Il Papa: guardare la Chiesa fuori dalle ideologie

La Messa di Pentecoste nella basilica di San Pietro. «Lo Spirito è dono», i nemici sono «narcisismo, vittimismo e pessimismo»

Rialzarsi dalla crisi mondiale causata dalla pandemia richiede uno sforzo da parte di tutti. Ma peggio del virus c’è solo «il dramma» di sprecare questo momento chiudendosi in se stessi spalancando le porte al narcisismo, al vittimismo e al pessimismo che rifiutano il «principio di unità» donato dallo Spirito Santo. Nella solennità di Pentecoste, Papa Francesco ha celebrato ieri, 31 maggio, la Santa Messa all’Altare della Cattedra nella Basilica di San Pietro e ha messo in guardia dalla «carestia della speranza» che può dilagare se «nel grande sforzo di ricominciare» si continua a «ripetere che nulla tornerà più come prima». Solo una cinquantina i fedeli presenti alla liturgia, seduti distanziati tra loro e con indosso le mascherine nel rispetto delle norme vigenti per le misure di prevenzione al contagio Covid-19. Ai primi banchi il cardinale Angelo Comastri e monsignor Vittorio Lanzani, rispettivamente arciprete e delegato della basilica.

Papa Francesco, Solennità di Pentecoste, Basilica di San Pietro, 2020Nell’omelia Francesco si è soffermato sull’importanza di unità che si realizza grazie al dono dello Spirito, unità nelle diversità, ha chiarito, perché lo Spirito «è armonia». Nella Chiesa di oggi, come in quella delle prime comunità cristiane, ci sono divergenze «di opinioni, di scelte, di sensibilità». È quindi necessario impegnarsi per superare «la brutta tentazione di difendere a spada tratta le proprie idee, credendole buone per tutti, e andando d’accordo solo con chi la pensa come noi». Questo è un impulso che «divide», che non agisce secondo lo Spirito ma realizza una fede a propria immagine, ha ammonito il vescovo di Roma. Ogni uomo ha il proprio carisma e il proprio compito e nella Chiesa l’unità non è dettata dal pensiero o dal comportamento univoco.

Papa Francesco, Solennità di Pentecoste, Basilica di San Pietro, 31 maggio 2020«C’è molto di più – ha aggiunto Francesco -, il nostro principio di unità è lo Spirito Santo il quale ci ricorda che siamo anzitutto figli amati di Dio; tutti uguali, in questo, e tutti diversi». Bisogna guardare la Chiesa con gli occhi dello Spirito e non con quelli del mondo che divide in «destra e sinistra», in una ideologia o in un’altra, «in conservatori e progressisti» oppure «in strutture da rendere più efficienti. Lo sguardo spirituale vede fratelli e sorelle mendicanti di misericordia. Lo Spirito ci ama e conosce il posto di ognuno nel tutto: per Lui non siamo coriandoli portati dal vento, ma tessere insostituibili del suo mosaico».

Solennità di Pentecoste, Basilica di San Pietro, 31 maggio 2020Tornando con il pensiero nel Cenacolo, il Papa ha ricordato che lo Spirito Santo è un «dono gratuito e immeritato» da condividere con gli altri proprio come fecero gli apostoli che senza preparare «una strategia o un piano pastorale» uscirono per annunciare Cristo a tutti. Non si sono fatti contagiare «dalla brutta malattia che può venire alla Chiesa di “fare il nido”, la Chiesa non comunità, non famiglia, non madre, ma nido» ha aggiunto a braccio Francesco. Gli undici sono usciti dal Cenacolo con il solo scopo di «donare quello che hanno ricevuto».

Il Pontefice ha quindi spostato l’attenzione sui tre principali nemici del dono «sempre accovacciati alla porta del cuore» ossia il narcisismo o dio-specchio, il vittimismo o dio-lamentela e il pessimismo, il dio-negatività. «In questa pandemia – ha proseguito -, quanto fa male il narcisismo, il ripiegarsi sui propri bisogni, indifferenti a quelli altrui, il non ammettere le proprie fragilità e i propri sbagli». Altrettanto pericolosi in questo dramma sono il vittimismo e il pessimismo, il «pensare che nessuno ci comprenda e provi quello che proviamo noi, il vedere tutto nero, il ripetere che nulla tornerà più come prima. Pensando così, quello che sicuramente non torna è la speranza».

1 giugno 2020