Il Papa: «Mettiamo in circolo la carità, condividiamo il pane, moltiplichiamo l’amore!»

Nella VII Giornata mondiale dei poveri, la Messa in San Pietro e il pasto condiviso, in Aula Paolo VI. «La povertà è uno scandalo. Noi che abbiamo ricevuto tanti doni, dobbiamo farci dono per gli altri». Il rischio di vivere «bloccati da una falsa immagine di Dio»

Prima la Messa celebrata nella basilica di San Pietro con la partecipazione di circa 5mila fedeli, nella stragrande maggioranza poveri e volontari che se ne prendono cura. Poi, dopo la recita dell’Angelus, il pasto condiviso con 1.500 di loro nell’Aula Paolo VI, trasformata in una grande sala da pranzo con tavoli da 12 coperti e uno centrale rettangolare da 22, dove si è seduto anche il  Papa. È stata vissuta così in Vaticano la VII Giornata mondiale dei poveri, sul tema “Non distogliere lo sguardo dal povero”.

Nella penultima domenica del tempo ordinario, commentando il Vangelo del giorno sulla parabola dei talenti, Francesco si è soffermato «su due percorsi: il viaggio di Gesù e il viaggio della nostra vita». E ha lanciato un messaggio forte: «Mettiamo in circolo la carità, condividiamo il nostro pane, moltiplichiamo l’amore! La povertà è uno scandalo. Quando il Signore tornerà, ce ne chiederà conto». Parlando del percorso di Cristo, il Papa ha detto che Gesù «prima di partire, ci ha consegnato i suoi beni, un vero e proprio “capitale”: ci ha lasciato sé stesso nell’Eucaristia, la sua Parola di vita, la sua santa Madre come nostra Madre, e ha distribuito i doni dello Spirito Santo perché noi possiamo continuare la sua opera nel mondo. Questi “talenti” sono elargiti – specifica il Vangelo – “secondo le capacità di ciascuno” e quindi per una missione personale che il Signore ci affida nella vita quotidiana, nella società e nella Chiesa». Ma Cristo, che ha ricevuto tutto dal Padre, non ha tenuto per sé questa ricchezza: “Si è rivestito della nostra fragile umanità, ha lenito come buon samaritano le nostre ferite, si è fatto povero per arricchirci della vita divina. Gesù ha vissuto per noi, in nostro favore. Ecco che cosa ha animato il suo viaggio nel mondo prima di tornare al Padre”».

Tuttavia, c’è anche il nostro viaggio. Gesù «tornerà nella gloria e ci vorrà incontrare di nuovo, per “fare il rendiconto”. E allora, dobbiamo chiederci: come ci troverà il Signore quando tornerà? Come mi presenterò io all’appuntamento con Lui? Quale strada percorriamo noi, nella nostra vita, quella di Gesù che si è fatto dono oppure la strada dell’egoismo? Quella delle mani aperte verso gli altri, per donare e per donarci, o quella delle mani chiuse per avere di più e custodire soltanto noi stessi? La parabola ci dice che ciascuno di noi, secondo le proprie capacità e possibilità, ha ricevuto i “talenti”. Attenzione – ha precisato Bergoglio -: qui non si tratta delle capacità personali, ma dei beni del Signore, di ciò che Cristo ci ha lasciato tornando al Padre. Con essi Egli ci ha donato il suo Spirito. Il grande “capitale” che ci è stato messo nelle mani è l’amore del Signore, fondamento della nostra vita e forza del nostro cammino. Dobbiamo chiederci: che ne faccio di un dono così grande lungo il viaggio della mia vita?».

Nell’analisi del pontefice, noi «possiamo moltiplicare quanto abbiamo ricevuto, facendo della vita un’offerta d’amore per gli altri, oppure possiamo vivere bloccati da una falsa immagine di Dio e per paura nascondere sottoterra il tesoro che abbiamo ricevuto, pensando solo a noi stessi, senza appassionarci a niente se non ai nostri comodi e interessi, senza impegnarci». La domanda è: «Io, rischio, nella mia vita? Io rischio con la forza della mia fede?». La risposta del Papa è chiara: «Noi che abbiamo ricevuto tanti doni, dobbiamo farci dono per gli altri. Pensiamo allora alle tante povertà materiali, alle povertà culturali, alle povertà spirituali del nostro mondo; pensiamo alle esistenze ferite che abitano le nostre città, ai poveri diventati invisibili, il cui grido di dolore viene soffocato dall’indifferenza generale di una società indaffarata e distratta. Quando pensiamo alla povertà, poi – ha proseguito -, non dobbiamo dimenticare il pudore: la povertà è pudica, si nasconde. Dobbiamo noi andare a cercarla, con coraggio. Pensiamo a quanti sono oppressi, affaticati, emarginati, alle vittime delle guerre e a coloro che lasciano la loro terra rischiando la vita; a coloro che sono senza pane, senza lavoro e senza speranza. Tante povertà quotidiane. E non sono una, due o tre: sono una moltitudine. I poveri sono una moltitudine. Preghiamo – ha concluso – perché ciascuno di noi, secondo il dono ricevuto e la missione che gli è stata affidata, si impegni a “far fruttare la carità” e a essere vicino a qualche povero».

Il pranzo, organizzato dal dicastero per la Carità e offerto dal Rome Cavalieri del gruppo Waldorf Astoria, è stato pensato per persone di ogni fede. Il menù ha compreso cannelloni di ricotta e spinaci con salsa al parmigiano, polpettine di carni bianche e contorno di vellutata di pomodori e basilico e purée di cavolfiore, tiramisù e pasticceria. Il Papa ha benedetto prima del pranzo per il «momento di amicizia, tutti insieme» e al termine ha ringraziato tutti coloro che hanno contribuito ad allestirlo. Tra le numerose le iniziative promosse per celebrare la giornata, il prolungamento dell’orario, la scorsa settimana, dell’Ambulatorio Madre di Misericordia, presso il colonnato di San Pietro, per visite gratuite ai bisognosi.

20 novembre 2023