Il Papa al clero romano: «Siate generosi nel perdono»

Il saluto alla liturgia penitenziale a San Giovanni in Laterano: «Siamo servitori della gente». La meditazione del vescovo Angelo De Donatis

Il saluto alla liturgia penitenziale a San Giovanni in Laterano: «Siamo servitori della gente. Grazie per il lavoro che fate». La meditazione del vescovo De Donatis

Quarantacinque minuti nel confessionale e un saluto con una raccomandazione: «Non bastonate la gente, ma accarezzate come accarezza Dio. Siate generosi nel perdono. Non siamo principi o padroni ma servitori della gente».

Si concretizza così, in poco più di un’ora, la presenza del Papa nella basilica di San Giovanni in Laterano, nella mattina di oggi, giovedì 11 febbraio, per la liturgia penitenziale riservata al clero romano all’inizio della Quaresima. Un momento di preghiera che sostituisce il tradizionale incontro del clero in Vaticano con il proprio vescovo, costretto a rinunciarvi per la sua imminente partenza verso Cuba e il Messico.

Ed è a questo viaggio che il cardinale vicario Agostino Vallini fa riferimento nel suo indirizzo di omaggio: «La accompagniamo con la preghiera e siamo pieni di gioia per l’incontro con il patriarca Kirill, una svolta nella storia dell’unità». Il cardinale ringrazia per il dono del libro “Il nome di Dio è misericordia” che Francesco ha voluto indirizzare al clero romano e per la sua visita durante la liturgia: «Lei ha fatto miracoli perché potessimo incontrarci».

Una visita che comincia dal luogo della misericordia per eccellenza. Alle 11.15, appena entrato in basilica, il Papa si dirige verso il primo confessionale della navata sinistra per confessare alcuni sacerdoti. Vi resta circa tre quarti d’ora, prima di confessarsi egli stesso da un penitenziere e di rivolgersi alle centinaia di preti presenti. «Il Signore ci chiede di capire e perdonare la gente – dice Francesco -. Quanta gente soffre! Non hanno lavoro, tante sofferenze, tanti annegati nel peccato. Che trovino in noi dei padri. Sentano che c’è un padre che non lascia che il figlio se ne vada. E se uno dicesse “non posso promettere di non ripeterlo” perché si trova in una situazione irreversibile? Sempre cercare di perdonare, come padre Leopoldo (Mandic, ndr)».

Il Papa ricorda ai sacerdoti l’origine di questo Giubileo, in un’udienza con monsignor Fisichella – «ne parlai con lui dicendo che la misericordia è come un filo nella Chiesa» – e pensando al magistero dei suoi predecessori, da Paolo VI fino a Benedetto XVI passando per il pontificato di Giovanni Paolo II e i suoi «tre pilastri forti: la “Dives in misericordiae”, la canonizzazione di santa Faustina Kowalska e la Festa della Misericordia». Sottolinea l’importanza di «lottare contro la malattia del clericalismo» e invita a «capire i gesti della gente», non solo le parole. Poi conclude con un “grazie” ai suoi sacerdoti: «Vi ringrazio per il lavoro che fate. Quest’anno fate gli straordinari, che non vi saranno pagati. Pregate per me».

L’arrivo del Papa – proveniente dalla basilica di Santa Maria Maggiore, dove si era recato in visita privata per pregare alla vigilia di un viaggio apostolico, come di consueto, davanti all’icona di Maria Salus Populi Romani – avviene durante il momento centrale della liturgia, il tempo dedicato alle confessioni individuali. Ad introdurre questo spazio, la meditazione del vescovo ausiliare Angelo De Donatis – che per volontà del Papa ha l’incarico della cura del clero – sul rinnegamento di Pietro e sulla misericordia di Dio. Al centro, sono prima le promesse dell’apostolo nel capitolo 14 del Vangelo di Marco: «È il versante moralistico della vita cristiana – sottolinea il vescovo -. Il cristianesimo dei grandi propositi, che però non regge». Poi, le parole e il pianto di Pietro nel capitolo 22 di Luca. «Ci sono i cristiani che vogliono fare qualcosa per Cristo e i redenti da Dio che vogliono camminare dietro a lui – afferma De Donatis – ma solo questi ultimi sono i veri credenti che hanno sperimentato il suo amore. E ciascuno di noi ha un cortile in cui ha sperimentato la sua misericordia, con uno sguardo come quello di Gesù verso Pietro». A guidare la parte centrale della liturgia è monsignor Marco Frisina, tra gli oltre mille Missionari della misericordia scelti dal Papa per il Giubileo. Le offerte raccolte tra i sacerdoti sono destinate alla Caritas diocesana.

11 febbraio 2016