Il Papa a Ostia, segno per una nuova speranza

Le voci del vescovo Lojudice, del prefetto e del laicato, in vista della celebrazione del Corpus Domini, il 3 giugno, sul litorale romano. Il presule: «Si interrompe una tradizione ma se ne riprende un’altra»

Altro scenario per la tradizionale celebrazione del Corpus Domini a Roma: non più San Giovanni in Laterano ma il litorale romano. «Ancora una volta Papa Francesco ci stupisce con il suo magistero dei segni», commenta il vescovo del settore Sud Paolo Lojudice. Domenica 3 giugno, mentre tantissimi romani già cominciano a riversarsi sulle spiagge per sfuggire al caldo della città, la Chiesa che vive e opera sul territorio, con le sue otto parrocchie, continuerà insieme il suo cammino di condivisione e di accoglienza. «Si interrompe una tradizione ma se ne riprende un’altra – spiega il vescovo -: quella che fino al 1978, con Papa Paolo VI, ha visto la celebrazione del Corpus Domini in zone varie e diverse della città».

Papa Francesco conosce bene Ostia. Due le visite effettuate negli ultimi tre anni: la prima alla parrocchia Santa Maria Regina Pacis e una seconda durante uno dei “Venerdì della Misericordia” per la benedizione delle case di alcune famiglie della parrocchia Stella Maris. «Ha sentito il dovere, forse l’esigenza, di manifestare ancora una volta una vicinanza particolare alle tante famiglie che abitano il litorale – riflette Lojudice -, anche come conseguenza dei fatti che, negli ultimi anni, hanno portato all’onore delle cronache questa zona di Roma: il commissariamento, la mafia, gli arresti di massa, le minacce e la violenza di alcuni boss locali su coraggiosi giornalisti. L’Eucaristia che porteremo nelle strade, tra la parrocchia Santa Monica e Nostra Signora di Bonaria, apparirà, agli occhi di chi non conosce il Vangelo e il catechismo, semplicemente un oggetto che l’ostensorio e il velo omerale cercheranno di onorare e che apparirà in tutta la sua povertà. Eppure – prosegue il vescovo – la coscienza cristiana ha sempre sentito la bellezza della processione eucaristica nelle vie della città, per esprimere il nostro rispetto per tutte le realtà umane. Passeremo per le strade, tra le case e i negozi, le scuole, i bar e altri luoghi di lavoro. In mezzo a tutto questo complesso tessuto di vita e di umanità passerà l’Eucaristia. Dio verrà ancora a Ostia a visitare gli uomini, a dire il valore del loro quotidiano, a sostenere, a dare speranza».

C’è sorpresa nella gente e gioia nelle diverse comunità: «L’eccezionale evento ci riempie di orgoglio e di onore – osserva don Salvatore Tanzillo, alla guida della XXVI prefettura che riunisce le parrocchie di Ostia -, ma ci fa anche riflettere sul significato del segno: la grandezza della carità nel tormentato nostro vivere. Abbiamo bisogno di un grande segno per la nostra periferia così colpita da malaffare e corruzione a partire dai cristiani che devono uscire dalle comode sedi parrocchiali per entrare nelle povertà morali e spirituali, e far risorgere fiducia e speranza nella gente comune che non deve sentirsi abbandonata. E poi la volontà di calcare le periferie esistenziali e risollevare un bene comune di molto caduto in basso. C’è da rimettere al centro l’interesse di una zona – sottolinea il sacerdote – che deve interessare tutta la città, superando muri non solo sociali ma mentali, psicologici, per non creare ghetti nella mentalità delle persone. Il vero riscatto diventa efficace solo se siamo capaci di vedere l’altro come un uomo capace di umanità e aiutarlo a maturare il suo potenziale di bene».

Quasi increduli e felici i fedeli della zona. Come Vito, impegnato da anni nella pastorale familiare del territorio: «Mi sembra un forte richiamo ai devoti che vanno in chiesa ma poi si comportano come gli altri – commenta -. Sicuramente arriveranno nuovi stimoli per i credenti perché siano di aiuto al prossimo, non solo a parole». «È importante, soprattutto in questo momento storico, che sia richiamata l’attenzione su Ostia non per fatti di cronaca ma per momenti spirituali, positivi che servono a evidenziare quanto di buono c’è nel nostro quartiere», aggiunge Marco, impegnato nella catechesi in preparazione alla cresima di 30 ragazzi. «Un conforto spirituale e psicologico per cittadini che spesso hanno sentito lo Stato e le autorità in generale come figure lontane e inconsapevoli della realtà sociale esistente sul litorale romano». Silvia, 16 anni, ha appena terminato una riunione con il suo gruppo scout. «Penso che il Papa abbia scelto di venire a Ostia per dimostrare che qui c’è gente che ci crede veramente, che non c’è solo mafia, che la nostra realtà non è come è stata descritta. Io ci sarò».

7 maggio 2018