Il Papa alla Curia: «La riforma non è un lifting»

I criteri guida della riorganizzazione nel tradizionale discorso prenatalizio. Il monito: «Serve una conversione delle persone»

I criteri guida della riorganizzazione nel tradizionale discorso prenatalizio. Il monito: «Serve una conversione delle persone, strutturale e permanente»

La riforma non è un «lifting», non è un «maquillage per abbellire l’anziano corpo curiale» ma «sarà efficace solo e unicamente con uomini “rinnovati”. Non basta una formazione permanente, occorre anche e soprattutto una conversione e una purificazione permanente». È dedicato ai criteri guida della riforma il tradizionale discorso prenatalizio del Papa rivolto nella mattina di oggi, giovedì 22 dicembre, ai cardinali e ai superiori della Curia romana, ricevuti in udienza per la presentazione degli auguri natalizi.

Dopo i precedenti incontri in cui Francesco aveva sottolineato alcune “malattie” curiali e poi il «catalogo delle virtù necessarie» per chi presta servizio in Curia e per tutti coloro «che vogliono rendere feconda la loro consacrazione o il loro servizio alla Chiesa», questa volta va al cuore della riforma, perché «come per tutta la Chiesa, anche nella Curia il semper reformanda deve trasformarsi in una personale e strutturale conversione permanente».

«Sono necessari una semplificazione e uno snellimento della Curia», osserva il Papa, che indica quindici criteri guida della riforma: individualità; pastoralità; missionarietà; razionalità; funzionalità; modernità; sobrietà; sussidiarietà; sinodalità; cattolicità; professionalità; gradualità. Per ognuno formula una spiegazione. Così, parla di «accorpamento o fusione di dicasteri secondo materie di competenza e semplificazione interna di singoli dicasteri; eventuali soppressioni di uffici che non risultano più rispondenti alle necessità contingenti. Inserimento nei dicasteri o riduzione delle commissioni, accademie, comitati ecc., tutto in vista dell’indispensabile sobrietà necessaria per una corretta e autentica testimonianza».

Per il Papa, «in questo percorso risulta normale, anzi salutare, riscontrare delle difficoltà», con «diverse tipologie di resistenze. Le resistenze aperte, che nascono spesso dalla buona volontà e dal dialogo sincero; le resistenze nascoste, che nascono dai cuori impauriti o impietriti che si alimentano dalle parole vuote del “gattopardismo” spirituale di chi a parole si dice pronto al cambiamento ma vuole che tutto resti come prima; esistono anche le resistenze malevole, che germogliano in menti distorte e si presentano quando il demonio ispira intenzioni cattive (spesso “in veste di agnelli”)».

Questo ultimo tipo di resistenza, prosegue Francesco, «si nasconde dietro le parole giustificatrici e, in tanti casi, accusatorie, rifugiandosi nelle tradizioni, nelle apparenze, nelle formalità, nel conosciuto, oppure nel voler portare tutto sul personale senza distinguere tra l’atto, l’attore e l’azione. L’assenza di reazione è segno di morte! Quindi le resistenze buone – e perfino quelle meno buone – sono necessarie e meritano di essere ascoltate, accolte e incoraggiate a esprimersi».

La riforma della Curia, sottolinea il Papa, «è un delicato processo che deve essere vissuto con fedeltà all’essenziale, con continuo discernimento, con evangelico coraggio, con ecclesiale saggezza, con attento ascolto, con tenace azione, con positivo silenzio, con ferme decisioni, con tanta preghiera, con profonda umiltà, con chiara lungimiranza, con concreti passi in avanti e – quando risulta necessario – anche con passi indietro, con determinata volontà, con vivace vitalità, con responsabile potestà, con incondizionata obbedienza; ma in primo luogo con l’abbandonarci alla sicura guida dello Spirito Santo, confidando nel suo necessario sostegno».

Ai membri della Curia Francesco ha offerto anche un dono: è “Accorgimenti per curare le malattie dell’anima”, la traduzione italiana di un libro del terzo superiore dei gesuiti, padre Claudio Acquaviva (1543-1615). «Tre mesi fa – ha spiegato – è uscita un’edizione molto buona, in italiano, fatta dal padre Giuliano Raffo, morto recentemente». Citando il titolo originale, in latino,  Industriae pro superioribus eiusdem Societatis: Ad curandos Animae morbos, ha detto: «La traduzione è bellissima, ben fatta, e credo che possa aiutare, e come dono di Natale mi piacerebbe offrirla a ognuno di voi». Quindi ha salutato uno a uno i membri della Curia, consegnando loro il volume.

22 dicembre 2016