Il Papa ai giovani: «Voi siete la speranza di una Chiesa e di un’umanità in cammino»

Diffuso il messaggio per la prossima Gmg, il 26 novembre, a livello diocesano, sul tema “Lieti nella speranza”. «Vorrei prendervi per mano e percorrere con voi la via della speranza». L’appuntamento a Seoul nel 2027 e, prima, a Roma per il Giubileo 2025

“Lieti nella speranza”. Questo il tema scelto da Francesco per il messaggio per la prossima Giornata mondiale della gioventù, che sarà celebrata in tutte le Chiese particolari il prossimo 26 novembre. Un richiamo alle parole di san Paolo nella lettera ai Romani, alla luce delle quali il Papa rilegge anche l’esperienza della Gmg vissuta a Lisbona. «Un’esplosione di luce e di gioia», la definisce, indicando quindi la prossima tappa «del nostro pellegrinaggio intercontinentale»: Seoul, in Corea, nel 2027. Prima ancora, Bergoglio dà appuntamento ai giovani del mondo a Roma, per il Giubileo del 2025, «dove sarete anche voi pellegrini di speranza. Voi giovani, infatti, siete la gioiosa speranza di una Chiesa e di un’umanità sempre in cammino – scrive -.  Vorrei prendervi per mano e percorrere insieme a voi la via della speranza. Vorrei parlare con voi delle nostre gioie e speranze, ma anche delle tristezze e angosce dei nostri cuori e dell’umanità che soffre».

Ai ragazzi il pontefice parla di una gioia che «non è il frutto dell’impegno umano, dell’ingegno o dell’arte. È la gioia che deriva dall’incontro con Cristo. La gioia cristiana – spiega – viene da Dio stesso, dal sapersi amati da lui». E cita le parole pronunciate da Benedetto XVI nella Gmg di Madrid del 2011: la gioia deriva dalla «certezza proveniente dalla fede: io sono voluto. Ho un compito nella storia. Sono accettato, sono amato. In fin dei conti – precisava Ratzinger – abbiamo bisogno di un’accoglienza incondizionata. Solo se Dio mi accoglie e io ne divento sicuro, so definitivamente: è bene che io ci sia. È bene esistere come persona umana, anche in tempi difficili. La fede rende lieti a partire dal di dentro».

Oggi, denuncia Francesco, «viviamo in un tempo in cui per molti, anche giovani, la speranza sembra essere la grande assente». La giovinezza è «un tempo pieno di speranze e di sogni, alimentati dalle belle realtà che arricchiscono la nostra vita. Purtroppo – prosegue – tanti vostri coetanei, che vivono esperienze di guerra, violenza, bullismo e varie forme di disagio, sono afflitti dalla disperazione, dalla paura e dalla depressione. Si sentono come rinchiusi in una prigione buia, incapaci di vedere i raggi del sole», è l’analisi del Papa, che cita, a dimostrazione, «l’alto tasso di suicidi tra i giovani in diversi Paesi». E cita l’esempio di tanti santi, «testimoni di speranza pur in mezzo alle più crudeli cattiverie umane. Pensiamo a san Massimiliano Maria Kolbe, a santa Giuseppina Bakhita, o ai beati coniugi Józef e Wiktoria Ulma con i loro sette figli».

Non si tratta, puntualizza ancora Bergoglio, di «facile ottimismo» né di «un placebo per i creduloni»: la speranza cristiana «è la certezza, radicata nell’amore e nella fede, che Dio non ci lascia mai soli. Non è negazione del dolore e della morte, è celebrazione dell’amore di Cristo Risorto che è sempre con noi, anche quando ci sembra lontano», assicura. E mette in guardia dal rischio che la scintilla della speranza accesa in noi «venga soffocata dalle preoccupazioni, dalle paure e dalle incombenze della vita quotidiana. Una scintilla ha bisogno di aria per continuare a brillare e ravvivarsi in un grande fuoco di speranza – rileva -. Ed è la dolce brezza dello Spirito Santo ad alimentare la speranza».

Ancora, «la speranza è alimentata dalla preghiera. Pregando si custodisce e si rinnova la speranza. È come salire in alta quota – prosegue -: quando siamo a terra, spesso non riusciamo a vedere il sole perché il cielo è coperto di nuvole. Ma se saliamo al di sopra delle nubi, la luce e il calore del sole ci avvolgono; e in questa esperienza ritroviamo la certezza che il sole è sempre presente, anche quando tutto appare grigio. Quando le fitte nebbie della paura, del dubbio e dell’oppressione vi circondano e non riuscite più a vedere il sole, imboccate il sentiero della preghiera – è l’esortazione -, perché “se non mi ascolta più nessuno, Dio mi ascolta ancora”, come scrive Benedetto XVI nella Spe salvi».

Da Francesco anche un’indicazione concreta: «Prendiamoci ogni giorno il tempo per riposare in Dio di fronte alle ansie che ci assalgono», scegliendo «uno stile di vita basato sulla speranza». Di qui la proposta: «Provate a condividere ogni giorno una parola di speranza» sui social media. E in generale, «diventate seminatori di speranza nella vita dei vostri amici e di tutti quelli che vi circondano – l’esortazione -. A volte la sera uscite con i vostri amici e, se c’è buio, prendete lo smartphone e accendete la torcia per fare luce. Nei grandi concerti, migliaia di voi muovono questi moderni lumini al ritmo della musica, creando una scena suggestiva. Di notte la luce ci fa vedere le cose in modo nuovo, e perfino nell’oscurità emerge una dimensione di bellezza. Così è per la luce della speranza che è Cristo. Da lui, dalla sua risurrezione, la nostra vita è illuminata. Con Lui vediamo tutto in una luce nuova», assicura.

Nella certezza che «uno sguardo illuminato dalla speranza fa apparire le cose in una luce diversa», Bergoglio affida ai giovani un’ultima consegna: «State vicino in particolare a quei vostri amici che magari in apparenza sorridono, ma che dentro piangono, poveri di speranza. Non lasciatevi contagiare dall’indifferenza e dall’individualismo: rimanete aperti, come canali in cui la speranza di Gesù possa scorrere e diffondersi negli ambienti dove vivete».

14 novembre 2023