Il Papa: «Non accada mai che le vittime di abusi non vengano ascoltate»

Il discorso ai membri della Commissione tutela minori, in occasione dell’assemblea plenaria: «La Chiesa sia luogo sempre più sicuro. Lasciamoci scuotere dalla sofferenza»

Ai membri della Pontificia Commissione per la tutela dei minori, ricevuti in udienza questa mattina, 7 marzo, nel Palazzo apostolico in Vaticano, in occasione dell’assemblea plenaria, Francesco ha ricordato anzitutto che «prendersi cura delle vittime di abusi» è una «vocazione coraggiosa, che nasce dal cuore della Chiesa a la aiuta a purificarsi e a crescere». In un discorso letto da un collaboratore – a causa dei recenti problemi di salute -, riconosce che «negli ultimi dieci anni il vostro compito di offrire “consiglio e consulenza e altresì proporre le più opportune iniziative per la salvaguardia dei minori e delle persone vulnerabili”(Praedicate Evangelium, art. 78) si è notevolmente allargato», assumendo «una fisionomia più definita, dal momento che vi ho chiesto di concentrarvi nell’aiutare a rendere la Chiesa un luogo sempre più sicuro per i minori e gli adulti più fragili». Di qui l’esortazione a «continuare in questo servizio, con spirito di squadra: costruendo ponti e collaborazioni che possano rendere più efficace la vostra cura per gli altri».

Partendo dal Rapporto annuale sulle politiche e le procedure di tutela nella Chiesa preparato dalla Commissione su richiesta del Papa, Francesco rimarca che dovrebbe «aiutarci a capire meglio il lavoro che ancora ci attende. Di fronte allo scandalo degli abusi e alla sofferenza delle vittime – prosegue – potremmo scoraggiarci, perché la sfida di ricostruire il tessuto di vite infrante e di guarire il dolore è grande e complessa. Ma non deve venire meno il nostro impegno; anzi, vi incoraggio ad andare avanti, perché la Chiesa sia sempre e dappertutto un luogo dove ciascuno possa sentirsi a casa e ogni persona sia ritenuta sacra».

Il nodo, nelle parole di Bergoglio, è proprio la «vicinanza alle vittime di abuso», che «non è un concetto astratto: è una realtà molto concreta, fatta di ascolto, di interventi, di prevenzione, di aiuto. Siamo chiamati tutti – in particolare le autorità ecclesiastiche – a conoscere direttamente l’impatto degli abusi e a lasciarci scuotere dalla sofferenza delle vittime, ascoltando direttamente la loro voce e praticando quella prossimità che, attraverso scelte concrete, le sollevi, le aiuti e prepari un futuro diverso per tutti». Da questa vicinanza, da questo «sguardo del cuore» nasce la risposta alle vittime. «Non deve accadere – è il monito – che questi fratelli e sorelle non vengano accolti e ascoltati, perché questo può aggravare moltissimo la loro sofferenza. C’è bisogno di prendersene cura con un impegno personale, così come è necessario che ciò sia portato avanti con l’aiuto di collaboratori competenti».

Dal pontefice anche parole di gratitudine per un servizio che viene svolto in gran parte «in modo riservato, come è giusto che sia per rispetto delle persone. Ma, nello stesso tempo – precisa – i suoi frutti dovrebbero diventare visibili: si dovrebbe sapere e vedere il lavoro che fate accompagnando il ministero di tutela delle Chiese locali. La vostra vicinanza alle autorità delle Chiese locali le rafforzerà nella condivisione di buone pratiche e nella verifica dell’adeguatezza delle misure che sono state poste in atto. Vi ho già chiesto di assicurare la conformità con Vos estis lux mundi, in modo che ci siano mezzi affidabili per accogliere e prendersi cura di vittime e sopravvissuti, come anche per assicurare che l’esperienza e la testimonianza di queste comunità sostenga il lavoro di protezione e prevenzione».

Bergoglio riconosce i «grandi frutti» che il servizio della Commissione alle Chiese locali sta già portando. «Sono incoraggiato – aggiunge – nel vedere l’iniziativa Memorare prendere forma, in collaborazione con le Chiese di tanti Paesi del mondo. Questo è un modo molto concreto per la Commissione di dimostrare la sua vicinanza alle autorità di queste Chiese, mentre rafforzate gli sforzi esistenti per la tutela. Col tempo – prosegue -, ciò darà vita a una rete di solidarietà con le vittime e con coloro che promuovono i loro diritti, specialmente dove le risorse e l’esperienza scarseggiano».

In conclusione, ancora un grazie «per il vostro delicato e importante servizio. Le vostre osservazioni ci manterranno in cammino nella giusta direzione – è l’omaggio -, perché la Chiesa continui a impegnarsi con tutte le sue forze nella prevenzione degli abusi, nella loro ferma condanna, nell’attenzione compassionevole verso le vittime e nell’impegno costante per essere luogo ospitale e sicuro».

7 marzo 2024