Papa a Ognissanti a 50 anni dalla prima Messa in italiano

La celebrazione di Francesco nella chiesa affidata nel 1908 a don Orione: l’invito al culto autentico, corrispondenza tra liturgia e vita

La celebrazione di Francesco nella chiesa affidata nel 1908 a don Orione: l’invito al culto autentico, corrispondenza tra liturgia e vita

«Il culto liturgico non è anzitutto una dottrina da comprendere o un rito da compiere ma è essenzialmente una sorgente di vita e di luce per il nostro cammino di fede». Lo ha detto Papa Francesco sabato 7 marzo, durante la visita alla parrocchia di Ognissanti, in via Appia Nuova, nel cinquantesimo della prima Messa celebrata in lingua italiana nella medesima chiesa dal beato Paolo VI, che così diede inizio alla riforma liturgica del Concilio Vaticano II, e nel 75esimo anniversario della morte di San Luigi Orione, al quale la parrocchia romana fu affidata nel 1908. Una visita breve ma molto intensa, che ha visto confluire oltre 5mila persone, distribuite tra la chiesa e il cortile dell’Istituto San Filippo, dove in tanti hanno seguito la Messa attraverso un maxischermo.

Papa Francesco ha fatto il suo ingresso, puntuale, alle 17.45, abbandonando l’automobile per raggiungere a piedi la sacrestia. Nel tragitto ha baciato bambini, dando una carezza ai più bisognosi e offrendo sorrisi e benedizioni da una parte all’altra delle transenne. Quindici minuti dopo, ha dato inizio alla Messa, celebrata con la stessa pisside, lo stesso leggio per il messale e gli stessi candelabri usati dal beato Paolo VI il 7 marzo 1965. «Dio non gradisce un culto esteriore fatto di sacrifici materiali e basato sull’interesse personale», ha quindi osservato durante l’omelia, richiamando al «culto autentico, alla corrispondenza tra liturgia e vita». «Il discepolo di Gesù non va in chiesa solo per osservare un precetto, per sentirsi a posto con un Dio che poi non deve disturbare troppo. E questo è l’atteggiamento di molti cattolici» ha ammonito, ricordando che «l’ascolto della Parola di Dio, proclamata nell’assemblea liturgica vi sostiene nel cammino della vostra vita cristiana».

A concelebrare con Francesco c’erano il cardinale vicario Agostino Vallini, il cardinale Walter Kasper, titolare della chiesa di Ognissanti, i vescovi Giuseppe Marciante, ausiliare per il settore est, e Luca Brandolini, già ausiliare di Roma. Con loro anche gli orionini Giovanni D’Ercole, vescovo di Ascoli Piceno, Andrea Gemma, vescovo emerito di Isernia, il parroco di Ognissanti don Francesco Mazzitelli e il superiore generale dell’Opera don Orione don Flavio Peloso. Al termine della celebrazione, è stato quest’ultimo a rivolgere un breve ringraziamento a Papa Francesco. «La gente di Ognissanti, come allora anche oggi, assiste meravigliata e grata al dono della Chiesa che vuole essere vicina al popolo con la liturgia rinnovata, resa più comprensibile incontro e dialogo con Dio, e mediante la carità pastorale», ha detto, ricordando che «la storia di questo quartiere, definito da Pio X la “Patagonia romana”, è stata fatta attorno alla chiesa e alle opere di carità sociale» che ancora oggi caratterizzano la parrocchia. In prima fila in chiesa, non a caso, c’erano i disabili accolti nelle case dell’Opera don Orione e le 20 donne senza dimora ospitate dal centro di accoglienza San Luigi Orione.

Quindi il Santo Padre, salutati i rappresentanti degli Orionini, è tornato subito nel cortile dai fedeli che hanno seguito la Messa al freddo. «Grazie tante per la vostra accoglienza. Fa freddo eh? Voi siete coraggiosi a stare qui», ha detto loro in tono scherzoso. Dopo aver ricordato ancora il «gesto coraggioso della Chiesa di avvicinarsi al popolo di Dio perché possa capire bene quello che fa» ha incoraggiato ad «andare avanti su questa strada». Spronando la parrocchia ad essere sempre più un modello di celebrazione liturgica: «Soltanto mi piacerebbe che il canto sia un po’ più forte… avete paura di cantare?», ha interrogato i presenti, constatando che in chiesa si sentiva solo la voce del coro. Infine Francesco, che ha fatto dono di un calice alla parrocchia, dopo la benedizione si è allontanato ancora a piedi tra i saluti e i cori festosi dei fedeli fino a raggiungere la macchina per fare ritorno in Vaticano.

9 marzo 2015