Il Papa prega per i disoccupati, un pensiero ad Europa e Africa

L’auspicio che in uno «spirito di concordia e di collaborazione» si affrontino «le conseguenze sociali ed economiche della pandemia»

«In questi giorni tanta gente ha perso il lavoro; non sono stati riassunti, lavoravano in nero … Preghiamo per questi fratelli e sorelle nostri che soffrono questa mancanza di lavoro». È la preghiera di introduzione con cui il Papa ha cominciato la Messa trasmessa nella mattina di oggi, lunedì 11 maggio, in diretta streaming da Santa Marta e offerta per tutti coloro che soffrono a causa del coronavirus.

Ieri, dopo la recita della preghiera del Regina Caeli dalla Biblioteca del Palazzo Apostolico Vaticano, Francesco ha rivolto un pensiero a tutte le mamme: «Oggi, in tanti Paesi, si celebra la Festa della mamma. Voglio ricordare con gratitudine e affetto tutte le mamme, affidandole alla protezione di Maria, la nostra Mamma celeste. Il pensiero va anche alle mamme che sono passate all’altra vita e ci accompagnano dal Cielo. Facciamo un po’ di silenzio per ricordare ognuno la sua mamma».

Quindi, un pensiero all’Europa, in occasione del 70° anniversario della Dichiarazione Schuman, del 9 maggio 1950. «Essa – ha detto il Papa – ha ispirato il processo di integrazione europea, consentendo la riconciliazione dei popoli del continente, dopo la Seconda Guerra Mondiale, e il lungo periodo di stabilità e di pace di cui beneficiamo oggi. Lo spirito della Dichiarazione Schuman non manchi di ispirare quanti hanno responsabilità nell’Unione europea, chiamati ad affrontare in spirito di concordia e di collaborazione le conseguenze sociali ed economiche provocate dalla pandemia. E lo sguardo – ha continuato – va anche all’Africa, perché il 10 maggio 1980, quarant’anni fa, San Giovanni Paolo II, durante la sua prima visita pastorale in quel continente, diede voce al grido delle popolazioni del Sahel, duramente provate dalla siccità. Oggi mi congratulo con i giovani che si stanno impegnando per l’iniziativa “Laudato Si’ Alberi”. L’obiettivo è piantare nella regione del Sahel almeno un milione di alberi che andranno a far parte della “Grande Muraglia verde d’Africa”. Auspico che in tanti possano seguire l’esempio di solidarietà di questi giovani».

11 maggio 2020