Il Papa: «Roma città universale, faro di civiltà»

La visita in Campidoglio. Francesco auspica che il Giubileo migliori il decoro e avvicini centro e periferie. La città «continui a manifestare il suo volto accogliente». Il grazie al Comune e al Governo per l’impegno verso l’Anno Santo

Roma, storicamente votata all’universalità, confermi «le sue più nobili tradizioni e continui ad essere, anche nel nostro tempo, faro di civiltà e promotrice di pace». È l’invito che Papa Francesco ha rivolto questa mattina, 10 giugno, all’amministrazione comunale durante la visita in Campidoglio. Francesco ha inoltre sollecitato i responsabili della cosa pubblica a riflettere sulla responsabilità collettiva di valorizzare il patrimonio unico di Roma e di sfruttare le sfide come opportunità per un ulteriore sviluppo della città, confermando il suo ruolo di faro di cultura e civiltà nel mondo e prosegua la collaborazione tra istituzioni perché, ha detto a braccio «si pensa che i rapporti tra le autorità siano solo economici, invece no sono rapporti umani, i soldi sono secondari».

È la seconda volta che Bergoglio sale al Colle Capitolino. La prima cinque anni fa, il 26 marzo 2019. Arrivato con mezz’ora di anticipo sul programma, il vescovo di Roma è stato accolto dal sindaco Roberto Gualtieri e, accompagnato da squilli di tromba dei fedeli di Vitorchiano, ha fatto ingresso nel Tabularium dal quale ha ammirato le bellezze del Foro Romano. Accompagnato dal primo cittadino, Papa Francesco ha goduto della vista sul Foro Romano.

Al termine di un colloquio privato con il primo cittadino, Francesco ha incontrato l’amministrazione in Aula Giulio Cesare e durante il suo discorso ha evidenziato la profonda sintonia tra il messaggio cristiano e le aspirazioni spirituali della società romana antica, spiegando che il diffondersi del cristianesimo offrì «una speranza ben più radicale e inaudita», un messaggio di fratellanza e di amore che portò all’abolizione della schiavitù. «Anche ai nostri giorni, quasi inconsapevolmente, si rischia a volte di essere selettivi e parziali nella difesa della dignità umana – ha detto il Papa -, emarginando o scartando alcune categorie di persone, che finiscono per ritrovarsi senza adeguata protezione».

Riassumendo la storia della città dei Cesari e quella dei Papi fino ai giorni nostri, Bergoglio si è soffermato sul prossimo Giubileo, evento di carattere religioso che «non può non coinvolgere anche la città sotto il profilo delle attenzioni e delle opere necessarie ad accogliere i tanti pellegrini che la visiteranno. Potrà avere una ricaduta positiva sul volto stesso della città – le parole del Pontefice -, migliorandone il decoro e rendendo più efficienti i servizi pubblici, non solamente nel centro ma favorendo l’avvicinamento tra centro e periferie». E qui ha ringraziato le autorità comunali «per l’impegno profuso nel preparare Roma» e il Governo italiano per la sua piena disponibilità a collaborare con le autorità ecclesiastiche per la buona riuscita del Giubileo». Definendo Roma «città dallo spirito universale», Francesco ha sottolineato che questo spirito vuole essere «al servizio della carità, al servizio dell’accoglienza e dell’ospitalità» auspicando che Roma «continui a manifestare il suo vero volto, un volto accogliente, ospitale, generoso, nobile».

L’alto numero di pellegrini che si attende in città – le stime parlano di 32milioni -, uniti ai turisti, «potrebbe essere visto come un aggravio – ha proseguito il Papa -. In realtà, tutto questo è Roma, la sua specificità, unica al mondo, il suo onore, la sua grande attrattiva e la sua responsabilità verso l’Italia, verso la Chiesa, verso la famiglia umana. Ogni suo problema è il “rovescio” della sua grandezza e, da fattore di crisi, può diventare opportunità di sviluppo: civile, sociale, economico, culturale. L’immenso tesoro di cultura e di storia adagiato sui colli di Roma è l’onore e l’onere della sua cittadinanza e dei suoi governanti, e attende di essere adeguatamente valorizzato e rispettato. Rinasca in ciascuno la consapevolezza del valore di Roma, del simbolo che essa rappresenta in tutti i continenti; e si confermi, anzi cresca la reciproca fattiva collaborazione tra tutti i poteri che vi risiedono».

Roma «ha sete di speranza – ha detto il sindaco Gualtieri nel suo saluto -. Questo è il tempo del coraggio non della rassegnazione e Roma può dare un contributo che va oltre i suoi confini». Tanti i turisti e i romani che si sono accalcati attorno alla statua di Marco Aurelio in piazza del Capidoglio per poter salutare il Papa quando si è affacciato dalla Loggia del Palazzo Senatorio per salutare i cittadini. Tra loro, rappresentanti delle municipalizzate capitoline che ha ringraziato per il lavoro svolto in città. Dopo aver recitato insieme un’Ave Maria ha chiesto preghiere «a favore» della sua persona e si è recato nella Sala della Protomoteca per incontrare i dipendenti comunali. Alle 10.25 ha lasciato il Campidoglio.

10 giugno 2024