Il Papa ai consacrati: «Siate gioiosi, coraggiosi e costruttori di fraternità»

Il cardinale Joao Braz de Aviz ha aperto, nella basilica di San Pietro, l’anno dedicato dal Pontefice alla Vita Consacrata: «Lasciamoci plasmare dal Padre come argilla, con fiducia»

Si è rivolto direttamente a tutti i religiosi e le religiose presenti nella basilica di San Pietro, e a tutti coloro che si apprestano a vivere, nel mondo, un intero anno dedicato alla vita consacrata. Sono le donne e gli uomini che «hanno deciso di lasciare ogni cosa per seguire Cristo». Papa Francesco è come se li avesse chiamati tutti per nome, chiedendo loro di far risplendere la propria testimonianza di vita affinché sia: «lampada posta sul candelabro per dare luce e calore a tutto il popolo di Dio». Le parole del Pontefice, che in questi giorni si trova in viaggio apostolico in Turchia, sono state lette all’assemblea poco prima dell’inizio della celebrazione, presieduta dal cardinale Joao Braz de Aviz, di domenica 30 novembre.

«Svegliate il mondo! Illuminatelo con la vostra testimonianza profetica e contro corrente». A 50 anni dalla promulgazione del decreto conciliare “Prefectae caritatis” sul rinnovamento della vita consacrata, Francesco indica ai religiosi tre vie per essere all’altezza di questo compito. La prima è quella che passa per le labbra delle consacrate e dei consacrati: la via del sorriso. Essere gioiosi scrive il Papa, è la prima testimonianza della «vostra avventura evangelica», perché «seguire Cristo riempie il cuore di felicità». Tante persone «sentiranno il desiderio di condividere con voi» questa gioia. La seconda via è quella che discende dalla storia dei vari ordini religiosi: «I vostri fondatori e fondatrici – sottolinea Francesco – hanno aperto nuove strade». Percorrendole, «mostrate la potenza innovatrice del vangelo che se messo in pratica può dare risposta a tutti gli interrogativi del mondo».

Infine, il Papa esorta a essere «donne e uomini di comunione». «Siate instancabili costruttori di fraternità, specialmente nei confronti dei più poveri», mostrate «che la fraternità universale non è un’utopia, ma il sogno stesso di Gesù per l’umanità intera». Parole, quelle del Santo Padre, accolte dall’assemblea di religiosi e laici riuniti in San Pietro, e dal prefetto della Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica, il cardinale de Aviz, che ha richiamato il videomessaggio di Francesco diffuso sabato 29, nel corso della veglia a Santa Maria Maggiore: «Il Papa ci chiede di essere coraggiosi, concentrando il nostro cammino su tre diriettrici: Vangelo, profezia e speranza».

Sotto lo sguardo delle statue dei tanti santi fondatori di ordini religiosi, nella navata centrale di San Pietro, il porporato ha invitato a «lasciarsi plasmare dal Padre, come argilla. Più ci consegniamo fiduciosi nelle mani di Dio, più cammineremo con sicurezza e svegli nell’incontro con Lui, quanto arriverà». Parla di «radicalità evangelica» il cardinale, qualità che è richiesta «non solamente ai religiosi, ma a tutti». Ai religiosi in particolare, invece, è richiesto «di essere profeti che testimoniano come Gesù ha vissuto su questa terra». Infine, de Aviz cita la grande sfida indicata da San Giovanni Paolo II per questo millennio: «fare della Chiesa la casa e la scuola della comunione».

«Non bisogna mai “mollare la presa”», reagisce così suor Lorena, la più anziana di un gruppo di Francescane Ancelle di Maria, alle parole di Francesco. «La sfida più grande è quella di non trascurare la vita consacrata; rispondere a Dio giorno per giorno e con coerenza. Così possiamo essere esempio per gli altri e testimonianza viva del Vangelo». Suor Teresa è filippina. Vive con le consorelle Convittrici del Bambin Gesù in periferia, a Tor Bella Monaca: «Un quartiere difficile dove ci occupiamo dei più piccoli, gestendo un asilo e una casa di accoglienza». In certi casi non è affatto semplice essere gioiosi come chiede Papa Francesco, soprattutto per chi come suor Teresa e le consorelle, vive in quartieri dove la droga «avvelena la mente, il cuore e il corpo di tanti giovani». L’importante «per noi è essere ancora capaci, giorno dopo giorno – dice la giovane suora -, di dialogare con il prossimo>; è questo un modo infallibile per «prendersi cura degli altri vivendo la nostra testimonianza, come ci invita Francesco, in maniera profetica e controcorrente».

 

1 dicembre 2014