Il Papa: «Oggi più armi che nella guerra fredda»

Presentato il messaggio per la 55° Giornata mondiale della pace che si celebrerà sabato 1° gennaio. Il cardinale Turkson: «Vicinanza e fratellanza per rendere superflui gli strumenti di guerra». Il tema del lavoro dignitoso

Da un lato le guerre e i conflitti combattuti in varie parti del mondo, la pandemia, le catastrofi naturali e ambientali provocate dal cambiamento climatico, intere popolazioni che soffrono la fame e la sete. Dall’altro «un modello economico basato sull’individualismo più che sulla condivisione solidale». Due facce della stessa medaglia che portano a «implorare giustizia e pace». Per raggiungere l’armonia tra i popoli Papa Francesco si appella «ai governanti e a quanti hanno responsabilità politiche e sociali, ai pastori e agli animatori delle comunità ecclesiali, come pure a tutti gli uomini e le donne di buona volontà» suggerendo le strade da percorrere per raggiungere la pace duratura. Nel messaggio per la 55° Giornata mondiale della pace che si celebrerà sabato 1° gennaio e che ha come tema il “Dialogo fra generazioni, educazione e lavoro: strumenti per edificare una pace duratura”, Bergoglio osserva che bisogna partire dallo scambio intergenerazionale «per realizzare progetti condivisi», puntare sull’istruzione e sull’educazione «come fattore di libertà, responsabilità e sviluppo» e sul lavoro, «per una piena realizzazione della dignità umana». Cammini da intraprendere «con coraggio e creatività» da un numero sempre maggiore di persone che, «senza far rumore, con umiltà e tenacia, si fanno giorno per giorno artigiani di pace».

Nel documento presentato oggi, 21 dicembre, nel corso di una conferenza nella Sala stampa della Santa Sede, Francesco si sofferma sull’importanza del dialogo, reso ancora più evidente dal periodo pandemico ancora in atto, in vista del bene comune. «Dialogare – scrive – significa ascoltarsi, confrontarsi, accordarsi e camminare insieme. Favorire tutto questo tra le generazioni vuol dire dissodare il terreno duro e sterile del conflitto e dello scarto per coltivarvi i semi di una pace duratura e condivisa. I giovani hanno bisogno dell’esperienza esistenziale, sapienziale e spirituale degli anziani», i quali, a loro volta, «necessitano del sostegno, dell’affetto, della creatività e del dinamismo dei giovani».

Passando al paragrafo dedicato all’istruzione e all’educazione, i cui bilanci continuano a subire tagli perché considerati «spese piuttosto che investimenti», il pontefice raccomanda un cambio di rotta con politiche economiche giuste «per promuovere la cultura della cura». L’istruzione e l’educazione, infatti, «costituiscono i vettori primari di uno sviluppo umano integrale – scrive -, rendono la persona più libera e responsabile e sono indispensabili per la difesa e la promozione della pace». Le spese che andrebbero debellate sono quelle relative agli armamenti, che sono «aumentate, superando il livello registrato al termine della “guerra fredda”, e sembrano destinate a crescere in modo esorbitante». Ancora una volta Francesco si rivolge quindi ai governanti affinché «elaborino politiche economiche che prevedano un’inversione del rapporto tra gli investimenti pubblici nell’educazione e i fondi destinati agli armamenti. D’altronde, il perseguimento di un reale processo di disarmo internazionale non può che arrecare grandi benefici allo sviluppo di popoli e nazioni, liberando risorse finanziarie da impiegare in maniera più appropriata per la salute, la scuola, le infrastrutture, la cura del territorio».

A tal proposito il cardinale Peter Kodwo Appiah Turkson, prefetto del dicastero per il Servizio dello sviluppo umano integrale, ha rimarcato che se si risparmiasse sugli armamenti si potrebbe allungare la lista degli investimenti in ciò che è «necessario per la vita umana» come l’alimentazione, la promozione della dignità della persona. «Bisogna lavorare per instaurare un clima di fiducia – ha aggiunto -. Solo con la vicinanza e la fratellanza si potrebbero rendere superflui gli strumenti di guerra». Gli ha fatto eco padre Fabio Baggio, sottosegretario della Sezione Migranti e rifugiati dello stesso dicastero, per il quale bisogna «avanzare una logica di investimento diverso perché nei prossimi anni gli spopolamenti delle popolazioni prodotti dai conflitti produrranno nuove crisi umanitarie e diplomatiche di cui come famiglia comune dovremo farci carico».

Nel messaggio il Papa sottolinea che l’istruzione e l’educazione sono inoltre strettamente correlate al successo nel mondo del lavoro, messo ulteriormente in ginocchio dal Covid-19. Francesco ricorda le tante attività fallite, il numero crescente dei disoccupati, l’impatto devastante della crisi economica sui migranti, una condizione di precarietà che diventa terreno fertile per la criminalità organizzata che soffoca «la libertà e la dignità delle persone, avvelenando l’economia e impedendo che si sviluppi il bene comune – scrive Bergoglio -. La risposta a questa situazione non può che passare attraverso un ampliamento delle opportunità di lavoro dignitoso. Il lavoro infatti è la base su cui costruire la giustizia e la solidarietà in ogni comunità. Dobbiamo unire le idee e gli sforzi per creare le condizioni e inventare soluzioni affinché ogni essere umano in età lavorativa abbia la possibilità, con il proprio lavoro, di contribuire alla vita della famiglia e della società – l’esortazione -. È più che mai urgente promuovere in tutto il mondo condizioni lavorative decenti e dignitose, orientate al bene comune e alla salvaguardia del creato». Per questo motivo il dicastero per il Servizio dello sviluppo umano integrale, attraverso la Commissione Covid-19 e in collaborazione con altri dicasteri, sta avviamo il progetto “Lavoro per tutti”. «Sarà una grande operazione di ascolto di tutti coloro che nei diversi luoghi stanno cercando soluzioni creative ai problemi del lavoro – ha annunciato suor Alessandra Smerilli, sottosegretario ad interim -. Ascolto, discernimento e messa in comune, creare le condizioni perché qualcosa di nuovo accada. Perché si costruisca la pace attraverso condizioni di lavoro dignitose per tutti».

Per affrontare le tre sfide esaminate dal Papa nel messaggio bisogna «avere il coraggio di avviare una rivoluzione spirituale capace di calarsi nelle dinamiche della vita reale anche per ricostruire il senso di appartenenza alla stessa comunità umana – ha detto Aboubakar Soumahoro, presidente di Lega braccianti e portavoce di Invisibili in movimento -. Questo richiede l’idea di un agire sociale e politico di respiro popolare e non populista».

21 dicembre 2021