Il Papa ai giovani di Ostia: «Il mondo ha bisogno di voi»

Francesco ha incontrato la comunità di Santa Maria Regina Pacis. La visita fuori programma alle suore “giostraie”, le confessioni, poi la Messa: «Rimanere in Cristo»

Francesco ha incontrato la comunità di Santa Maria Regina Pacis. La visita fuori programma alle suore “giostraie”, le confessioni, poi la Messa: «Rimanere in Cristo»

Quando, qualche minuto prima delle 16, Francesco entra nella palestra della parrocchia Santa Maria Regina Pacis di Ostia Lido, ad accoglierlo è un boato con sottofondo di applausi. Lui, accompagnato dal cardinale vicario Agostino Vallini, dai vescovi ausiliari Paolo Schiavon e Paolo Lojudice e dal parroco Ludovico Barbangelo, si ferma di fronte a ogni malato, ogni anziano, ogni disabile. Per ciascuno, una carezza, un bacio, un abbraccio. Sugli spalti, un centinaio di bambini del minibasket “Stelle marine” di Ostia intonano cori, fanno la ola. «È bello – dice prendendo la parola – essere in questa palestra dove giocano i bambini e i giovani e dove oggi ci sono gli anziani, quelli che hanno la saggezza della vita, la saggezza del dolore, della pazienza, una saggezza che noi dimentichiamo tanto. Gli ammalati somigliano tanto a Gesù: voi – si rivolge ai presenti – siete in un certo senso “privilegiati”. Ringrazio il Signore perché in questa comunità vengono curati gli anziani e i malati; quando nella comunità anziani e malati non sono curati, manca qualcosa», prosegue il Papa. Infine una richiesta: «Pregate per me che sono un po’ anziano, un po’ malato, ma non tanto, eh!?».

È in festa, la comunità di Ostia, vive il suo tempo assieme a Francesco, che prima di arrivare in parrocchia, l’undicesima della Capitale in cui si reca in visita, si è fermato per una visita fuori programma a un gruppo di suore di Charles de Foucauld che vivono all’interno di un lunapark. Il sagrato è stracolmo da ore, nonostante il sole ben più che primaverile, e in tanti sventolano bandiere e striscioni: “France’ pensaci tu”, “France’ batti il cinque”, “Te queremos mucho”. «È un Papa veramente umano, capisce la sofferenza delle persone. Non ha l’arroganza del potere, né la supponenza di chi “sa” e parla ex cathedra. Sa farsi sentire vicino a chi soffre», sorridono Elio e Velleda, una coppia che frequenta la parrocchia. In un salone, Francesco incontra i genitori dei bambini battezzati, poi, nel cortile si intrattiene con scout e giovani: «Questa è una giornata da tentazione, si poteva andare in spiaggia con questo sole, ma nella vita bisogna scegliere», risponde scherzosamente alla domanda di uno scout che gli chiede consiglio su come affrontare le scelte difficili.

«Un criterio per capire se la scelta è giusta – suggerisce – è vedere se dà gioia». E se è vero che tutti possiamo sbagliare, «l’importante non è non cadere, ma non rimanere a terra. Il mondo ha bisogno di voi, degli scout, dei giovani, della vostra testimonianza», sottolinea invitando tutti ad andare «sempre fuori e avanti» e ad avere «un sorriso naturale, non di cartone». Se la gioia, che «non si compra al mercato», nei momenti brutti se ne va, «dobbiamo – spiega – imparare a soffrire con dignità», e a «non avere facce malinconiche ma gioiose, che sappiano sempre guardare il lato positivo della vita e lo offrano agli altri: è un dono, questo, che solo Dio ci può dare!». Ancora, invita, nel dolore e nelle difficoltà, a «sostenersi come fratelli: se un bambino – porta ad esempio – non condivide le caramelle, non costruisce la serenità».

Prima di celebrare Messa, Francesco confessa in sacrestia un sacerdote, una suora e due ragazzi dell’oratorio, che a Santa Maria Regina Pacis è una realtà molto vivace. Nella sua omelia il Papa, commentando l’immagine della vite e dei tralci, sottolinea l’importanza di «rimanere in Cristo. Se ci stacchiamo da lui, siamo cristiani a parole ma non cristiani di vita. Siamo cristiani “morti” perché non diamo frutto, come i tralci staccati dalla vite. Noi non rimaniamo in Cristo quando chiacchieriamo contro gli altri, quando siamo bugiardi, quando truffiamo gli altri con gli affari sporchi; quando siamo ipocriti, anche se andiamo tutte le domeniche a Messa, ma viviamo da pagani».

Prima di andare via in auto, salutando la folla assiepata dietro le transenne, Francesco ringrazia «per la pazienza e la comprensione, e per quelli che qui fuori hanno potuto soltanto sentire, ma non vi preoccupate, perché di quello che dicevate, dentro non si sentiva niente», scherza mentre palloncini gialli e bianchi volteggiano in aria. Dopo aver recitato l’Ave Maria insieme, il Papa saluta i fedeli chiedendo di pregare per lui: «Io lo farò per voi e – promette – vi porto nel mio cuore».

4 maggio 2015