Il Papa: la Madonna rigenera lo stupore della fede

La celebrazione nella solennità di Maria Santissima Madre di Dio, il 1° gennaio. All’Angelus ricorda la Giornata mondiale della pace: «Tutti siamo responsabili della vita della “città”»

Lasciarsi «guardare, abbracciare, prendere per mano» dalla Madonna. Sono i tre inviti che il Papa ha rivolto all’omelia della Messa presieduta nella mattina di ieri, 1° gennaio, solennità di Maria Santissima Madre di Dio, nella basilica di San Pietro. Giorno dello stupore, ha sottolineato Francesco: «È l’atteggiamento da avere all’inizio dell’anno, perché la vita è un dono che ci dà la possibilità di ricominciare sempre, anche dal punto più basso». Il Papa indica la statua della Madonna Nera con bambino del Sacro Monte di Viggiano, protettrice della Basilicata, portata in San Pietro già nel 2010 e venerata poco prima, che «mostra la Madre e il Bambino così uniti da sembrare una cosa sola». Questo, spiega, «è il mistero di oggi, che desta uno stupore infinito: Dio si è legato all’umanità, per sempre. Dio non è un signore distante che abita solitario i cieli ma l’Amore incarnato, nato come noi da una madre per essere fratello di ciascuno. Per essere vicino, il Dio della vicinanza – afferma Francesco -. Sta sulle ginocchia di sua madre, che è anche nostra madre, e da lì riversa sull’umanità una tenerezza nuova. E noi capiamo meglio l’amore divino, che è paterno e materno, come quello di una madre che non smette di credere nei figli e mai li abbandona».

Dio, aggiunge il Santo Padre, «ci ama indipendentemente dai nostri sbagli, dai nostri peccati, da come facciamo andare il mondo. Dio crede nell’umanità, dove si staglia, prima e ineguagliabile, la sua Madre». E la madre «genera noi al Signore. È madre e rigenera nei figli lo stupore della fede, perché la fede è un incontro, non è una religione. La vita, senza stupore, diventa grigia, abitudinaria; così la fede». Anche la Chiesa, osserva il Papa, «ha bisogno di rinnovare lo stupore di essere dimora del Dio vivente, Sposa del Signore, Madre che genera figli». Altrimenti, rischia di essere «la Chiesa museo». La Madonna, invece, «porta nella Chiesa l’atmosfera di casa, di una casa abitata dal Dio della novità». Da qui l’invito di Francesco: «Dalla Madre di Dio lasciamoci guardare, lasciamoci abbracciare, lasciamoci prendere per mano».

Lo sguardo è verso di lei «soprattutto nel momento del bisogno, quando ci troviamo impigliati nei nodi più intricati della vita», ma «quando ci guarda, lei non vede dei peccatori ma dei figli. Lo sguardo di Maria – dice il Papa – ricorda che per la fede è essenziale la tenerezza, che argina la tiepidezza». La «Chiesa della tenerezza» guarda al futuro con sguardo materno, perché senza questo sguardo anche il mondo «è miope. Aumenterà pure i profitti, ma non saprà più vedere negli uomini dei figli. Ci saranno guadagni, ma non saranno per tutti. Abiteremo la stessa casa, ma non da fratelli. La famiglia umana si fonda sulle madri. Un mondo nel quale la tenerezza materna è relegata a mero sentimento potrà essere ricco di cose, ma non ricco di domani».

E poi, l’abbraccio di Maria. Di fronte a «tanta dispersione e solitudine» presente nel mondo, «Maria è rimedio alla solitudine e alla disgregazione. È la Madre della consolazione». Infine, l’invito di Francesco a lasciarsi prendere per mano dalla Vergine, non come coloro che oggi «andando per conto proprio, perdono la direzione, si credono forti e si smarriscono, liberi e diventano schiavi. La Madonna non è un optional  sottolinea il Papa -: va accolta nella vita. È la Regina della pace, che vince il male e conduce sulle vie del bene, che riporta l’unità tra i figli, che educa alla compassione. Prendici per mano, Maria. Aggrappati a te supereremo i tornanti più angusti della storia. Portaci per mano a riscoprire i legami che ci uniscono».

All’Angelus, il Papa ricorda infine la Giornata mondiale della pace, che la Chiesa celebra proprio il 1° gennaio, quest’anno sul tema “La buona politica al servizio della pace”. «Non pensiamo che la politica sia riservata solo ai governanti: tutti siamo responsabili della vita della “città”, del bene comune; e anche la politica è buona nella misura in cui ognuno fa la sua parte al servizio della pace».

2 gennaio 2019