Il Papa al clero romano: «La croce di Cristo perno della fede»

La meditazione nell’incontro di inizio Quaresima a San Giovanni in Laterano dedicata al «progresso della fede nella vita del sacerdote»

La meditazione nell’incontro di inizio Quaresima a San Giovanni in Laterano dedicata al «progresso della fede nella vita del sacerdote»

Memoria, speranza, discernimento: tre parole chiave per crescere nella fede. «Cercare le radici della nostra fede, saper vedere nel volto dei poveri il volto del Signore che verrà un giorno a giudicarci» secondo il “protocollo” di Matteo 25. «Non lasciarsi ingannare dal male e rifuggire dalla tentazione del pessimismo sterile». Sono le indicazioni di papa Francesco al clero romano, che ha incontrato nella mattina di giovedì 2 marzo, nella basilica di San Giovanni in Laterano.

Una meditazione sul «progresso della fede nella vita del sacerdote» con un lungo testo non letto integralmente, che Francesco, al termine dell’incontro, ha fatto distribuire a tutti i presenti insieme a un regalo, il libro “Non aver paura di perdonare” (con la sua prefazione) che racconta la storia del confessore del Papa, padre Luis Dri, cappuccino, sacerdote novantenne di Buenos Aires (box in questa pagina). E a proposito di confessioni, anche quest’anno Francesco ha voluto personalmente amministrare il sacramento della Riconciliazione ad alcuni sacerdoti, dedicandovi un’ora prima della meditazione.

Al centro della mattinata, appunto, la crescita della fede, indispensabile perché possa essere trasmessa agli altri. Con i tre punti fermi di cui dicevamo: memoria, speranza, discernimento. «Fare memoria delle grazie passate», per il Papa, «conferisce alla nostra fede la solidità dell’incarnazione; la speranza apre la fede alle sorprese di Dio, conferisce freschezza e orizzonte; il discernimento (parola molto legata alle radici ignaziane di Francesco, ndr) concretizza la fede».

Un altro punto fermo è la croce. Come un “perno”. E qui il Papa usa una metafora tratta dalla pallacanestro, quando il giocatore inchioda il piede come “perno” a terra e compie movimenti per proteggere la palla, o per trovare uno spazio per passarla, o per prendere la rincorsa e andare a canestro. «Per noi quel piede inchiodato al suolo, intorno al quale facciamo perno, è la croce di Cristo». E la fede «si fonda sempre sulla Croce».

Fede che si «alimenta e si nutre della memoria. Non si può credere senza fare memoria», tornando «alle grazie fondamentali». La cosa «veramente rivoluzionaria – sottolinea il Papa – è andare alle radici. Il cristiano progredisce sempre dalle radici». Sul discernimento, cita la Evangelii gaudium per mettere in guardia dall’«insidiosa tentazione» del «pessimismo sterile».

L’ultima parte della meditazione è dedicata all’icona dell’apostolo Pietro “passato al vaglio” e ad alcuni momenti della sua vita, con la sua «fede provata, minore di quella di tanti piccoli del popolo fedele di Dio» e la sua missione di «confermare e consolidare la fede dei suoi fratelli». Ecco l’episodio dei due nomi, che lo porterà a far progredire la sua fede nella tensione tra il Simone «pescatore e peccatore» e tra il Pietro «roccia»; la preghiera di Gesù e il vaglio del demonio; l’incontro presso il lago di Tiberiade. Episodi da cui trarre alcuni insegnamenti, per esempio che «senza tentazione non si progredisce nella fede» e che «il Signore conferma la sua fede perché lui confermi quella del suo popolo».

L’intervento del Papa – che il cardinale Vallini ha ringraziato a nome di tutti – era stato preceduto da una liturgia penitenziale e dalla recita del Rosario, con una riflessione del vescovo ausiliare Angelo De Donatis, che aveva sottolineato l’importanza del valore della comunione nella vita sacerdotale. <Non è un accessorio>, aveva sottolineato, definendola <un intimo desiderio che muove la volontà di bene per l’altro>. Ai sacerdoti presenti aveva ripercorso le quindici “malattie” indicate dal Papa nel discorso del 2014 alla Curia Romana: «Un esame di coscienza che tocca la nostra vita, la nostra realtà». L’incontro è stato segnato, come l’anno precedente, anche da un gesto di carità: il sostegno al Fondo Famiglia promosso dalla Caritas diocesana, che in un anno ha consentito aiuti per 180 mila euro a famiglie in difficoltà.

2 marzo 2017