Il Papa al Corriere della Sera: «Voglio incontrare Putin»

L’intervista al direttore Fontana: «A Kiev per ora non vado. Prima devo andare a Mosca». Prosegue intanto l’evacuazione dei civili da Mariupol. Il sito sempre sotto il fuoco dei russi, che ha raggiunto anche Odessa, dove è stata colpita una chiesa. Morto un 15enne

«Ho chiesto al cardinale Parolin, dopo venti giorni di guerra, di far arrivare il messaggio a Putin che io ero disposto ad andare a Mosca. Certo, era necessario che il leader del Cremlino concedesse qualche finestrina. Non abbiamo ancora avuto risposta e stiamo ancora insistendo anche se temo che Putin non possa e voglia fare questo incontro in questo momento. Ma tutta questa brutalità come si fa a non fermarla? Venticinque anni fa con il Ruanda abbiamo vissuto la stessa cosa». Papa Francesco lo racconta nell’intervista concessa al Corriere della Sera, al direttore Lucio Fontana, aggiungendo: «A Kiev per ora non vado. Io prima devo andare a Mosca, prima devo incontrare Putin. Ma anche io sono un prete, che cosa posso fare? Faccio quello che posso. Se Putin aprisse la porta…».

Al direttore Fontana il pontefice parla anche del colloquio avuto, il 15 marzo scorso, con il patriarca ortodosso Kirill e torna sul mancato appuntamento a giugno a Gerusalemme. Sulle “giustificazioni” della guerra citate da Kirill, «ho ascoltato – riferisce Francesco al Corriere della Sera – e gli ho detto: di questo non capisco nulla. Fratello noi non siamo chierici di Stato, non possiamo utilizzare il linguaggio della politica, ma quello di Gesù. Siamo pastori dello stesso santo popolo di Dio. Per questo dobbiamo cercare via di pace, far cessare il fuoco delle armi. Il patriarca non può trasformarsi nel chierichetto di Putin». Quindi ha continuato: «Io avevo un incontro fissato con lui a Gerusalemme il 14 giugno. Sarebbe stato il nostro secondo faccia a faccia, niente a che vedere con la guerra. Ma adesso anche lui è d’accordo: fermiamoci, potrebbe essere un segnale ambiguo».

Prosegue intanto l’evacuazione dei civili da Mariupol, in programma anche per questa mattina, 3 maggio. Arrivati ieri sera a Zaporizhzhia  i primi che sono riusciti a uscire dall’acciaieria Azovstal: per lo più donne, bambini e anziani, «che ora avranno accesso a cure mediche, cibo, medicine e assistenza psicologica», assicurano da Kiev, aggiungendo che sono ancora circa 200 le persone da far evacuare. A complicare le cose, il «fuoco costante» dei russi, denunciato dal governo ucraino. Fuoco che ieri, 2 maggio, ha colpito anche una chiesa a Odessa, causando la morte di un ragazzo di 15 anni. Non solo: la Russia potrebbe intensificare i bombardamenti nella regione orientale ucraina di Lugansk il 9 maggio, il giorno della vittoria contro i nazisti. Ad affermarlo è il capo dell’amministrazione militare regionale Sergii Gaidai, citato dal Kyiv Independent. Gaidai ritiene che il piano fa parte della strategia di Mosca della “terra bruciata”, volta a conquistare la regione entro quella data. Secondo il governatore le forze russe utilizzeranno armi pesanti, tra cui artiglieria e sistemi di lancio multipli, per cercare di distruggere «tutto ciò che incontrano».

Sempre il Kyiv Independent cita il capo del Consiglio di sicurezza ucraino Oleksiy Danilov per ribadire che l’Ungheria sarebbe stata informata in anticipo dalla Russia della sua volontà di invadere l’Ucraina. Il giornale ricorda come il 1° febbraio scorso Viktor Orban si sia recato a Mosca in visita da Vladimir Putin; successivamente le autorità ungheresi si sono pubblicamente opposte all’imposizione di sanzioni alla Russia.

Sul fronte internazionale, non si placano le polemiche innescate dall’intervista rilasciata dal ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov a Zona Bianca, su Rete 4, domenica 1° maggio. «Che il presidente Volodymyr Zelensky sia ebreo non ha alcuni significato. Secondo me anche Hitler aveva origini ebraiche», le sue parole. Il presidente del Consiglio italiano Mario Draghi le ha definite «aberranti». Per il segretario di Stato americano Antony Blinken, «il mondo deve opporsi a questa retorica vile e pericolosa e sostenere i nostri partner ucraini di fronte al feroce assalto del Cremlino», ha scritto su Twitter, ripostando un tweet del ministro degli Esteri israeliano Yair Lapid che condannava le frasi antisemite di Lavrov. La Russia ha «dimenticato tutte le lezioni della seconda guerra mondiale», è  il commento del presidente ucraino Volodymyr Zelensky nel suo ultimo video messaggio. «Una tale spinta antisemita da parte del suo ministro mostra che la Russia ha dimenticato tutte le lezioni della seconda guerra mondiale – afferma -. O forse non hanno mai studiato quelle lezioni. C’è un grande scandalo in Israele riguardo alle parole di Lavrov, tuttavia nessuno sente obiezioni o scuse da Mosca: c’è silenzio. Come si potrebbe dire questo – si chiede il leader ucraino – alla vigilia dell’anniversario della vittoria sul nazismo? Queste parole significano che il massimo diplomatico russo sta incolpando il popolo ebreo per i crimini nazisti».

3 maggio 2022