Il Papa: «La libertà dalla guerra non basta per ottenere la pace»

Alla Lateranense il seminario su “Educazione, diritti umani, pace”. Parolin: «Preoccupante» l’astensione del centrodestra sulla Commissione Segre

«Dobbiamo farci carico delle attese e delle angosce di tanti nostri fratelli e sorelle. Non possiamo restare indifferenti, limitandoci a invocare la pace. Tutti, educatori e studenti, siamo chiamati a costruire e proteggere quotidianamente la pace, rivolgendo la nostra preghiera a Dio perché ce ne faccia dono». Così si è espresso Papa Francesco nel discorso tenuto giovedì 31 ottobre all’Università Lateranense a conclusione della giornata di studio sul tema “Educazione, diritti umani, pace. Gli strumenti dell’azione internazionale e il ruolo delle religioni”, promosso dall’ateneo, dalla Congregazione per l’Educazione cattolica e dal Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso.

Un seminario che al mattino ha visto diversi interventi, tra cui quello del segretario di Stato cardinale Parolin, che a margine dei lavori ha espresso preoccupazione per l’astensione del centrodestra sulla Commissione Segre su odio razziale e antisemitismo: «Mi preoccupa, nel senso che su alcune cose, su valori fondamentali dovremmo essere tutti uniti. Ci sono cose su cui dovremmo convergere. Penso che l’invito sia a riflettere sui valori fondamentali, ci vogliono basi comuni».

Nel pomeriggio si sono invece alternati gli interventi di nove esponenti di diverse religioni sul tema “Il diritto all’educazione via alla pace: il ruolo delle religioni”. In particolare, il presidente del Consiglio episcopale ortodosso di Italia e Malta Zervos Gennadios ha portato i saluti del patriarca di Costantinopoli, Bartolomeo, sottolineando come «il dialogo è improcrastinabile per trovare una soluzione ai problemi che affliggono l’umanità». Occorre, ha continuato ricordando il patriarca Atenagora, «campione del dialogo», «costruire una fiducia reciproca nel rispetto», anche «per affrontare i problemi sociali che minacciano l’uomo».

Il rabbino Riccardo Di Segni ha invece posto l’accento sul «dovere» dell’educazione, affermando che «il vero studioso è colui che costruisce la pace nel mondo». Le conclusioni, prima dell’arrivo del Santo Padre, sono state affidate al presidente del Consiglio per il dialogo interreligioso, il cardinale Miguel Angel Ayuso Guixot, che ha ricordato da un lato come «tutti dobbiamo essere coinvolti nell’essere educatori di pace», formando «identità aperte capaci di evitare la tentazione di ripiegarsi su se stessi e irrigidirsi», dall’altro come occorre «ricomporre la frattura intergenerazionale per riallacciare il dialogo con la platea giovanile».

Francesco ha anche inaugurato la mostra calligrafica dell’artista arabo Othman Alkhuzaiem, dedicata alla memoria del cardinale Tauran, che il Papa ha definito «amico». «La pace, la dignità umana, l’inclusione e la partecipazione – ha ribadito – evidenziano quanto sia necessario un patto educativo ampio e in grado di trasmettere non solo la conoscenza di contenuti tecnici ma anche e soprattutto una sapienza umana e spirituale, fatta di giustizia, rettitudine, comportamenti virtuosi e in grado di realizzarsi in concreto». Poi ha di nuovo messo in guardia dal rischio di creare «un habitat che si definisce “religioso” ma in realtà è ideologico, genera in alcune persone sentimenti di violenza e persino desiderio di vendetta. Di fronte alla mancanza di pace, non basta invocare la libertà dalla guerra; occorre soprattutto mettersi in discussione e recuperare la capacità di stare tra le persone, dialogare con esse» perché il dialogo «non serve solo a prevenire e risolvere i conflitti ma è un modo per far emergere i valori e le virtù che Dio ha scritto nel cuore di ogni uomo».

4 novembre 2019