Il Papa: «I poveri sono al centro del Vangelo»
Nella basilica vaticana la Messa nella IV Giornata mondiale. «Com’è vuota una vita che insegue i bisogni senza guardare a chi ha bisogno. Non c’è fedeltà senza rischio»
«Chiediamo la grazia di non essere cristiani a parole ma nei fatti. Per portare frutto, come desidera Gesù». Così Papa Francesco ha concluso la sua omelia in occasione della IV Giornata mondiale dei poveri, durante la Messa celebrata all’altare della Cattedra nella basilica di san Pietro, alla presenza di una rappresentanza di persone povere e indigenti e di volontari. Il pontefice ha concluso il suo discorso ricordando la figura di don Roberto Malgesini, il giovane sacerdote di Como ucciso a settembre da uno dei senza dimora che assisteva quotidianamente. Un prete che «non faceva teorie; semplicemente, vedeva Gesù nel povero e il senso della vita nel servire». Perché «se non vogliamo vivere poveramente, chiediamo la grazia di vedere Gesù nei poveri, di servire Gesù nei poveri». Che sono, secondo Francesco, «i “banchieri” in grado di procurare un interesse duraturo». I poveri «sono al centro del Vangelo, non si capisce il Vangelo senza i poveri, sono nella stessa personalità di Gesù che si è fatto povero, si è fatto peccato, la povertà più brutta. Ci garantiscono una rendita eterna e già ora ci permettono di arricchirci nell’amore».
Il Papa ha commentato la parabola dei talenti spiegando che «ha un inizio, un centro e una fine, che illuminano l’inizio, il centro e la fine della nostra vita». L’inizio è rappresentato dai doni che Dio ha dato a ciascuno: «Tutto è cominciato con la grazia di Dio, non con i nostri sforzi, con la grazia. Dio che è Padre e ha messo nelle nostre mani tanto bene, affidando a ciascuno talenti diversi». Ognuno è prezioso agli occhi di Dio ma c’è un rischio: «Troppe volte, guardando alla nostra vita, vediamo solo quello che ci manca. E ci lamentiamo. Allora cediamo alla tentazione del “magari!”: magari avessi quel lavoro, magari avessi quella casa, magari avessi soldi e successo, magari non avessi quel problema, magari avessi persone migliori attorno a me! L’illusione del “magari” ci impedisce di vedere il bene e ci fa dimenticare i talenti che abbiamo». Eppure, Dio si fida di noi, nonostante le nostre fragilità. Attenzione, dunque a «quella brutta nostalgia che è come un umore giallo, un umore nero che avvelena l’anima e la fa guardare sempre dietro, agli altri, mai alle proprie mani, alle possibilità di lavoro, alle nostre condizioni, anche alle nostre povertà».
Il centro della parabola «è l’opera dei servi, cioè il servizio». Ma «qual è lo stile del servizio? Nel Vangelo i servi bravi sono quelli che rischiano». Perché «la grandezza della nostra vita non dipende da quanto mettiamo da parte ma da quanto frutto portiamo. Quanta gente passa la vita solo ad accumulare, pensando a stare bene più che a fare del bene. Ma com’è vuota una vita che insegue i bisogni senza guardare a chi ha bisogno!». E, ha sottolineato il Papa, «per il Vangelo non c’è fedeltà senza rischio. Ma essere cristiano significa rischiare? Sì, se non rischi finirai come il terzo servo, sotterrando le tue capacità, le ricchezze spirituali, materiali, tutto. Non c’è fedeltà senza rischio». È triste, ha aggiunto Francesco, «quando un cristiano gioca sulla difensiva, attaccandosi solo all’osservanza delle regole e al rispetto dei comandamenti. Quei cristiani “misurati” che mai fanno un passo fuori dalle regole perché hanno paura del rischio si prendono così cura di se stessi da non rischiare mai. Cominciano un processo di mummificazione dell’anima e finiscono mummie». Dio, al contrario, «ci invita invece a metterci in gioco generosamente. Oggi, in questi tempi di incertezza e fragilità, non sprechiamo la vita pensando solo a noi stessi».
Ancora, «si avvicina il tempo di Natale, il tempo delle feste – ha concluso il Papa con una delle numerose aggiunte a braccio -. E quante volte la domanda che si fa tanta gente è: cosa posso comprare? Cosa posso avere di più? Devo andare nei negozi a comprare. Diciamo l’altra parola: Cosa posso dare agli altri per essere come Gesù che ha dato se stesso e nacque proprio in quel presepio?».
16 novembre 2020