Il Papa: «Non c’è vocazione senza missione»

Presentato in Sala stampa il messaggio per la Giornata mondiale per le vocazioni, il 30 aprile. «Lo Spirito del Risorto ci scuota dall’apatia e ci doni simpatia ed empatia»

“Vocazione: grazia e missione”. Questo il tema che fa da filo conduttore al messaggio di Francesco per la Giornata mondiale per le vocazioni, il 30 aprile, presentato questa mattina, 26 aprile, in Sala stampa vaticana. Nelle parole di Francesco infatti «la chiamata del Signore è grazia, è dono gratuito, e nello stesso tempo è impegno ad andare, a uscire per portare il Vangelo. Animato dallo Spirito, il cristiano si lascia interpellare dalle periferie esistenziali ed è sensibile ai drammi umani, avendo sempre ben presente che la missione è opera di Dio e non si realizza da soli, ma nella comunione ecclesiale, insieme ai fratelli e alle sorelle, guidati dai pastori».

Il Papa lo ribadisce con chiarezza: «Siamo stati creati dall’Amore, per amore e con amore, e siamo fatti per amare. Nel corso della nostra vita, questa chiamata a volte addirittura irrompe in modo inaspettato». Come è successo a lui, racconta, quel 21 settembre 1953, quando, «mentre andavo all’annuale festa dello studente, ho sentito la spinta a entrare in chiesa e a confessarmi. Quel giorno ha cambiato la mia vita e le ha dato un’impronta che dura fino a oggi». La chiamata divina al dono di sé però «si fa strada man mano, attraverso un cammino: a contatto con una situazione di povertà, in un momento di preghiera, grazie a una testimonianza limpida del Vangelo, a una lettura che ci apre la mente, quando ascoltiamo una Parola di Dio e la sentiamo rivolta proprio a noi, nel consiglio di un fratello o una sorella che ci accompagna, in un tempo di malattia o di lutto. La fantasia di Dio che ci chiama è infinita – prosegue -. E la sua iniziativa e il suo dono gratuito attendono la nostra risposta».

Proprio qui, per il pontefice, si gioca il tema della vocazione, che è «l’intreccio tra scelta divina e libertà umana, un rapporto dinamico e stimolante che ha per interlocutori Dio e il cuore umano. È come un seme divino che germoglia nel terreno della nostra vita, ci apre a Dio e ci apre agli altri per condividere con loro il tesoro trovato». Proprio per questo, «non c’è vocazione senza missione. E non c’è felicità e piena realizzazione di sé senza offrire agli altri la vita nuova che abbiamo trovato». Nell’analisi di Francesco infatti «la chiamata divina all’amore è un’esperienza che non si può tacere. La missione comune a tutti noi cristiani è quella di testimoniare con gioia, in ogni situazione, con atteggiamenti e parole, ciò che sperimentiamo stando con Gesù e nella sua comunità che è la Chiesa. E si traduce in opere di misericordia materiale e spirituale, in uno stile di vita accogliente e mite, capace di vicinanza, compassione e tenerezza, controcorrente rispetto alla cultura dello scarto e dell’indifferenza». In quel «farsi prossimo», rileva ancora Francesco citando l’esempio del “buon samaritano”, che «permette di capire il nocciolo della vocazione cristiana: imitare Gesù Cristo che è venuto per servire e non per essere servito».

Si tratta, nell’analisi del Papa, di un’azione missionaria che «non nasce semplicemente dalle nostre capacità, intenzioni o progetti, né dalla nostra volontà e neppure dal nostro sforzo di praticare le virtù, ma da una profonda esperienza con Gesù». Sulla scorta di quella vissuta dai discepoli di Emmaus, che «dopo l’incontro con Gesù risorto si confidano a vicenda: “Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?”. In loro possiamo vedere che cosa significhi avere “cuori ardenti e piedi in cammino”. È quanto mi auguro anche per la prossima Giornata mondiale della gioventù a Lisbona, che attendo con gioia e che ha per motto: “Maria si alzò e andò in fretta” (Lc 1,39). Che ognuno e ognuna si senta chiamato ad alzarsi e andare in fretta, con cuore ardente!», è l’auspicio di Francesco.

Allargando lo sguardo alla diversità di vocazioni, carismi e ministeri, il pontefice osserva quindi che «la vocazione al dono di sé nell’amore, comune a tutti, si dispiega e si concretizza nella vita dei cristiani laici e laiche, impegnati a costruire la famiglia come piccola chiesa domestica e a rinnovare i vari ambienti della società con il lievito del Vangelo; nella testimonianza delle consacrate e dei consacrati, donati tutti a Dio per i fratelli e le sorelle come profezia del Regno di Dio; nei ministri ordinati (diaconi, presbiteri, vescovi) posti al servizio della Parola, della preghiera e della comunione del popolo santo di Dio». E «solo nella relazione con tutte le altre, ogni specifica vocazione nella Chiesa viene alla luce pienamente con la propria verità e ricchezza –  argomenta -. In questo senso, la Chiesa è una sinfonia vocazionale, con tutte le vocazioni unite e distinte in armonia e insieme “in uscita” per irradiare nel mondo la vita nuova del Regno di Dio».

L’auspicio finale dunque è che «le iniziative di preghiera e di animazione legate a questa Giornata possano rafforzare la sensibilità vocazionale nelle nostre famiglie, nelle comunità parrocchiali e in quelle di vita consacrata, nelle associazioni e nei movimenti ecclesiali. Lo Spirito del Signore risorto ci scuota dall’apatia e ci doni simpatia ed empatia – conclude Francesco -, per vivere ogni giorno rigenerati come figli di Dio Amore ed essere a nostra volta generativi nell’amore: capaci di portare vita ovunque, specialmente là dove ci sono esclusione e sfruttamento, indigenza e morte. Così che si allarghino gli spazi dell’amore e Dio regni sempre più in questo mondo».

26 aprile 2023