Il Papa: «Il lavoro che non aliena ma libera comincia dal cuore»
Il messaggio ai 1.600 giovani di 22 scuole della Capitale che hanno partecipato alla III edizione di LaborDì, promossa dalle Acli provinciali di Roma. Agli adulti: «Non pieghiamo i ragazzi alle ragioni dell’esistente». I dati della ricerca di Acli Roma e Iref
Un’ovazione da stadio, seguita dopo pochi istanti da un grande applauso, non appena il cardinale vicario Baldo Reina ricorda a tutti del compleanno di Papa Francesco. È stato accolto così il messaggio che il pontefice ha mandato per la terza edizione di “LaborDì”, la giornata dedicata ai giovani e al mondo del lavoro promossa dalle Acli provinciali di Roma, che si è svolta oggi, 17 dicembre, nell’Auditorium della Tecnica di Roma.
Oltre 1.600 ragazzi e ragazze, provenienti da 22 istituti di formazione superiore della Capitale, hanno battuto le mani a distanza per il Papa, che proprio a loro si è rivolto. «Attraversata l’adolescenza, si apre davanti a voi la scena del mondo – ha scritto ai giovani nel messaggio letto da Reina -. Può apparire affollata e distratta al vostro arrivo, eppure, manca ancora del vostro contributo, di ciò per cui da sempre siete attesi. Con voi – e vorrei dire a ciascuno: con te – entra nel mondo il nuovo».
Secondo il Papa, dal momento che nel creato «tutto è connesso», il contributo di ognuno è fondamentale. Anche se, ha continuato, può capitare che il mondo del lavoro sia «inquinato da dinamiche e comportamenti negativi che lo rendono a volte invivibile». Per questo motivo, «insieme alla cura del creato è necessaria la cura della qualità della vita umana, la ricerca della fraternità umana e dell’amicizia sociale, perché i nostri legami contano più dei numeri e delle prestazioni».
Appellandosi ai ragazzi e alle ragazze, li ha esortati a tenere ben salde «sia la coscienza della vostra unicità – che prescinde da qualsiasi successo o insuccesso – sia la propensione a stabilire con gli altri rapporti sinceri». «In molti ambienti sarete, allora – ha aggiunto -, una rivoluzione gentile». Francesco ha poi suggerito loro una nuova immagine, dopo quella del “cantiere” dell’anno scorso. «Mi riferisco al cuore – ha detto -, che solitamente colleghiamo all’amore, all’amicizia, ma che in realtà porterete con voi anche al lavoro». In questo senso, ha lanciato un ammonimento: «Voi conoscete il vostro cuore: custoditelo!», ha detto ai giovani. Un consiglio che dovranno tenere a mente quando si affacceranno nel mondo del lavoro, «per rimanere in pace e liberi».
Il Papa li ha così invitati a evitare l’omologazione a modelli «in cui non credete, magari per ottenerne prestigio sociale o del denaro in più». Perché, ha sottolineato, «il male ci aliena, spegne i sogni, ci rende soli e rassegnati. Ha poi ringraziato le Acli, «uno storico esempio di come sia importante associarsi, trasformare le intuizioni del cuore in legami sociali». Per il Papa, invece, «quando il lavoro viene organizzato senza cuore», è lì che è «in pericolo la dignità umana di chi lavora, o non trova lavoro, o si adatta a un lavoro indegno». Infine, ha indicato una strada anche agli adulti: «Non pieghiamo i giovani alle ragioni dell’esistente, non corrompiamone la novità». Poi l’incoraggiamento ai ragazzi «a unire gli sforzi, a costruire reti, anche internazionali, per riparare la Casa comune e ritessere la fraternità umana». Il lavoro «che non aliena, ma libera, comincia dal cuore», ha concluso Francesco.
Parole, quelle del pontefice, accolte con grande entusiasmo da Lidia Borzì, presidente delle Acli provinciali di Roma. «Accogliamo – ha detto – l’invito del pontefice a non piegare e corrompere i giovani, ma anzi a dare loro la mano e confidare in ciò che è seminato nei loro cuori». È la missione intrapresa da LaborDì, che ha dato la possibilità a tanti studenti e studentesse di confrontarsi con diverse simulazioni di colloqui lavorativi. Un primo passo in un mondo per loro ancora sconosciuto.
Da una ricerca promossa dalle Acli capitoline, in collaborazione con l’Istituto di ricerche educative e formative (Iref), emerge infatti che il 90% dei ragazzi romani si preoccupa del percorso post – scolastico, ma il 38% non ha ancora scelto che strada intraprendere. L’indagine è intitolata “Il lavoro immaginato” e finora è giunta a circa metà del percorso, attraverso l’ascolto di mille giovani della Capitale. «Riteniamo che l’ascolto sia la prima parte di una buona azione politica – ha aggiunto Borzì -, perciò crediamo che questo percorso vada non soltanto proseguito ma anche potenziato, ed è quello che vogliamo fare nel 2025, piantando un altro seme di speranza in occasione del Giubileo».
Le ha fatto eco Emiliano Manfredonia, presidente nazionale delle Acli, secondo cui «il lavoro è solidarietà, una potente arma per costruire la pace». Ne è convinta Maria Cristina, studentessa del quinto anno del liceo classico Massimo. «Il colloquio è andato molto bene – racconta -. Vorrei studiare medicina. Credo che attraverso il lavoro si possano aiutare gli altri». Stefano invece è al quarto anno del linguistico ed è rimasto stupito dalla chiacchierata con una recruiter. «Mi ha aperto gli occhi. Bisognerebbe organizzare più giornate come queste».
17 dicembre 2024