Il Papa: «La Chiesa deve crescere nell’adorazione»

Nella solennità dell’Epifania, la Messa nella basilica di San Pietro. L’appello ad «andare all’essenziale», imparando a «rifiutare quello che non va adorato»

Riscoprire il senso profondo dell’adorazione, del fermarsi in ginocchio davanti a Dio per compiere un gesto d’amore che cambia la vita e vince il culto di se stessi. La sola preghiera, la conoscenza di nozioni teologiche, la solerzia pastorale non sono sufficienti se non «si piegano le ginocchia» sull’esempio dei Magi, che si prostrarono in adorazione davanti al Bambino Gesù. Nella solennità dell’Epifania del Signore, Papa Francesco invita la Chiesa a compiere un passo in avanti e a crescere nella preghiera di adorazione, a riscoprire questa «esigenza» della fede: «una saggezza» da alimentare quotidianamente. Esorta le comunità a creare spazi per l’adorazione e i fedeli a trovare durante la giornata del tempo da trascorrere con il Signore. Perdere il senso dell’adorazione, ha rimarcato, significa smarrire «il senso di marcia della vita cristiana, che è un cammino verso il Signore», non verso il proprio “io”.

Ieri, lunedì 6 gennaio, in una gremita basilica vaticana, il vescovo di Roma, commentando il Vangelo di Matteo, ha analizzato il modo di adorare dei vari personaggi del brano evangelico. Accanto ai Magi venuti dall’Oriente per conoscere il Messia, ci sono Erode e gli scribi di Gerusalemme. Il sovrano teme il Bambino, pensa solo al proprio tornaconto personale e questo accade perché «quando l’uomo non adora Dio è portato ad adorare il suo “io” – ha detto Bergoglio -. E anche la vita cristiana, senza adorare il Signore, può diventare un modo educato per approvare se stessi e la propria bravura: cristiani che non sanno adorare, che non sanno pregare adorando». Il Papa ha quindi messo in guardia dal «serio rischio» di servirsi del Signore anziché servirlo. «Quante volte abbiamo scambiato gli interessi del Vangelo con i nostri – ha aggiunto -, quante volte abbiamo ammantato di religiosità quel che ci faceva comodo, quante volte abbiamo confuso il potere secondo Dio, che è servire gli altri, col potere secondo il mondo, che è servire sé stessi».

I capi dei sacerdoti e gli scribi, pur conoscendo perfettamente le Scritture e le profezie, non colgono la novità che è in Gesù, non vanno ad adorarlo. Il loro comportamento, ha proseguito Francesco, insegna che «nella vita cristiana non basta sapere. Senza uscire da sé, senza incontrare, senza adorare non si conosce Dio. La teologia e l’efficienza pastorale servono a poco o nulla se non si piegano le ginocchia. Quando si adora ci si rende conto che la fede non si riduce a un insieme di belle dottrine ma è il rapporto con una Persona viva da amare. È stando faccia a faccia con Gesù che ne conosciamo il volto. Adorando, scopriamo che la vita cristiana è una storia d’amore con Dio, dove non bastano le buone idee ma bisogna mettere Lui al primo posto, come fa un innamorato con la persona che ama. Così dev’essere la Chiesa: un’adoratrice innamorata di Gesù suo sposo».

Il pontefice ha quindi esortato a trascorrere del tempo in adorazione, «senza la lista delle richieste» ma con l’unico desiderio di trascorrere del tempo con Cristo, l’unico in grado di illuminare l’oscurità, di dare forza nella debolezza e coraggio nelle prove. «Adorare è andare all’essenziale – ha sottolineato -. È la via per disintossicarsi da tante cose inutili, da dipendenze che anestetizzano il cuore e intontiscono la mente. Adorando, infatti, si impara a rifiutare quello che non va adorato: il dio denaro, il dio consumo, il dio piacere, il dio successo, il nostro io eretto a dio». Il cristiano, ha aggiunto a braccio, «di solito sa pregare – chiede, ringrazia il Signore – ma la Chiesa deve andare ancora più avanti con la preghiera di adorazione, dobbiamo crescere nell’adorazione».

Come previsto dal rito, durante la liturgia è stato letto l’annuncio del giorno di Pasqua, che quest’anno si celebra il 12 aprile. Al termine della preghiera dell’Angelus in piazza San Pietro, il Papa ha salutato i partecipanti al corteo storico-folcloristico ispirato alle tradizioni dell’Epifania e dedicato quest’anno al territorio di Allumiere e della Valle del Mignone.

7 gennaio 2020