Il Papa in tv da Fazio: l’omaggio a medici e infermieri, “eroi” nella pandemia

Francesco ospite di "Che tempo che fa", collegato da Casa Santa Marta. Il ricordo dell'infanzia - «volevo fare il macellaio» - e la riflessione ad ampio spettro su guerra, migranti, lavoro, ambiente e sul futuro della Chiesa. Le parole rivolte ai genitori: «Non "spaventarsi" dei figli»

«Qualcosa di eccezionale», ha definito Fabio Fazio il lungo intervento di Papa Francesco, ieri sera, domenica 6 febbraio, nel programma di Rai3 “Che tempo che fa”. «Eccezionale – ha aggiunto – per il grande dono che c’è in ogni sua parola, capace di leggere nel cuore e nei pensieri di tutti noi». Il pontefice, collegato da Casa Santa Marta, in Vaticano, ha parlato di temi enormi come la guerra, i migranti, il lavoro, la Chiesa, l’ambiente. Ma anche di giovani, del male, della libertà dell’uomo, di genitori e figli, persino di musica. Ha ricordato che da bambino voleva «fare il macellaio», la passione giovanile per la «chimica» e la «medicina». Si è soffermato sul perdono: «La capacità di essere perdonato è un diritto umano – ha spiegato -, tutti abbiamo il diritto di essere perdonati se chiediamo perdono». Quindi ha parlato della «cultura dell’indifferenza» di fronte al tema della sofferenza dei migranti e della guerra; della «vendita delle armi»,  spiegando che se stessimo «un anno senza fabbricarne si potrebbe dare cibo ed educazione gratuitamente a tutto il mondo». La guerra, ha aggiunto, è un «controsenso della Creazione», per questo è «sempre distruzione». Al contrario, «lavorare la terra, curare i figli, portare avanti una famiglia, far crescere una società, questo è costruire».

Quando Fazio gli ha ricordato la sua definizione del Mediterraneo come «grande cimitero», il Papa ha ribadito che «quello che si fa con i migranti è criminale», per i «lager in Libia», per quando vengono «respinti» e «muoiono sul mare». Ha sottolineato la necessità di «pensare intelligentemente la politica migratoria» con una «politica continentale», come «responsabilità nostra: ogni Paese deve dire quanti migranti può accogliere. C’è l’Unione Europea, bisogna mettersi d’accordo: così si fa l’equilibrio, in comunione». Perché «il migrante va sempre accolto, accompagnato, promosso e integrato». Bisogna combattere la «tentazione molto brutta» – alimentata dal privilegio di essere nati in un Paese che ha offerto possibilità – di voltarsi dall’altra parte rispetto alla sofferenza altrui. «Non basta vedere – ha detto Francesco -: è necessario sentire, toccare». Come il Buon Samaritano: «Un uomo, uno straniero, che vede, si ferma, tocca e si prende carico». È  importante «toccare le miserie – ha precisato -: ci porta all’eroicità. Penso ai medici, agli infermieri e infermiere che hanno dato la vita in questa pandemia: hanno toccato il male e hanno scelto di rimanere lì con gli ammalati».

Anche sulle emergenze ambientali, Papa Francesco ha mostrato decisione: «Una politica di deforestazione significa meno ossigeno, cambiamento climatico, morte della biodiversità. Significa uccidere la Madre Terra. Non avere quel rapporto che i popoli aborigeni, originari, chiamano “il buon vivere”: quel vivere in armonia con la Terra». Ha ricordato i pescatori di San Benedetto del Tronto che gli hanno parlato di aver trovato in un anno una quantità enorme di plastica e poi il doppio. «Ma si sono organizzati – ha raccontato – prendendo ogni rifiuto dal mare, per pulirlo: sentono che il mare è una cosa loro, sono entrati in sintonia con la Terra e l’hanno curata». Nelle parole del pontefice, «gettare la plastica in mare è criminale e uccide tutto. Prendersi cura del Creato è un’educazione che dobbiamo imparare», ha continuato, così come tenere a bada l’aggressività sociale «distruttiva» che «comincia con la lingua, con il chiacchiericcio, nelle famiglie, nei quartieri» e «distrugge l’identità». Da qui «cominciano le guerre», quelle «divisioni» che sono l’opposto delle parole usate dal Papa per parlare del rapporto tra genitori e figli: «Vicinanza» e «gratuità». Bergoglio ha ricordato una domanda che fa sempre alle coppie giovani: «Tu giochi con i tuoi figli?» chiede, ma «a volte sento risposte dolorose: “Ma Padre, quando io esco da casa per lavorare loro dormono e quando torno, la notte, stanno dormendo un’altra volta”. Da pastore, ha insistito sull’importanza di «non spaventarsi dei figli», «delle cose che dicono», sull’importanza, «quando un figlio già più grande, adolescente, fa qualche scivolata, di essere vicino, di parlare come padre, come madre».

Fazio gli ha ricordato una sua frase: «Un uomo può guardare un altro uomo dall’alto in basso solo quando lo aiuta a rialzarsi». Nella società, ha replicato Francesco, «vediamo quante volte si guardano gli altri dall’alto in basso per dominarli e non per aiutarli a rialzarsi. Invece questo gesto è lecito soltanto a rischio di cadere anch’io, per fare un gesto nobile: “Alzati fratello, alzati sorella”. Altri sguardi dall’alto in basso sarebbero di dominazione, e questo non va bene». Piene di tenerezza poi le parole di Bergoglio sulla sofferenza dei fanciulli. «Perché soffrono i bambini? – si chiede -. Io non trovo spiegazioni a questo. Ho fede, cerco di amare Dio che è mio Padre, ma mi domando: “Perché soffrono i bambini?”. Trovo una sola strada: soffrire con loro. Per me, in questo, è stato un gran maestro Dostoevskij».

Inevitabili le considerazioni sulla Chiesa – «La Chiesa del futuro la immagino come l’ha immaginata san Paolo VI dopo il Concilio, con l’esortazione apostolica Evangelii nuntiandi» – e il monito a stare in guarda dal «male più grande della Chiesa oggi», vale a dire «la mondanità spirituale», che «fa crescere il clericalismo, che è una perversione della Chiesa. Il clericalismo che c’è nella rigidità, e sotto ogni tipo di rigidità c’è putredine, sempre; che porta a posizioni ideologicamente rigide, e l’ideologia prende il posto del Vangelo». Quindi, ancora parole sulla preghiera, sull’amicizia, sul «senso dell’umorismo, che fa relativizzare le cose e dà una gioia grande». Da ultimo, la richiesta di pregare per lui: «Ne ho bisogno, e se qualcuno di voi non prega, perché non crede, non sa o non può, almeno che mi mandi buoni pensieri».

7 febbraio 2022