Il Papa al Gemelli: «Appassionarsi all’uomo che soffre»

La Messa nel piazzale della Cattolica, nel 60° dell’inaugurazione della facoltà di Medicina e Chirurgia. L’invito: «Alla sera, passare in rassegna i volti incontrati, i sorrisi ricevuti, le parole buone»

Nelle corsie di un ospedale le giornate del malato e del personale sanitario devono essere scandite dal ricordo di chi «ha amato, curato, risollevato», dalla passione per «ogni uomo, soprattutto per quello che vive il dolore, l’abbandono, lo scarto», e dal conforto, per non cedere alla stanchezza e riuscire a garantire «una sanità che sia davvero come dev’essere: per tutti». Una sanità, specie quella cattolica, che deve essere capace di «condividere, sostenere, andare avanti insieme». Dal piazzale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore Papa Francesco è tornato ad esortare sull’importanza di un servizio sanitario accessibile a tutti, in occasione della celebrazione eucaristica che ha presieduto questa mattina, 5 novembre, nel 60° anniversario dell’inaugurazione della facoltà di Medicina e Chirurgia dell’ateneo annesso al policlinico Agostino Gemelli. Un’occasione, per Bergoglio, anche per rinnovare il suo grazie al personale medico «per le cure e l’affetto» ricevute in occasione del ricovero successivo all’intervento del 4 luglio scorso per una stenosi diverticolare sintomatica del colon.

Inaugurata il 5 novembre 1961 da Papa Giovanni XXIII, la facoltà di Medicina e Chirurgia, il cui anniversario ricorre nell’anno in cui l’Università Cattolica celebra il proprio centenario, porta avanti i valori della formazione, della ricerca, della cura, dell’assistenza, forgiando medici e infermieri che quotidianamente si prodigano verso il prossimo. Al termine di un’intensa giornata di lavoro all’ospedale o all’università si corre il rischio che «tutto passi senza lasciare traccia o che restino addosso solo tanta fatica e stanchezza», ha detto Bergoglio. Alla sera è bene «passare in rassegna i volti incontrati – il suggerimento del Papa -, i sorrisi ricevuti, le parole buone», perché somministrare «la terapia del ricordo» può «dare il senso alla giornata di un ammalato».

La Messa, concelebrata anche dal segretario generale della Cei Stefano Russo, è stata organizzata nel primo venerdì del mese, giorno che la Chiesa dedica alla devozione del Sacro Cuore di Gesù: «Cuore appassionato, ferito d’amore, squarciato sulla croce» per ogni uomo il quale, ha spiegato il Papa, «se vuole amare davvero Dio, deve appassionarsi all’uomo, soprattutto in questa cultura dello scarto che viviamo oggi». Francesco ha esortato a implorare la grazia di essere capaci di appassionarsi «all’uomo che soffre e al servizio, perché la Chiesa, prima di avere parole da dire, custodisca un cuore che pulsa d’amore. Prima di parlare, che impari a custodire il cuore nell’amore». Infine, il Papa si è concentrato sull’importanza del conforto, «una forza che non viene da noi ma da chi sta con noi, da Gesù», che aiuta a superare tante incertezze e la presa di coscienza della caducità della vita, specie in questi lunghi mesi di pandemia. «Nonostante tanti meravigliosi progressi, lo si vede anche in campo medico – le parole di Bergoglio -. Quante malattie rare e ignote. Quanta fatica a stare dietro alle patologie, alle strutture di cura, a una sanità che sia davvero come dev’essere, per tutti. Potremmo scoraggiarci. Per questo abbiamo bisogno di conforto. Coraggio – ha proseguito il Papa -, Dio è il tuo conforto».

L’Università Cattolica del Sacro Cuore ha voluto ringraziare il Papa per aver accettato l’invito a celebrare la Messa donando farmaci di prima necessità destinati alle strutture sanitarie in Libano, Siria e Sudan attraverso l’elemosiniere Krajewski. Il vescovo Claudio Giuliodori, assistente ecclesiastico generale dell’ateneo, ha rinnovato l’impegno «a continuare a essere un segno credibile dell’amore di Gesù che ci spinge ad andare verso tutte le periferie e ad essere testimoni credibili di quella Chiesa in cammino sinodale che sa farsi “ospedale da campo” per accogliere e curare le persone ferite nel corpo e nello spirito». Il rettore Franco Anelli infine ha ricordato i mesi più bui della pandemi, durante i quali non è mai venuto meno «l’impegno intenso e coraggioso dei medici e del personale sanitario del Policlinico» così come quello dei docenti e del personale dell’università, che hanno compiuto «uno sforzo per non interrompere l’esercizio della missione educativa, per non perdere il contatto con gli studenti e consentire a ciascuno di loro di proseguire il proprio percorso di studi».

5 novembre 2021