Il Pakistan a cinque anni dall’assassinio di Shahbaz Bhatti

La testimonianza del fratello del ministro delle Minoranze ucciso nel 2011. A Palazzo Madama, conferenza dell’arcivescovo di Karachi Coutts

La testimonianza del fratello del ministro delle Minoranze ucciso il 2 marzo 2011 e, a Palazzo Madama, la conferenza dell’arcivescovo di Karachi Joseph Coutts

A 5 anni dalla morte di Shahbaz Bhatti, il primo e unico ministro delle Minoranze del Pakistan, ucciso a Islamabad il 2 marzo 2011, il Pakistan lo ricorda con celebrazioni e manifestazioni alle quali è prevista la presenza, accanto ai vescovi cattolici, di leader musulmani e di altre religioni, oltre che di rappresentanti civili provenienti da tutto il Paese. La sera di martedì 1° marzo il ricordo si farà preghiera, con la celebrazione della Messa presieduta dal vescovo Rufin Anthony nella cattedrale di Islamabad. Il 2 marzo, spazio alla conferenza con la cerimonia di commemorazione a più voci, religiose e non solo.

Dal fratello del politico ucciso, Paul Bhatti, arriva la richiesta rilanciata dall’Agenzia Fides: ripristinare il ministero delle Minoranze, vale a dire un organismo che curi a livello federale la rappresentanza delle minoranze religiose. «Su nostra richiesta – ricorda, parlando a nome della Shahbaz Bhatti Trust Foundation – l’ex presidente Asif Ali Zardari aveva creato il ministero dell’Armonia nazionale, poi assorbito nel ministero per gli Affari religiosi. Scriverò all’attuale primo ministro Nawaz Sharif, esortandolo a ristabilire l’apposito dicastero che si occupa delle minoranze». L’obiettivo: recuperare il suo «ruolo prezioso di mediazione istituzionale e di dialogo tra tutte le componenti della società».

La richiesta di rimuovere gli elementi discriminatori esistenti nella Costituzione e nelle leggi pakistane sarà condivisa, assicura Bhatti, anche dalla “All Pakistan Minorities Alliance”, organizzazione un tempo presieduta da suo fratello, di cui ha “ereditato” la guida. Poi, a proposito della legge sulla blasfemia, afferma: «Oggi vi è maggiore sensibilità politica e alcuni partiti come il Partito Popolare del Pakistan hanno parlato della necessità di presentare delle modifiche alla legge, cercando consenso. Speriamo che tali proposte possano farci fare passi avanti, per evitare quegli abusi che fanno soffrire molti innocenti».

Di questo e molto altro ancora si parlerà anche lunedì 29 febbraio a Palazzo Madama (Sala Caduti di Nassirya), in una conferenza stampa organizzata da Aiuto alla Chiesa che soffre e dall’Associazione Pakistani cristiani in Italia, dedicato al tema “Pakistan: a cinque anni dall’assassinio di Shahbaz Bhatti la persecuzione continua”. Ospite d’onore dell’appuntamento, fissato per le 10.30, l’arcivescovo di Karachi Joseph Coutts, che è anche presidente della Conferenza episcopale pakistana. Fra i relatori anche Pier Ferdinando Casini, presidente della Commissione Affari esteri del Senato, e Shahid Mobeen, fondatore dell’Associazione Pakistani cristiani in Italia e docente di Pensiero e religione islamici alla Pontificia Università Lateranense.

«La voce della verità non sarà mai ridotta al silenzio. E non permetteremo che l’oscurità prenda il sopravvento sulla luce. Il suo lavoro non si fermerà con la sua morte, lo continueremo noi». Così cinque anni fa monsignor Coutts ha iniziato la celebrazione dei funerali di Shahbaz Bhatti, ucciso proprio per il suo impegno a favore di Asia Bibi e contro la legge antiblasfemia. Cinque anni dopo, le minoranze religiose in Pakistan subiscono ancora discriminazioni e persecuzione, specie a causa di questa legge che condanna a morte chi insulta il profeta Maometto e all’ergastolo chi profana il Corano. Tra le vittime più note proprio Asia Bibi, cristiana condannata a morte per blasfemia, in carcere dal 2009.

26 febbraio 2016