Il Papa ai musicisti: «Mi auguro che si torni a cantare e suonare»

Il videomessaggio al IV Convegno internazionale sulla musica, di Pontificio Consiglio della cultura, Pontificio Istituto di musica sacra e Sant’Anselmo

Si è aperta con un video messaggio di Papa Francesco, ieri, 4 febbraio, la due giorni del IV Convegno internazionale sulla musica promosso dal Pontificio Istituto della cultura in collaborazione con Pontificio Istituto di musica sacra e Pontificio Istituto liturgico dell’Ateneo Sant’Anselmo, online fino a oggi, 5 febbraio. Il tema: “Chiesa e Musica: testi e contesti”.

«Fin dall’inizio della pandemia di Covid, l’attività in campo musicale è stata fortemente ridimensionata – le parole di Francesco -. Il mio pensiero va a tutti coloro che ne hanno risentito: ai musicisti, che hanno visto sconvolgere le loro vite e la loro professione dalle esigenze del distanziamento; a chi ha perso il lavoro e il contatto sociale; a chi ha dovuto affrontare, in contesti difficili, i necessari momenti di formazione, educazione e vita comunitaria. Molti hanno dedicato sforzi significativi per continuare a offrire un servizio musicale dotato di nuova creatività». Per il Papa, «si tratta di un impegno valido non solo per la Chiesa ma anche per l’orizzonte pubblico, per la stessa rete, per chi lavora nelle sale da concerto e in altri luoghi dove la musica è a servizio della comunità».

L’auspicio del Papa è «che anche questo aspetto della vita sociale possa rinascere, che si torni a cantare e a suonare e a godere insieme della musica e del canto». E citando il Don Chisciotte di Miguel Cervantes aggiunge: «Dove c’è musica, non può esserci nulla di cattivo».  Ancora, il pontefice sottolinea che «molti testi e composizioni, attraverso la forza della musica, stimolano la coscienza personale di ognuno e creano anche una fraternità universale» e molte comunità ecclesiali, negli ultimi decenni, hanno saputo interpretare i testi biblici «sia seguendo le nuove forme musicali, sia valorizzando il patrimonio antico», poiché «l’eredità musicale della Chiesa è assai varia e può sostenere, oltre alla liturgia, anche l’esecuzione in concerto, nella scuola e nella catechesi, e anche nel teatro».

Al centro del videomessaggio del Papa anche il tema dell’alternanza tra suono e silenzio. «Un buon musicista – afferma – conosce il valore del silenzio, il valore della pausa. L’alternanza tra suono e silenzio è feconda e permette l’ascolto, che ha un ruolo fondamentale in ogni dialogo». La «sfida comune», allora, è di «ascoltarci a vicenda. Sappiamo quanto sia necessario narrare la storia della salvezza in idiomi e linguaggi che si possano ben comprendere. Anche la musica – è la tesi di Francesco – può aiutare i testi biblici a “parlare” nei nuovi e differenti contesti culturali», attraverso le «forme musicali più diverse», che «esprimono la varietà delle culture e delle comunità locali, ciascuna con il proprio ethos».

In conclusione, una domanda «che viene spontanea nella situazione in cui ci troviamo, provocata dalla pandemia: il silenzio che viviamo è vuoto o siamo in fase di ascolto? È vuoto o siamo in fase di ascolto? Permetteremo, in seguito, l’emergere di un canto nuovo? Voci, strumenti musicali e composizioni continuino a esprimere, nell’attuale contesto, l’armonia della voce di Dio, conducendo verso la “sinfonia”, cioè la fraternità universale».

5 febbraio 2021