Il Papa a sorpresa alla Lateranense

L’ateneo pontificio riceve «un dono straordinario»: Francesco è arrivato in università per guidare la meditazione quaresimale, in agenda per il 26 marzo

Questa mattina, 26 marzo, «la Pontificia Università Lateranense riceve un dono grandissimo». Uscito dalla Santa Sede per recarsi in visita in Campidoglio, Papa Francesco è arrivato a sorpresa nell’ateneo del Laterano per guidare la meditazione quaresimale, in agenda per la giornata di oggi con l’intervento del cardinale Angelo De Donatis, Gran Cancelliere dell’università. «La comunità accademica è in festa – annunciano su Twitter – e lo ascolta con gioia e grande partecipazione».

«Una volta un sacerdote giovane mi fece un tranello. Mi chiese: qual è il contrario di “io”? Ho risposto: “tu”. E lui disse: no, è “noi”! Padre, qualche volta anche i Papi sbagliano!». Strappa più volte le risate degli studenti Papa Francesco, davanti ai ragazzi che frequentano l’ateneo di piazza San Giovanni in Laterano che per questa mattina attendevano soltanto il cardinale vicario Angelo De Donatis, come annunciato nei giorni scorsi. Bocche spalancate e uno scroscio di applausi hanno accolto, invece, l’ingresso del Pontefice nell’Aula Magna, alle 9 in punto. A dargli il benvenuto ufficiale, anche il rettore Vincenzo Buonomo e lo stesso De Donatis.

«La mistica del noi è lievito dalla fraternità universale», ha detto il Santo Padre. La fede cristiana, ha spiegato, spinge «alla relazione, all’incontro con il mistero sacro dell’altro, alla comunione». Il Vangelo «ci dà tutti gli anticorpi per guarire da questa malattia dell’individualismo». Malattia che provoca «l’inverno demografico che noi soffriamo – ha rimarcato Papa Francesco -, frutto di questo egoismo, di questo pensiero unico». Agli studenti, ha chiesto di «conservare sempre la memoria di essere un popolo, che è come le radici di un albero, come il succo che viene dalle radici e fa crescere e fiorire l’albero». Alla fine, come è solito fare, il Santo Padre ha chiesto ai presenti di pregare per lui. «Pregate per me perché, come si dice in Argentina, a me tocca ballare con quella brutta! Il Signore ha voluto che anche loro abbiano diritto di ballare!». Ancora risate, applausi, flash di telefonini. «Non perdete la vostra giovinezza – ha concluso – né il vostro senso dell’umorismo, che è quanto ci sia di più vicino alla grazia di Dio». (Giulia Rocchi)

26 marzo 2019