Il Pantheon ha un nuovo altare, opera dello scultore Severino

A Santa Maria ad Martyres la consacrazione con il vicario Angelo De Donatis. L’altare fa parte di un corredo liturgico di opere d’arte in bronzo commissionato allo scultore bresciano Federico Severino

La basilica di Santa Maria ad Martyres, nota a tutti come Pantheon, ha un nuovo altare consacrato ieri sera, domenica 13 maggio, in occasione del 1409 anniversario della dedicazione della chiesa che da tempio pagano fu trasposto al culto cristiano da Papa Bonifacio IV il 13 maggio 609. Fu l’imperatore Foca a donare l’edificio al Pontefice il quale decise di intitolarlo alla Vergine e a tutti i martiri facendo traslare le reliquie di martiri anonimi dalle catacombe nei sotterranei del Pantheon. La cerimonia per la dedicazione dell’altare, svoltasi nel giorno in cui la Chiesa fa memoria dell’Ascensione di Gesù, è stata presieduta da monsignor Angelo De Donatis, vicario del Papa per la diocesi di Roma.

Erano presenti anche monsignor Santo Marcianò, arcivescovo ordinario militare per l’Italia, l’arciprete della basilica, monsignor Daniele Micheletti con il capitolo dei canonici del Pantheon, il rettore del Seminario Maggiore dell’Ordinariato militare, don Maurizio Ferri e padre Giuseppe Midili, segretario della Commissione diocesana per l’arte sacra ed i beni culturali. L’altare fa parte di un corredo liturgico di opere d’arte in bronzo che il capitolo dei canonici ha commissionato dieci anni fa allo scultore bresciano Federico Severino il quale si è avvalso della consulenza teologica di don Angelo Pavesi. L’artista ha realizzato anche le 14 formelle della Via Crucis e l’ambone dove è raffigurata in altorilievo la resurrezione di Gesù con accanto le guardie dormienti.

pantheon altare nuovo 2018Queste furono poste in basilica già nel 2009
per il 1400 anniversario della dedicazione della Chiesa. «Dopo dieci anni la soprintendenza ha dato il via libera affinché venisse posizionato sul presbiterio anche l’altare» ha affermato monsignor Marcianò. Alto un metro e largo due l’altare ha la forma ellittica che richiama quella del Pantheon. Al centro, in altorilievo, c’è l’Agnello Immolato e la scritta “Qui vicerit faciam illum columnam in templo Dei mei (Il vincitore lo porrò come una colonna nel tempio del mio Dio)” tratta dal capitolo 3 dell’Apocalisse di San Giovanni. Accanto all’Agnello c’è la Vergine Maria che ha vicino al cuore un pugnale spezzato che rappresenta la vittoria di Cristo sulla morte. Raccolti attorno al Cristo-Agnello un’infinita schiera di martiri con in mano rami di palma. Sul retro dell’altare è scolpito un pavone simbolo dell’immortalità.

Il rito di consacrazione del nuovo altare si è aperto con il canto delle litanie dei santi al termine del quale monsignor De Donatis ha collocato nel sepolcro preparato sotto l’altare le reliquie di tre martiri contemporanei: santa Maria Goretti, san Massimiliano Kolbe e il beato Anton Durcovici, vescovo di Iasi ucciso nel 1951 durante il regime comunista rumeno. De Donatis ha poi unto tutta la mensa con il sacro Crisma prima che al centro della stessa fosse collocato un braciere con l’incenso. Si è quindi provveduto ad aspergere la mensa per apparecchiarla per la celebrazione della Messa.

Durante l’omelia, incentrata sulla solennità dell’Ascensione, il vicario si è soffermato sulla comunione fraterna e sui doni dello Spirito Santo esortando i fedeli a pregare affinché «il nostro ego possa andare in pensione, non dobbiamo dargli spazio perché siamo chiamati ad edificare l’unico Corpo di Cristo e non possono quindi esserci individualismi, autoreferenzialità, autoaffermazione. Il mistero dell’Ascensione ci sollecita non solo a guardare verso l’alto ma soprattutto verso il basso, verso la nostra condizione umana per riconoscere il tempo e il luogo in cui il Signore viene, già da ora, nei tanti segni della sua presenza».

 

14 maggio 2018