Francesco al Bambino Gesù: il cancro più forte è la corruzione

Il pontefice ha ricevuto in Aula Paolo VI piccoli malati e personale dell’ospedale. «Riscoprire la gratitudine». Il dialogo con gli infermieri

Il pontefice ha ricevuto in Aula Paolo VI malati e personale dell’ospedale. «Riscoprire la gratitudine». Il dialogo con gli infermieri

Le carezze affettuose ai bambini malati, il ringraziamento agli infermieri, il commuovente omaggio a Serena, ex paziente che ha avuto un linfoma di Hodgkin causa della perdita permanente della vista, la ferma condanna a non cedere alla «tentazione di trasformare una cosa tanto bella come un ospedale di bambini in un’impresa», l’impossibilità di rispondere alla domanda sul perché i bambini soffrono e muoiono («io non ho una risposta, credo sia bene che questa domanda rimanga aperta»).

Questi i gesti e le parole di Papa Francesco che nella mattina di oggi, giovedì 15 dicembre, ha incontrato, nell’Aula Paolo VI, la comunità dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù. Circa 150 i bambini in cura presso l’ospedale presenti all’udienza: oltre che dall’Italia provengono da Venezuela, Pakistan, Nepal, Russia, Libano, Albania, Ungheria, Serbia, Congo, Nigeria. Hanno assistito all’incontro anche 15 bambini della Repubblica Centrafricana, guidati dal neocardinale  Dieudonné Nzapalainga, arcivescovo di Bangui, e dal cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin. Facendo il suo ingresso nell’Aula Paolo VI il Pontefice ha salutato anche i clown che hanno animato la mattinata.

Valentina, infermiera al Bambino Gesù, ha rivolto a Francesco la domanda più difficile: «perché i bambini muoiono». «Nemmeno Gesù ha dato una risposta a parole – ha affermato il Papa – Di fronte ad alcuni casi, capitati allora, d’innocenti che avevano sofferto in circostanze tragiche, Gesù non fece una predica, un discorso teorico. Non ci ha spiegato perché si soffre ma ci ha mostrato la via per dare senso anche a questa esperienza umana: sopportando con amore la sofferenza ci ha mostrato per chi si offre. Non perché, ma per chi».

Un ringraziamento particolare il Papa lo ha rivolto agli infermieri che hanno «il fiuto della malattia» e per la loro assistenza ai malati «hanno una qualità speciale per accompagnare e per guarire». Per il loro quotidiano contatto con la sofferenza umana sono in grado di comprenderla, gestirla e «sanno come accompagnare con tenerezza – ha aggiunto -, gli infermieri sono quelli che capiscono meglio il percorso della malattia».

Lui stesso è stato testimone di quest’attenzione particolare e ha voluto condividere una sua esperienza personale: «A 21 anni ho avuto una polmonite gravissima, non si sapeva cosa fosse, pensavano un’influenza, ma c’era tanta febbre. Così mi hanno portato in ospedale e mi hanno tolto tanto liquido dai polmoni. Il dottore ha detto, non mi ricordo bene la cifra: un milione di penicillina e 500mila di streptomicina, allora c’erano quelle cose, e se n’è andato. E la suora ha detto all’altra infermiera: tre milioni e un milione, perché aveva il fiuto della situazione».

Al personale medico e infermieristico ha anche rivolto un invito: «Riscoprire ogni giorno il valore della gratitudine, saper dire grazie, una piccola cosa che si può imparare dai bambini. Dire grazie, semplicemente perché siamo davanti a una persona, è una medicina contro il raffreddarsi della speranza, che è una brutta malattia contagiosa. La speranza è la medicina per non diventare asettici, troppo distillati».

Pugno duro va usato contro la corruzione, per il Papa. «Il cancro più forte in ospedali come questi», e della quale bisogna «avere paura». «Chi lavora al Bambino Gesù – ha affermato – ha un marchio di fabbrica: essere stanco, sudato, sporco, con la voglia di andarsene a casa ma con la voglia di rimanere. Guardiamo i bambini e pensiamo: io posso fare affari corrotti con questi bambini? No! Posso finire la giornata sporco, stanco, con la voglia di mandare qualcuno a quel paese? Posso? Sì, ma senza corruzione».

A tal proposito Mariella Enoc, presidente dell’ospedale pediatrico, salutando il Pontefice ha evidenziato che il Bambino Gesù «non deve essere e non è né un centro di potere né un centro di profitto ma un luogo aperto a tutto il mondo, sia nel ricevere i bambini sia nell’andare in Paesi dove i bambini hanno bisogno di cure. Sappiamo bene che la malattia rappresenta una periferia dolorosa dell’esistenza – ha aggiunto -. Quando una famiglia accompagna un bambino da noi prima di tutto ci chiede di guarirlo, e se non possiamo guarirlo, di curarlo al meglio; è per questo che investiamo tutte le nostre risorse nella ricerca scientifica, nella cura e nel sostegno alle famiglie».

Il Papa ha avuto parole di elogio per Serena, che a causa di un tumore ha perso la vista. Oggi ha 23 anni e frequenta il corso di laurea in Medicina e Chirurgia. «Donne come questa – una donna forte nel dolore, che ha superato tante cose – e uomini forti, guariti, che lottano bene nella vita: questo sarà il vostro migliore stipendio, vedere il risultato del vostro lavoro nei bambini, nelle persone che seminano per non farci perdere la speranza della vita».

15 dicembre 2016