Il Papa: «Portare ai poveri il lieto annuncio, ricucire lo strappo, seminare speranza»

Le indicazioni di rotta alla diocesi in assemblea. Presentati i risultati del percorso “(Dis)uguaglianze”, a 50 anni dal convegno sui mali di Roma. «Osate nella carità, non abbiate paura di sognare imprese grandi anche se iniziano con impegni piccoli»

Non trema la voce di Mariagrazia, studentessa del liceo classico Amaldi di Tor Bella Monaca, mentre si rivolge a Papa Francesco e ai tanti fedeli che venerdì sera, 25 ottobre,  hanno riempito la basilica di san Giovanni in Laterano per l’assemblea diocesana. Le scappa anche una piccola risata, di quelle che raccontano la gioia di vivere, quando parla dell’importanza del supporto reciproco. «Da quando ho iniziato ad aiutare il prossimo ho scoperto che si è più felici quando si fanno felici gli altri», dice a Francesco che la ascolta in silenzio con la dolcezza di un nonno.

Si è aperta con un segno di speranza la celebrazione che ha presentato al Papa i risultati del lavoro svolto negli ultimi mesi con il percorso “(Dis)uguaglianze”, a 50 anni dal convegno sui “mali di Roma”. «Ancora oggi ci sono tante disuguaglianze e povertà in città – ha esordito il pontefice -. Tutto questo ci addolora, ma ci fa comprendere quanto sia ancora lunga la strada da percorrere. Come possiamo accettare che si buttino quintali di cibo e allo stesso tempo ci siano famiglie che non hanno da mangiare? O che ci siano migliaia di spazi vuoti e migliaia di persone che dormono su un marciapiede».

I poveri, ha spiegato, «non sono numeri o peggio ancora uno scarto. Sono i nostri fratelli, carne della nostra carne. Una città che assiste inerme a queste contraddizioni», ha rimarcato il Papa, è «una città lacerata». Un luogo dove «giovani non riescono a trovare un lavoro o una casa, ammalati e anziani non hanno accesso alle cure, ragazzi sprofondano nelle dipendenze, persone sono segnate da sofferenze mentali».

Un lungo applauso ha salutato il suo ingresso in basilica. Francesco è arrivato intorno alle 17.05 in sedia a rotelle, accompagnato dalle note del Coro diocesano diretto da monsignor Marco Frisina. Il Papa ha indicato tre strade da percorrere: «Portare ai poveri il lieto annuncio, ricucire lo strappo e seminare speranza». A braccio, ha esortato a guardare negli occhi il bisognoso e a tendergli veramente la mano, senza «buttare solo la moneta». Gesù, ha continuato Francesco, «ci chiede di dire ai poveri che sono amati dal Signore». Secondo il pontefice, «dobbiamo sentire la questione della povertà come un’urgenza ecclesiale». E, ancora a braccio, ha esclamato: «Un cristiano che non si fa vicino, che non è compassionevole, e che non è tenero non è cristiano».

Francesco si è soffermato poi sulla seconda strada. «Per ricucire lo strappo bisogna impegnarsi a costruire delle alleanze. E significa anche crescere nel dialogo, il dialogo con tutti». Sarebbe bello, ha detto ancora il Papa, «se dall’incontro di stasera si uscisse con qualche impegno concreto a superare le disuguaglianze». Da qui il suo invito a «valorizzare il pensiero sociale della Chiesa».

Infine, ha evidenziato Bergoglio, è necessario «seminare speranza, un impegno che siamo chiamati ad assumerci in vista del Giubileo». La molteplicità delle problematiche sociali, ha riflettuto Francesco, «potrebbe scoraggiare. Ma la speranza cristiana non delude mai». Il suo pensiero è andato poi a don Luigi di Liegro, il fondatore della Caritas, e ai «tanti laici che si sono messi all’opera». Oggi, secondo il Papa, bisogna «avviare nuovi processi di speranza. Osate nella carità, non abbiate paura di sognare imprese grandi anche se iniziano con impegni piccoli», la sua esortazione conclusiva.

Prima del discorso di Francesco, le parole del vicario del Papa per la diocesi di Roma Baldo Reina. «Abbiamo individuato nelle diseguaglianze il denominatore comune dei mali odierni della città», ha detto al pontefice il presule, che proprio nella mattinata aveva ricevuto il titolo di arcivescovo. Reina ha invito a «creare delle occasioni stabili di confronto e di collaborazione con le istituzioni e il vasto mondo delle associazioni».

I risultati del lavoro – riassunti in un volume – sono stati consegnati da Giustino Trincia, direttore della Caritas romana, alle istituzioni presenti. Al sindaco di Roma Roberto Gualtieri, al prefetto Lamberto Giannini, al questore Roberto Massucci, al comandante dei Carabinieri, il generale Andrea Taurelli, e al vicepresidente del Consiglio regionale del Lazio Emanuele Cangemi. Presenti in prima fila anche Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio, e Marco Impagliazzo, il presidente.

«Non una consegna leggera, ma una responsabilità», ha sottolineato il giornalista Marco Damilano, che ha presentato al Papa la sintesi del percorso svolto sulla sanità, sulla scuola, sulla casa e sul lavoro. L’ex direttore dell’Espresso ha invitato a costruire una cultura di mediazione tra i conflitti. «Serviranno forme inedite, creative, di presenza nella società, di partecipazione democratica, di evangelizzazione e di promozione umana».

25 ottobre 2024