro Appello congiunto chiama i “semi dei conflitti”: avidità, indifferenza, ignoranza, paura, ingiustizia, insicurezza e violenza». Quelli che «provocano le gravi ferite che infliggiamo all’ambiente come i cambiamenti climatici, la desertificazione, l’inquinamento, la perdita di biodiversità, portando alla rottura di quell’alleanza tra essere umano e ambiente che dev’essere specchio dell’amore creatore di Dio, dal quale proveniamo e verso il quale siamo in cammino».

Per il Papa, si tratta di una sfida «a favore di una cultura della cura della nostra casa comune e anche di noi stessi» che «ha il sapore della speranza, poiché non c’è dubbio che l’umanità non ha mai avuto tanti mezzi per raggiungere tale obiettivo quanti ne ha oggi». Alle religioni allora il campito di favorire un «cambio di rotta» del pianeta testimoniando «un amore che si estende a tutti, oltre le frontiere culturali, politiche e sociali; un amore che integra, anche e soprattutto a beneficio degli ultimi, i quali spesso sono coloro che ci insegnano a superare le barriere dell’egoismo e a infrangere le pareti dell’io». Due i piani su cui muoversi: «Quello dell’esempio e dell’azione e quello dell’educazione. In entrambi i piani, noi, ispirati dalle nostre fedi e tradizioni spirituali, possiamo offrire importanti contributi, percorsi educativi e formativi che possiamo sviluppare a favore della cura della nostra casa comune».

Francesco evidenzia l’«urgenza», per la Cop26, di «offrire risposte efficaci alla crisi ecologica senza precedenti e alla crisi di valori in cui viviamo», offrendo così «concreta speranza alle generazioni future». Proprio per questo, «desideriamo accompagnarla con il nostro impegno e con la nostra vicinanza spirituale», scrive ancora nel suo discorso. La cura del creato, per Francesco, «è anche una vocazione al rispetto: rispetto del creato, rispetto del prossimo, rispetto di sé stessi e rispetto nei confronti del Creatore. Ma anche rispetto reciproco tra fede e scienza, per entrare in un dialogo tra loro orientato alla cura della natura, alla difesa dei poveri, alla costruzione di una rete di rispetto e di fraternità». Non si tratta di un riconoscimento passivo dell’altro ma di «voler conoscere l’altro ed entrare in dialogo con lui per camminare insieme in questo viaggio comune, sapendo bene che, come indicato nell’Appello, “ciò che possiamo ottenere dipende non solo dalle opportunità e dalle risorse ma anche dalla speranza, dal coraggio e dalla buona volontà”».

Circa 40 i leader religiosi – in rappresentanza delle principali religioni del mondo -, riuniti insieme agli scienziati, che hanno firmato l’Appello ai partecipanti alla 26ª Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici in programma a Glasgow. «Le generazioni future non ci perdoneranno mai se perdiamo l’opportunità di proteggere la nostra casa comune – si legge nel testo -. Abbiamo ereditato un giardino: non dobbiamo lasciare un deserto ai nostri figli». Quindi, alcune richieste per invertire la rotta sul clima, come chiesto da Papa Francesco. Anzitutto, l’esortazione a raggiungere «il prima possibile» l’azzeramento delle emissioni di carbone, «per limitare l’aumento della temperatura media globale a 1,5 gradi al di sopra dei livelli preindustriali». Ancora, «le Nazioni più ricche e quelle con le maggiori responsabilità» sono invitate a intensificare «la loro azione per il clima in patria» ma anche «sostenendo finanziariamente i Paesi vulnerabili per adattarsi e affrontare il cambiamento climatico». I governi con urgenza aumentino «le loro ambizioni e la loro cooperazione internazionale per la transizione verso l’energia pulita e verso pratiche sostenibili di utilizzo del suolo, sistemi alimentari rispettosi dell’ambiente e finanziamenti responsabili». Nella parte finale del documento, quindi, la richiesta alla comunità internazionale riunita in occasione della Cop26 di «intraprendere un’azione rapida, responsabile e condivisa per risanare e guarire la nostra casa comune» e l’appello «a tutti abitanti del pianeta, perché si uniscano a noi  in un percorso comune», tramite «un’ azione creativa rispettosa e coraggiosa per il bene della terra, nostra casa comune».

4 ottobre 2021