Il Papa ai preti tra gli 11 e i 39 anni di ordinazione: «Vivere il presbiterato con gioia»

Continuano gli incontri di Francesco con il “suo” clero diocesano. Alla Salesiana il terzo momento, con circa 200 sacerdoti tra parroci, prefetti, cappellani, direttori di uffici di Curia. L’invito a «mettersi in ascolto del popolo di Dio», con «fortezza e mitezza»

Sono parroci, prefetti, cappellani, direttori di uffici della Curia. O ancora, si occupano di ambiti specifici della pastorale come la carità, ricoprono incarichi di docenza nelle scuole e nelle università. Sono i circa 200 presbiteri ordinati tra il 1985 e il 2013 – quindi tra gli 11 e i 39 anni di ordinazione – che questo pomeriggio, 11 giugno, nell’aula magna Paolo VI dell’Università Pontificia Salesiana hanno partecipato all’incontro con Papa Francesco, insieme al vicegerente della diocesi Baldo Reina e al vescovo Michele Di Tolve, delegato dell’ambito per la Cura del diaconato, del clero e della vita religiosa.

Dopo il primo appuntamento, lo scorso 14 maggio, con i sacerdoti più adulti della diocesi e quello del 29 maggio con quelli più giovani, proseguono quindi i momenti di ascolto e dialogo del pontefice con il clero romano. Tre in tutto, in meno di un mese. E quelli incontrati oggi, rileva Di Tolve, «potremmo dire che sono un po’ le colonne portanti della vita pastorale e presbiterale della diocesi, perché sono quelli a cui sono affidate le maggiori responsabilità, che portano anche dei pesi grandi. Il Papa li ha ringraziati – riferisce il presule -, per la loro dedizione, per la loro passione, e ha raccomandato loro di vivere il presbiterato con gioia tenendo insieme queste due grandi virtù: la fortezza e la mitezza».

Ancora, dal Papa, prosegue Di Tolve, è arrivato l’invito a «mettersi in ascolto del popolo di Dio, che è capace di indicarci, nell’ascolto della Parola, la via che dobbiamo seguire oggi. Per essere una Chiesa profetica. E nel cammino che ci condurrà al Giubileo, davvero è la scelta più bella che possiamo fare insieme con il Santo Padre»

(foto: Vatican Media)

Parla di  «incontro veramente utile» don Raul Stortoni, incaricato dell’Ufficio diocesano per la pastorale sanitaria, 23 anni di sacerdozio, «perché abbiamo riscoperto una fraternità sacerdotale, un’appartenenza che ama i propri sacerdoti e li incoraggia a donarsi sempre di più al popolo di Dio. Per noi – aggiunge – è importante sentire la presenza paterna del Santo Padre, che ci ha incoraggiato e ci ha esortato a essere capaci di tenerezza, vicinanza e ascolto». Parole, quelle di Francesco, che hanno donato ai sacerdoti presenti «tanto coraggio e tanta voglia di rimettersi in gioco, per il bene della Chiesa», afferma ancora don Raul.

Nel colloquio tra il Papa e i preti presenti, tra i temi affrontati, quelli di pastorale legati alla diocesi e al ruolo e all’identità del sacerdote, la bellezza di essere preti. In risposta alle domande, il Papa – informa una nota della Sala stampa della Santa Sede – ha citato il modello di don Milani, «un grande, una luce per il prete italiano», il rischio di cadere nella mondanità, e ha parlato del bisogno di allargare l’accoglienza nelle parrocchie «a tutti, tutti, tutti!».

Ancora, è emersa con forza la domanda della sofferenza delle persone, da accompagnare con vicinanza, compassione e tenerezza, tre qualità di Dio, da vivere – ha detto il Papa – particolarmente per i vecchi. In questo senso si è parlato dell’importanza della pastorale ospedaliera e delle difficoltà della città di Roma: dell’emergenza abitativa, invitando alla generosità le congregazioni religiose provviste di strutture, del diffondersi delle droghe, della tragedia della solitudine, dei tanti che vivono il proprio dolore nell’invisibilità. «Nella vita di un prete l’invisibile è più importante del visibile, perché più denso, più doloroso», ha detto il Papa, e ha aggiunto: «Il nostro lavoro come preti è andare a cercare questa gente» perché «la Chiesa o è profetica o è clericale: tocca a noi scegliere».

Il dialogo si è soffermato sull’attuale situazione in Europa e nel mondo, e il Papa ha citato con dolore le guerre in corso, in Terra Santa, Ucraina, ma anche in Myanmar, in Congo, e gli ingenti investimenti nelle armi, negli anticoncezionali, nelle spese veterinarie e nella chirurgia estetica. In tal senso ha esortato a lavorare nel magistero sociale della Chiesa, a un maggiore impegno per il bene comune, per la pace, e, in tempi di disimpegno e astensionismo, nella politica, «la più alta forma di carità».

La conversazione infine è stata l’occasione per ricordare e ringraziare il cardinale Angelo De Donatis, che il Papa ha lodato per la grande «capacità di capire e di perdonare», qualità preziose nel suo nuovo ruolo, quello di penitenziere apostolico, dov’è chiamato ad essere «espressione del volto misericordioso del Padre». Infine ha rivolto un ringraziamento ai preti presenti per il loro lavoro, esortandoli a continuare nel loro impegno, al discernimento comunitario e all’ascolto di tutti coloro che ad essi si rivolgono.

«Nel concludere il Papa – si legge nella nota diffusa dalla Sala stampa – ha parlato del pericolo delle ideologie nella Chiesa ed è tornato sul tema dell’ammissione nei seminari di persone con tendenze omosessuali, ribadendo la necessità di accoglierle e accompagnarle nella Chiesa e l’indicazione prudenziale del dicastero per il Clero circa il loro ingresso in seminario. Infine ha rivolto un ringraziamento ai preti presenti per il loro lavoro, esortandoli a continuare nel loro impegno, al discernimento comunitario e all’ascolto di tutti coloro che a essi si rivolgono».

11 giugno 2024