Il Papa in Iraq, «segno di speranza per cristiani e musulmani»

Parlano il segretario generale di Caritas internationalis Aloysius John e Nabil Nissan, direttore di Caritas Iraq, che serve oltre 5mila famiglie al mese

«Un segno di speranza per i cristiani, un messaggio di pace e riconciliazione per le diverse comunità, per costruire ponti con altre fedi». Il segretario generale di Caritas internationalis Aloysius John definisce così la visita di Papa Francesco in Iraq, iniziata questa mattina, 5 marzo: «Un momento cruciale per esprimere solidarietà ai cristiani nel Paese e in tutto il Medio Oriente. Un momento per chiedere dialogo e riconciliazione in una nazione che ha affrontato decenni di guerra». La confederazione delle Caritas nazionali si unisce dunque al Papa in questa visita, che sarà «un forte segno di speranza sia per i cristiani che per i musulmani».

Al pontefice ha indirizzato un messaggio anche Nabil Nissan, direttore di Caritas Iraq, sottolineando che «la nostra forza è ispirata dalla nostra fede e dalla nostra speranza, che saranno entrambe rafforzate dalla sua visita. Siamo sicuri che lei non ci lascerà soli e ci ispirerà a essere presenti ovunque vi siano dolore e sofferenza». L’organismo pastorale è in prima linea nel Paese dal 1992, servendo, difendendo e accompagnando i più poveri e vulnerabili senza alcuna distinzione di fede e costruendo ponti tra le diverse comunità, in un Paese profondamente segnato dalle divisioni settarie. Attualmente, serve oltre 5mila famiglie ogni mese e lavora in aree difficili e dimenticate quali Fallujah e Mosul. Da quando l’Isis ha iniziato la sua avanzata nel 2014, Caritas ha servito quasi 390mila persone in tutto il Paese.

Grazie all’impegno di oltre 270 collaboratori e circa 200 volontari, l’organismo pastorale opera in quattro governatorati del Paese – Baghdad, Anbar, Mosul, Duhok -, sostenuta dai diversi membri della confederazione Caritas. Oltre alla fornitura di mezzi di sussistenza e alloggi, gli interventi prevedono anche sostegno psicologico e sanitario  – incluse le iniziative di sensibilizzazione per prevenire i contagi da Covid-19 -, programmi di istruzione e iniziative per promuovere un ruolo attivo delle donne e dei giovani.

5 marzo 2021