Il Papa: l’odio verso ebrei ed ebraismo, «peccato contro Dio»

La lettera «ai fratelli e alle sorelle ebrei in Israele», in risposta all’appello di circa 400 rabbini e studiosi per rafforzare l’amicizia dopo l’attacco di Hamas del 7 ottobre. «Il mio cuore è vicino alla Terra Santa, a tutti i popoli che la abitano»

«Il percorso che la Chiesa ha avviato con voi, l’antico popolo dell’alleanza, rifiuta ogni forma di antigiudaismo e antisemitismo, condannando inequivocabilmente le manifestazioni di odio verso gli ebrei e l’ebraismo, come un peccato contro Dio». Lo ha scritto Papa Francesco nella lettera indirizzata «ai fratelli e alle sorelle ebrei in Israele», in risposta all’appello che circa 400 rabbini e studiosi gli avevano indirizzato per rafforzare l’amicizia tra ebrei e cattolici dopo l’attacco di Hamas del 7 ottobre scorso.

Ora il pontefice ricorda che «stiamo vivendo un momento di travaglio doloroso. Guerre e divisioni stanno aumentando in tutto il mondo. Siamo davvero, come ho detto tempo addietro, in una sorta di “guerra mondiale a pezzi”.  Anche la Terra Santa, purtroppo, non è stata risparmiata da questo dolore, e dal 7 ottobre è precipitata in una spirale di violenza senza precedenti. Il mio cuore è lacerato alla vista di quanto accade in Terra Santa, dalla potenza di tante divisioni e di tanto odio». Il Papa è ben consapevole che la reazione israeliana ha spaccato l’opinione pubblica mondiale, tra chi appoggia il diritto israeliano alla difesa e chi accusa lo Stato ebraico di genocidio, come dimostrano anche le accuse davanti alla Corte di giustizia internazionale dell’Aja. E  parla di «atteggiamenti di divisione, che a volte sfociano in forme di antisemitismo e antigiudaismo. Non posso che ribadire – aggiunge – quanto anche i miei predecessori hanno affermato chiaramente più volte: il rapporto che ci lega a voi è particolare e singolare, senza mai oscurare, naturalmente, il rapporto che la Chiesa ha con gli altri e l’impegno anche nei loro confronti».

«Insieme a voi – continua Francesco – noi cattolici siamo molto preoccupati per il terribile aumento degli attacchi contro gli ebrei in tutto il mondo. Avevamo sperato che “mai più” fosse un ritornello ascoltato dalle nuove generazioni, eppure ora vediamo che il percorso da fare richiede una collaborazione sempre più stretta per sradicare questi fenomeni. Il mio cuore è vicino a voi, alla Terra Santa, a tutti i popoli che la abitano, israeliani e palestinesi, e prego perché prevalga su tutti il desiderio della pace. Voglio che sappiate che siete vicini al mio cuore e al cuore della Chiesa».

Il Papa rinnova la sua vicinanza e il suo affetto: «Abbraccio ciascuno di voi, e in particolare coloro che sono consumati dall’angoscia, dal dolore, dalla paura e anche dalla rabbia. Le parole sono così difficili da formulare di fronte a una tragedia come quella avvenuta negli ultimi mesi. Insieme a voi, piangiamo i morti, i feriti, i traumatizzati, supplicando Dio Padre di intervenire e porre fine alla guerra e all’odio, questi cicli incessanti che mettono in pericolo tutto il mondo. In modo speciale, preghiamo per il ritorno degli ostaggi, rallegrandoci per quelli che sono già tornati a casa, e pregando affinché tutti gli altri si uniscano presto a loro».

Infine, Bergoglio aggiunge che «non bisogna mai perdere la speranza per una pace possibile» e che «dobbiamo fare di tutto per promuoverla, rifiutando ogni forma di disfattismo e di sfiducia. Dobbiamo guardare a Dio, la sola fonte di una speranza certa». Ricordando l’incontro nei giardini vaticani dell’8 giugno 2014 con Shimon Peres e Abu Mazen, il Papa conclude affermando che «in tempi di desolazione, abbiamo grande difficoltà a vedere un orizzonte futuro in cui la luce sostituisca l’oscurità, in cui l’amicizia sostituisca l’odio, in cui la cooperazione sostituisca la guerra. Tuttavia, noi, come ebrei e cattolici, siamo testimoni proprio di un simile orizzonte. E dobbiamo farlo, cominciando innanzitutto proprio dalla Terra Santa, dove insieme vogliamo lavorare per la pace e per la giustizia. Ebrei e cattolici dobbiamo impegnarci in questo percorso di amicizia, solidarietà e cooperazione nella ricerca di modi per riparare un mondo distrutto, lavorando insieme in ogni parte del mondo, e soprattutto in Terra Santa, per recuperare la capacità di vedere nel volto di ogni persona l’immagine di Dio».

5 febbraio 2024